Moravia, Alberto - Il Conformista

Yamanaka

Space's Skeleton
Dopo aver letto la noia mi sono cimentato in quest'altra importante opera del grande scrittore Alberto Moravia.
Il libro, ambientato durante gli anni del fascismo, racconta la storia di Marcello, uomo lacerato e segnato da un trauma infantile (un tentativo di seduzione da parte di un pedofilo andato a male e conclusosi con l'uccisione del maniaco da parte del dodicenne Marcello) che decide di cercare la redenzione per questa colpa primordiale nella "normalità", cioè appunto nel cercare di aderire a una norma, così cancellandosi e mescolandosi agli altri. Tuttavia l'ottenimento della "normalità" non è senza un amaro prezzo da pagare, quello del crimine, e non è nemmeno senza sacrifici silenziosi.

Marcello infatti sposa Giulia, una ragazza mediocre e senza spessore, che non ama, però che può garantirgli la possibilità di essere "normale", si invischia nel regime fascista e accetta di contattare un suo ex professore dell'università impegnato in attività antifasciste a Parigi allo scopo di neutralizzarlo.

Il tema principale, come si può capire, è quello dostojewskiano della colpa, sottile filo che percorre tutta la vicenda.

Il romanzo è molto sottile e molto forte e feroce nella sua critica: niente scappa dalla disamina fredda della penna di Moravia, abilissimo cronista della vita interiore dei suoi personaggi. Svuota tutte le istituzioni della "normalità" (la Chiesa, l'appartenenza a un partito politico o un'ideologia e così via), mostra tutte le piccole meschinità della quotidianità della cosidetta "normalità" e la sottile illusione, più o meno consapevole, che vi sta sotto: lungo il romanzo si scopre infatti che la "normalità" per l'autore non è tanto un insieme di fatti e azioni compiute, ma di un modo di vivere e interpretare la vita: un modo appiattente e svuotante di ogni significato. Infatti Giulia ha un passato di brutalità e violenze subite, però non ci dà peso, non ne indaga il senso profondo, sono per lei solo e semplici "fatti", che sono cancellabili da altri "fatti" (il matrimonio). La normalità quindi per Moravia è una fuga dalla vita e dalla sua complessità, una fuga che però non è capace di eliminare il dolore, la sofferenza e le difficoltà dell'esistenza. Un gioco di forme, una recita, che si esaurisce in sè stessa e che esiste solo grazie alla volontà comune di illudersi e far finta di nulla.
Una finzione però sul cui altare Marcello è disposto a sacrificare tutto: in uno dei passi più intensi Marcello riflette e si paragona alla figura di Giuda, concludendo però che lui, a differenza dell'Iscariota, non si sarebbe impiccato perchè il suo tradimento era stato fatto nel nome dell'ordine, della patria e che quindi ne avrebbe ricevuto il plauso. Marcello quindi è un fascista doppiamente convinto, perchè la sua redenzione passa per il consenso sociale, attraverso l'inganno che tale crimine non sia tale sotto la bruta forza del numero e dell'abitudine. Un passo violentissimo e fortissimo, sconvolgente nell'apparente calma in cui è narrato.

Marcello è così uno dei personaggi più tormentati che abbia mai incontrato su delle pagine scritte: preso fra l'incudine della colpa e il martello di un'adeguamento che non può donargli la redenzione che cerca, finisce per compiere crimini e macchiarsi di colpe ben più grandi di quelle che ritiene d'aver compiuto, tutto questo per, in fondo, non aver nulla indietro...e ritrovarsi ancora più sprofondato nell'abisso. Nemmeno i pochi momenti di genuinità che ogni tanto vive riescono a farlo uscire da questo gioco crudele.

Il finale del romanzo è particolarmente commovente e toccante, nella sua drammaticità (che non racconterò per non rovinare la sorpresa a nessuno :) ).

In conclusione, un libro ricco (vengono trattati anche altri importanti temi che non ho trattato nel corso della recensione come la politica e qualche sprazzo di sensuale erotismo), importante e molto coraggioso ancora oggi, a 61 anni dalla sua pubblicazione...
Mi riprometto anche di cercare il film che Bertolucci ne ha tratto.
 

isola74

Lonely member
Ho iniziato a leggere questo libro un po' prevenuta, dopo un primo approccio con Moravia non proprio esaltante qualche anno fa.... ma mi sono dovuta ricredere.
Il protagonista -dopo un trauma infantile- è alla disperata ricerca della normalità e vuole essere esattamente come gli altri, anonimo nella folla. E quando pensa di esserci riuscito, capisce che la "normalità" come la intendeva lui non esiste e che ciascuno convive con i propri dolori e con i propri sentimenti che ci rendono, nonostante tutto, soli.

....La normalità era proprio questo affannoso
quanto vano desiderio di giustificare la propria vita
insidiata dalla colpa originaria e non il miraggio fallace
che aveva inseguito.
......

Interessante anche l'aspetto storico, di condanna al fascismo, che di questa apparente normalità si nutre e si approfitta.
Promosso con la sufficienza piena.
 
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