Marai, Sandor - La donna giusta

pokypoky

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Questo libro è molto bello e pieno di significato. La storia è raccontata da più di un protagonista. In questo, ricorda i libri di Kundera. E' ambientato a Budapest, città che io adoro. vi è un intreccio di sentimenti, storie, bugie ed allontanamenti. Non parlo della storia per non rivelare nulla ma credo valga la pena leggerlo, anche se lungo e non sempre scorrevole,fosse solo per le considerazioni finali.
 
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Jessamine

Well-known member
Ammetto, con mio grande rammarico, di aver dovuto interrompere per circa due settimane la lettura di questo romanzo, purtroppo per cause di forza maggiore, perché, fosse stato per me, lo avrei letto tutto d'un fiato.
Conoscevo - e apprezzavo - Màrai per Le braci, e mi sono avvicinata a questo romanzo con tanta curiosità.
Ho trovato quattro monologhi, monologhi privi di una qualsiasi introduzione, che gettano improvvisamente nel racconto della vicenda, senza preamboli né presentazioni da parte delle voci narranti. E si entra così nel vivo di un racconto che va costruendosi lentamente, un racconto che porta in vita gli intrecci amorosi di quattro persone, legate fra di loro da profondi legami.
Di volta in volta la vicenda viene trattata da un personaggio diverso, e ho apprezzato veramente tanto come ogni personaggio porti con sé caratteristiche proprie, si presenti col suo parlare, faccia capire il suo ruolo nella vicenda solamente da piccoli dettagli. Ma quello che ho apprezzato più di ogni altra cosa, è stata la sottilissima capacità di Màrai di descrivere la stessa vicenda con voci diverse, facendo prendere alla vicenda stessa sfumature totalmente diverse. La psicologia di ogni personaggio è perfettamente delineata, ed è bellissimo notare come la vicenda cambi radicalmente le sue vesti nella bocca di un diverso personaggio.
Trovo che Màrai sia un grande conoscitore dell'animo umano, e soprattutto che sappia rappresentare questo animo egregiamente.
Ha costruito rapporti perfetti, sottilissimi, intrecci di sentimenti così stretti che a volte mi ritrovavo a temere che non sarebbe più stato in grado di seguire il filo della verosimiglianza con la vita. Ma, puntualmente, lo stile preciso e stimolante di Màrai mi ha tranquillizzato.
Molto interessante anche la vicenda storica che fa da sfondo a tutta la narrazione, che emerge quasi spontaneamente dalle parole dei personaggi, venendo ad assumere via via un'importanza sempre maggiore, pur non distogliendo mai l'attenzione dalla vicenda stessa.
Un libro sicuramente da rileggere, magari con più calma e senza interruzioni, ma che ho comunque apprezzato veramente tanto.
 

elesupertramp

Active member
Come nello splendido Le braci, Marai si conferma un artista nei monologhi lunghi:
quattro versioni della stessa storia, raccontate da chi ne è stato protagonista.
Sono rimasta molto colpita dalla capacità di Marai di calarsi nei panni di una donna e di descriverne in modo così minuzioso la psicologia femminile, i pensieri, le sofferenze e le aspettative.
Il primo monologo è semplicemente perfetto, impeccabile e l’ho letto tutto in una notte, il secondo è molto godibile ma leggermente inferiore, il terzo interessante ma un po’ troppo ripetitivo, mentre il quarto, che rappresenta l’epilogo, non aggiunge molto alla trama.
Per questo non posso dargli il massimo dei voti, anche se ne consiglio vivamente la lettura.
 

gamine2612

Together for ever
:wink:primo libro di questo scrittore per me.
Sono per la maggiore d'accordo con quanto scritto in precedenza: il libro è bello, è lungo un pò ripetitivo.
La storia raccontata a tre voci è molto interessante anche se il terzo monologo( è della donna giusta?) l'ho trovato il più interessante.
Fa molto pensare e riflettere sui rapporti umani, visti da posizioni diverse e con sentimenti diversi.
L'ho apprezzato:wink:
 

