Bunuel, Luis - I figli della violenza

elisa

Motherator
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A Città del Messico vivono bambini e ragazzi che crescono per strada o in famiglie così misere che non hanno la possibilità nè di nutrirli nè di amarli oppure sono figli della violenza, di ragazze che conoscono lo stupro giovanissime e odiano quel figlio nato per forza oppure non sanno neanche loro di chi sono figli. Questi giovanissimi mendicano, rubano, cercano di arrangiarsi, se trovano un lavoro è sfruttato, mal pagato, inumano per dei bambini, ma spesso sono gli unici a portare a casa dei soldi per mantenere tutta la famiglia, se vengono abusati sessualmente non hanno alternative e in mezzo a questa quotidiana violenza solo poche persone li guardano come esseri umani e sanno che la causa della loro delinquenza è la miseria. Ma questi giovani si ammazzano tra di loro per pochi soldi e anche se qualcuno cerca di uscire dalla spirale maledetta muore come tutti gli altri.

Un film durissimo questo del regista spagnolo, senza speranza, vicino al neorealismo come immagini e stroria ma pregno anche di tutti gli aspetti onirici e psicanalitici a lui cari. Il finale è disperato anche se la chiarezza e la lucidità con cui Bunuel cerca la causa di tante vite buttate al macero lo fa vedere con grande coinvolgimento, non dimentichiamoci che siamo nel 1951 e di film così non se ne facevano tanti. "In prigione ci dovrebbe stare la miseria" dice il direttore del riformatorio. Onore al merito del grande regista.

la poesia di Jacques Prevert dal titolo originale del film

Los olvidados

L'ultima volta che vidi Luis Buñuel
fu a New York nel 1938 e nell'America del Nord
L'ho rivisto l'altro ieri sera a Cannes
molto da lontano e molto da vicino
Non è cambiato

Luis Buñuel non è un presentatore di ombre
di ombre avvolte in abiti talari
di ombre consolanti consolate
e comodamente martirizzate
E come anni fa
la strage degli innocenti lo ferisce e lo nausea
lucidamente
generosamente
senza che egli provi neppure lontanamente la salutare necessità di un capro espiatorio piantato sulla croce per legittimarla
questa strage
Luis Buñuel non è un presentatore di ombre
piuttosto un presentatore di soli
ma
anche quando questi soli sanguinano
egli li mostra
innocentemente

Olvidados
los olvidados
Non conoscendo la lingua
li si crederebbe alberi felici
los olvidados
platani o ulivi

Los olvidados
piccole piante erranti
dei sobborghi di Mexico-City
prematuramente strappate
al ventre della madre
al ventre della terra
e della miseria
Los olvidados
fanciulli troppo presto adolescenti
fanciulli dimenticati
relegati
non desiderati
Los olvidados
la vita non ha avuto tempo di accarezzarli
Allora ce l'hanno con la vita
e vivono con essa ai ferri corti
I ferri
che il mondo adulto e manifatturato
ha assai lestamente piantato
nel loro cuore
che sontuosamente generosamente e felicemente
batteva
E questi ferri
essi se li strappano con le mani dal petto troppo presto agghiacciato
e si colpiscono a caso
come va va
fra di loro
come capita
per riscaldarsi un po'
E cadono
pubblicamente
in pieno sole
mortalmente colpiti
Los olvidados
fanciulli amanti e male amati
assassini adolescenti
assassinati

Ma
in mezzo ad una fiera
un fanciullo risparmiato
su una giostra in movimento
sorride un attimo mentre gira
E il suo sorriso è il sole
che tramonta e sorge nello stesso tempo

E il bel mondo digrignante delle festività ufficiali
illuminato da questo sorriso
abbellito da questo sole
respira anch'esso un istante
e un po' geloso
tace

L'ultima volta che vidi Luis Buñuel
fu a Cannes una sera sulla Croisette miserabile a Mexico-City
E tutti quei fanciulli che atrocemente morivano sullo schermo erano tuttavia ben più vivi di molti fra gli invitati.​
 
G

giovaneholden

Guest
Un classico dei film sulla gioventù disadattata e violenta,fonte di ispirazione di molti registi successivi,girato con stile asciutto,giustamente considerato per certi versi neorealista,anche se mantiene un fondo surrealista,in pratica una miscela degli elementi delle pellicole precedenti del regista Las Hurdes da un lato e Un Chien Andalou dall'altro. Capolavoro di grande fascino.
 
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