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Argomento del racconto è la vicenda del principe Stepàn Kasatskij, un ambizioso e orgoglioso aristocratico il quale rinuncia a una brillante carriera per diventare monaco assumendo il nome religioso di Sergij.
Da Wikipedia riporto solo questo, in quanto la trama vera e propria è talmente dettagliata che si fa prima a leggere direttamente il racconto!!!
Per quanto non ne sia rimasta folgorata, devo dire che ho trovato quest'opera molto interessante. Per certi versi si può dire che si tratta di un racconto di “formazione”: al centro della narrazione vi è il percorso di maturazione di un giovane il quale sembrava destinato a una vita mondana di grandi successi e invece decide di abbandonare tutto per dedicarsi a Dio. A differenza però di un impianto di formazione “tradizionale” (in base al quale le esperienze di vita si sommano convertendosi se non in saggezza, almeno in maturità), qui la "meta”, il raggiungimento di un equilibrio definitivo è continuamente rimandato, e alla fine mai raggiunto.
Capitolo dopo capitolo, si resta quasi sconcertati: dov'è l'apice? Quand'è che giungerà finalmente l'illuminazione definitiva?
Il giovane che ha deciso di chiudersi in convento non certo per una sincera vocazione, ma piuttosto per orgoglio, sdegno del mondo e senso di superiorità nei confronti dei suoi simili, finirà per giungere a una vera conversione? Tutto lo lascia supporre, o almeno a me -mentre leggevo- sembrava la conclusione più ovvia.
E invece no. Non è così semplice. Il racconto non conosce mai un punto d'arrivo, e in questo è la sua grandezza.
Se nella prima fase della sua vita monacale, i sacrifici e la preghiera sembrano quasi imposti, quando finalmente la sua anima sembra “accordarsi” alla sua condotta esteriore, l'equilibrio si spezza nuovamente: la fama della sua "santità" diventa tale da pregiudicare la sua integrità morale, e Padre Sergej comprende che il suo cammino deve riprendere.
Persino dopo aver abbandonato il convento, il tormento interiore del personaggio non si acquieta e la conclusione del libro, aperta, emblematica, lascia quasi spiazzati.
Da Wikipedia riporto solo questo, in quanto la trama vera e propria è talmente dettagliata che si fa prima a leggere direttamente il racconto!!!
Per quanto non ne sia rimasta folgorata, devo dire che ho trovato quest'opera molto interessante. Per certi versi si può dire che si tratta di un racconto di “formazione”: al centro della narrazione vi è il percorso di maturazione di un giovane il quale sembrava destinato a una vita mondana di grandi successi e invece decide di abbandonare tutto per dedicarsi a Dio. A differenza però di un impianto di formazione “tradizionale” (in base al quale le esperienze di vita si sommano convertendosi se non in saggezza, almeno in maturità), qui la "meta”, il raggiungimento di un equilibrio definitivo è continuamente rimandato, e alla fine mai raggiunto.
Capitolo dopo capitolo, si resta quasi sconcertati: dov'è l'apice? Quand'è che giungerà finalmente l'illuminazione definitiva?
Il giovane che ha deciso di chiudersi in convento non certo per una sincera vocazione, ma piuttosto per orgoglio, sdegno del mondo e senso di superiorità nei confronti dei suoi simili, finirà per giungere a una vera conversione? Tutto lo lascia supporre, o almeno a me -mentre leggevo- sembrava la conclusione più ovvia.
E invece no. Non è così semplice. Il racconto non conosce mai un punto d'arrivo, e in questo è la sua grandezza.
Se nella prima fase della sua vita monacale, i sacrifici e la preghiera sembrano quasi imposti, quando finalmente la sua anima sembra “accordarsi” alla sua condotta esteriore, l'equilibrio si spezza nuovamente: la fama della sua "santità" diventa tale da pregiudicare la sua integrità morale, e Padre Sergej comprende che il suo cammino deve riprendere.
Persino dopo aver abbandonato il convento, il tormento interiore del personaggio non si acquieta e la conclusione del libro, aperta, emblematica, lascia quasi spiazzati.
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