Monica

Active member
La rappresentazione delle relazioni umane spesso deludenti,un libro che mi ha lasciata un po' delusa;venivo dalla lettura di:"la sorella" che mi aveva incantata.In questo caso ho fatto fatica a terminarlo,l'ho trovato monotono e noioso,anche se scritto molto bene,con personaggi molto ben caratterizzati.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
In questo libro si racconta una storia. Direte voi:”Che c’è di strano in questo?”. Apparentemente nulla. Solo che questa è una storia raccontata in modo assolutamente particolare, fatta di tante storie, persone, momenti, luoghi, sentimenti intrecciati.
Il punto di centrale da cui prende le mosse il racconto è costituito dal solito trittico: lui, lei, l’altra. Ungheria, periodo a cavallo tra il primo e il secondo dopoguerra. Un uomo ricco, insoddisfatto e roso dal senso di colpa lascia la prima moglie per sposare una sua antica e mai sopita fiamma: Judit, la giovane serva di casa dei suoi genitori. Dopo aver rinunciato a tutto per lei, però, se ne separerà inesorabilmente. La storia ci viene raccontata in tre momenti e secondo tre punti di vista diversi, prima dalla prima moglie, poi dal marito ed infine dalla stessa Judit. Ciascuno dei narratori, a sua volta, racconta tutto ad un’altra persona, un’amica, un amico, un amante, un esule. E’ così che questa storia giunge fino a noi, toccando in modo originale e profondo temi importanti: guerra, amore, passione, menzogna, senso di colpa, lotta di classe, nobiltà, borghesia e proletariato. Una lettura interessante sotto più punti di vista, che richiede del tempo per essere assorbita e che necessita delle giuste pause. Libro che mi è piaciuto molto - il primo che leggo di Marai - e che consiglio caldamente.
 

MonicaSo

Well-known member
Molto bello anche questo modo di raccontare di Màrai... ci presenta una situazione da diversi punti di vista. Ogni volta mi sono trovata a "parteggiare" per chi stava raccontando, perché è così anche nella vita reale: il torto e la ragione non stanno (quasi mai) da un'unica parte.
Libro bello, anche se non al livello de Le braci.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Quante recensioni non ho fatto e non riesco più a fare 🤦🏻. Adoro Marai e ogni suo libro mi emoziona. Così è stato anche con questo.
 

ayuthaya

Moderator
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Un libro intenso e bellissimo che mi ha fatto riappacificare con Marai, dopo la delusione che mi aveva suscitato la lettura de Le braci, considerato unanimemente il suo capolavoro.
Questo romanzo non è sicuramente facile, nè privo di difetti (il più grande, a parer mio, è la prolissità), per cui le mie non sono solo lodi, eppure mi è piaciuto, sento che mi è arrivato dentro, che mi ha lasciato qualcosa.

La quarta di copertina mi aveva intrigato;: un racconto a più voci (e già qui, un punto a favore), in cui ogni personaggio racconta la stessa storia dal suo punto di vista, ed è una storia di passioni, un triangolo amoroso se vogliamo. Ma se siete alla ricerca di un romanzo sentimentale, cambiate libro: non vi è nulla di più lontano. Marai ci parla di desiderio, sì, dell’amore, ma anche dell’illusione di questo amore, della disillusione che ne deriva, della progressiva consapevolezza della propria incolmabile solitudine e, alla fine, del dovere di non tradire se stessi, soprattutto di fronte alla morte.

