De Lillo, Don - Cosmopolis

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Eric Packer ha 28 anni ed è un miliardario e finanziere di successo planetario che decide la mattina della visita del Presidente degli Stati Uniti a New York di andarsene con la sua limousine bianca a tagliarsi i capelli in un quartiere disagiato dall'altra parte di Manhattan. Inizia una propria e vera Odissea visto che la città è bloccata per diversi eventi concomitanti, incontrerà la moglie e i suoi collaboratori più stretti, passerà più o meno indenne diverse situazioni a volte anche grottesche, ripercorrendo a ritroso e simbolicamente la sua ascesa fino alla fine.

Don De Lillo scrive bene e scrive in quel modo allucinato e teso che ti permette di restare incollato alla pagina per capire cosa succederà al nostro protagonista in questo percorso consumato quasi sempre dentro la limousine intrappolato nel traffico di una città quasi irreale, fatta di persone che sembra recitino una vita che non gli appartiene, dove i contatti sono tesi ed enfatici. Il protagonista pensa e dialoga in continuazione, tutto è eccessivamente razionale, logico, niente spazio alle emozioni, alla passione, all'errore, all'asimmetria. Un libro che rappresenta perfettamente la realtà di oggi, niente di più distante dall'umano degli uomini che giocano con la finanza, senza sentimenti e senza speranze che non siano i loro sistemi matematici.
Bello.
 

alexyr

New member
Continuo a leggere romanzi con protagonisti giovani,ricchissimi, con pantagruelici appetiti sessuali e nessun rispetto delle regole comuni.
Cosmopolis non mi sta appassionando. Eppure e' breve,ben scritto.
ma prenderei a schiaffi il protagonista e questa corte di cicisbei e cortigiane accondiscendenti.
 

Nico.

New member
Possibile che nessuno abbia letto Cosmopolis??

Personalmente lo ritengo un ottimo libro. Forse non sarà una lettura semplicissima, ma è uno di quei libri che per essere capiti fino in fondo esigono che il lettore connetta i neuroni e inizi a pensare e a riflettere sulla realtà che lo circonda insieme ai protagonisti.
Erick Packer può essere considerato uno dei nuovi sovrani del mondo moderno. Giovane, brillante, intraprendente e miliardario. Sono lui e gli uomini come lui a far girare il nostro mondo, non c'è più spazio per ideologie o politiche, c'è solo una cosa che conta, che vale ed è uguale per tutti: il Dio Denaro.

Erick vede lunghe file, cifre inimaginabili di denaro, passare da un capo all'altro del mondo su di uno schermo nella sua limousine. Sono queste azioni di borsa a far funzionarie la società moderna, e lui lo sa bene, eppure tratta il tutto con freddezza e distacco, come se non se ne rendesse conto. E in questo ordine e questa matematizzazione totale dell'uomo e del mondo, una piccolissima incongurenza, un piccolissimo squilibrio può far crollare il suo immenso impero, che in un attimo si trasforma in un pericolante castello di carte.

Libro consigliatissimo, uno di quelli che ci fa riflettere nel "nuovo" mondo nel quale viviamo. ;)

Già che ci sono consiglio anche l'ottimo e omonimo film girato da questo libro da Cronemberg, una vera chicca!! :D
 

MadLuke

New member
Secondo me il protagonista non rappresenta nessun uomo bensì la "tecnica finanziaria" stessa. E come la finanza non si cura della politica (la visita del Presidente) e tanto meno degli eventi sociali che gli scivolano addosso come le uova marce sulla sua limousine. La finanza bada solo di migliorare se stessa (tagliarsi i capelli), arricchirsi, incurante dei costi umani che questo comporta.
La differenza tra finanza e finanziere può sembrare trascurabile ma non lo è, perché il finanziere è solo un uomo e quindi può scegliere (guidato da pulsioni, emozioni, ecc.), la tecnica invece come entità astratta non è libera, non può scegliere, ha invece un solo scopo che persegue meccanicamente senza alcuna coscienza, ed è appunto quella di arricchirsi.
Ogni incontro del film va in quadrato in quest'ottica.

Ciao, MadLuke.
 

Nico.

New member
Secondo me il protagonista non rappresenta nessun uomo bensì la "tecnica finanziaria" stessa. E come la finanza non si cura della politica (la visita del Presidente) e tanto meno degli eventi sociali che gli scivolano addosso come le uova marce sulla sua limousine. La finanza bada solo di migliorare se stessa (tagliarsi i capelli), arricchirsi, incurante dei costi umani che questo comporta.
La differenza tra finanza e finanziere può sembrare trascurabile ma non lo è, perché il finanziere è solo un uomo e quindi può scegliere (guidato da pulsioni, emozioni, ecc.), la tecnica invece come entità astratta non è libera, non può scegliere, ha invece un solo scopo che persegue meccanicamente senza alcuna coscienza, ed è appunto quella di arricchirsi.
Ogni incontro del film va in quadrato in quest'ottica.

Ciao, MadLuke.

Mi piace e condivido quest'interpretazione, ma in tal caso come si può interpretare la graduale autodistruzione a cui il protagonista decide di andare in contro? O anche il concetto sempre velato durante tutto il libro del leggero imprevisto e del conseguenziale squilibrio? (tanto per intenderci la "prostata decentrata" e il costante "salire dello yen")
 

MadLuke

New member
Mi piace e condivido quest'interpretazione, ma in tal caso come si può interpretare la graduale autodistruzione a cui il protagonista decide di andare in contro? O anche il concetto sempre velato durante tutto il libro del leggero imprevisto e del conseguenziale squilibrio? (tanto per intenderci la "prostata decentrata" e il costante "salire dello yen")

Non vorrei peccare di faciloneria, ma a me sembra chiaro: attualmente la finanza è dell'Occidente, cioè quel 20% di popolazione che gode dell'80% delle risorse planetarie. E' un sistema che non è in equilibrio, evidentemente, e per la teoria dei sistemi neanche può andare avanti all'infinito, senza crollare.

Ciao, MadLuke.
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Io di De Lillo ho provato solo "La stella di Ratner". Non sono riuscito a finirlo. Ma l'ho abbandonato troppo facilmente. Sicuramente lo riprenderò, prima o poi...
 
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