Torno un po’ indietro... Prima parte: una donna racconta a un’amica di quando era sposata a un uomo, un borghese molto benestante e colto, e di come, nonostante tutti i suoi sforzi, non sia riuscita a conquistare il suo cuore. La donna è una piccolo borghese (un livello inferiore, quindi, sebbene le differenze siano sottili) e guarda il marito con un’ammirazione che sfiora l’idolatria: lo pone su un piedistallo talmente alto, da non riuscire probabilmente ad amarlo davvero e, soprattutto, a farsi amare da lui. L’uomo, infatti, che da giovane si era irrazionalmente innamorato di una popolana, serva in casa dei suoi genitori, a un certo punto della sua vita sente il richiamo di questa donna, che su di lui ha conservato un fortissimo ascendente, divorzia e la sposa.
Seconda parte: è l’uomo, questa volta, a confessare a un amico la storia della propria vita. Come fin da piccolo si sia sentito investito della responsabilità di conservare la cultura della propria “classe” e allo stesso tempo abbia sentito forte, dentro di sè, il desiderio di rivoltarsi commettendo una “follia” agli occhi del mondo: unirsi a una donna estremente più in basso di lui nella scala sociale. Ci riuscirà apparentemente, la sposerà, ma nel momento stesso in cui la prenderà in moglie, si renderà conto di averla persa. Anzi, di non averla mai avuta.
Terza parte: a raccontare la sua versione, adesso, è questa fatidica donna, di umilissimi origini, ma dotata di grande orgoglio, sobrietà, perseveranza. Sarà proprio la sua capacità di attendere pazientemente il momento giusto a farle ottenere ciò che vuole: non tanto la mera ricchezza, quanto una rivalsa nei confronti del “sistema”.
Quarta parte: l’ultimo a parlare è l’amante della donna, che nella sua semplicità e pochezza culturale è forse l’unico a capirla davvero o almeno a intuire la sua lotta interiore, condividendo con lei lo stesso rango.

A questo punto risulta chiaro che tutte le relazioni umane e amorose che ci vengono presentate sono talmente tanto intrecciate ai rapporti sociali, economici, culturali, da non potersene distinguere. È proprio questa complessità a trasformare un potenziale “romanzo rosa” in un’opera di profondo spessore, che analizza tutti gli aspetti della vita di una persona: la famiglia, la classe sociale, la coscienza del proprio ruolo e il desiderio insopprimibile di ribellarsi a questo stesso ruolo, per seguire il proprio istinto e la propria individualità, l’incapacità o forse l’impossibilità di riuscirci. Questi aspetti acquistano tanto più significato se caliamo la vicenda nel suo contesto storico: il periodo immediatamente precedente alla fine della guerra che ha segnato, di fatto, la fine della borghesia in quanto tale.

D’altra parte sarei ingiusta verso Marai se parlassi solo di rapporti fra classe sociali. Questo libro è una bellissima riflessione sul bisogno di amare e di essere amati, sulla difficoltà di imparare a stare da soli (per prepararsi alla morte ma anche, a volte, per godere della vita) e, soprattutto, sull’esistenza della “persona giusta”. Chi è la persona “giusta”? Esiste una persona “giusta”? Se pensiamo a questa donna, o a quest’uomo, come l’unico essere in grado di darci la felicità, sicuramente no.
Non esiste nè in terra nè in cielo nè da nessun’altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c’è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c’è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sè tutto questo, e non esiste quella certa figura, l’unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità.”
Queste sono le parole della prima moglie e non so se in esse, proprio all’inizio del romanzo, Marai abbia affidato la propria visione, però io credo che si tratti di una verità molto bella, che non sminuisce l’amore (neanche quello a lieto fine), ma anzi lo valorizza. E che, anche se abbiamo accanto la persona più perfetta del mondo, la felicità dipende solo da noi e la coscienza di questa responsabilità che abbiamo nei confronti di noi stessi sia tutt’altro che scontata.
 
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ayuthaya

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PS ammetto che ho peccato anch'io di prolissità, ciò che rimproveravo a Marai... Chiedo venia per entrambi! 😜
 

ayuthaya

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Ma davvero non ti è piaciuto Le braci..? Non riesco a crederci...
Non è che non mi sia piaciuto (in PB c'è la mia recensione ed è positiva), diciamo forse che mi aspettavo troppo e in questo caso sono rimasta un po' delusa. Anche La porta della Szabò, considerato il suo capolavoro, non mi ha totalmente conquistata, mentre ho amato La notte dell’uccisione del maiale... Vai a capire queste cose! 😂
 
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