Lado, Aldo - La corta notte delle bambole di vetro

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
"La corta notte delle bambole di vetro" (1971) di Aldo Lado

Praga, inizio anni ‘70: presso un’aiuola uno spazzino rinviene un corpo senza vita, l’ambulanza corre in ospedale ma non c’è niente da fare; l’uomo è deceduto da varie ore. V’è però un problema, il presunto cadavere, un giornalista americano di nome Gregory Moore, è in uno stato di morte apparente, quindi il suo corpo sembra morto, ma il suo cervello è in funzione, perciò lui è vivo e cosciente di ogni cosa che accade. Assistiamo dunque al racconto di Gregory che si sforza di ricostruire quanto accaduto nell’ultima settimana, sperando che nel frattempo qualcuno si accorga che è ancora in vita. Egli ha una splendida fidanzata, Mira, con la quale non vede l’ora di condividere il resto della sua vita. La fa conoscere ad amici (tra i quali la sua ex fiamma, nonché collega, Jessica) e conoscenti (la porta ad una festa dove sono presenti moltissime autorità e persone di primo piano della vita polico-sociale praghese). Una notte, mentre dorme in compagnia di Mira, viene svegliato dal collega Jacques poiché è richiesta la sua presenza dato che un politico si sarebbe suicidato. Il tutto si risolve in un niente di fatto, una soffiata erronea, Gregory rientra a casa e constata l’assenza di Mira. Il fatto strano è che sembrerebbe sparita nuda, poichè tutti i vestiti ed i documenti sono ancora nella stanza. Iniziano le indagini da parte di Gregory aiutato dai suoi amici ma osteggiato dalla polizia. Il giornalista scopre che sono diverse le ragazze sparite negli ultime tempi e che “la musica” è un elemento ricorrente per molte di loro..

Benché soggetto e sceneggiatura non rappresentino una novità, infatti si citano Poe (“Il seppellimento prematuro”), Hitchcock (“Crollo nervoso”), Polanski (“L’inquilino del terzo piano”, “Rosemary’s baby") e Farina (“Hanno cambiato faccia”), Lado prova, riuscendo in massima parte, a fare un film suggestivo e d’atmosfera angosciosa, infilandosi in un filone poco battuto e molto affascinante. Questo, a mio parere, rappresenta già un pregio.
La vicenda si avvale dell’uso del flashback per narrare quanto accaduto ed è servita da un montaggio che alterna bene i momenti all’obitorio e quelli “ricordati”; convincente la fotografia che prediligendo i toni del grigio (regalandoci una Praga livida ed intrigante) rende tutto più cupo e sfocato, suggerendo con precisione il clima “onirico”.
Ho trovato la costruzione dell’intreccio accattivante e di discreta fattura, sebbene il ritmo non risulti altissimo ed in alcune parti si perda di vista l’atmosfera generale. La parte finale, con lo spietato meccanismo che si chiude alla perfezione, è di sorprendente impatto e non può non suscitare reazioni, benché paia forse un tantino “frettolosa”.
Il titolo della pellicola è molto intrigante anche se non c’entra con il film: “La corta notte delle farfalle”, titolo originale, faceva infatti riferimento alla caducità della gioventù che dura un battito d’ali, come la vita delle farfalle.
"La corta notte delle farfalle” venne modificato per non creare confusione col film di Tessari “Una farfalla con le ali insanguinate” uscito poco prima.
Una nota sulle, indovinate, locations: le riprese si svolsero a Zagabria e furono implementate da diversi spezzoni girati a Praga.
Apprezzo questo filone "allucinato-onirico-esoterico" ed anche se non si arriva alle vette del successivo film di Barilli, questo è un esempio mirabile di quanto l'Italia produceva in quel periodo! :D

VOTO 7
 

ayla

+Dreamer+ Member
Se non erro questo dovrebbe essere il film d'esordio di Lado e devo dire che mi è piaciuto.
Fin da subito la storia ha stuzzicato la mia curiosità con questo "cadavere", con due luminosi occhi azzurri, che sostiene di essere vivo nonostante un elettroencefalogramma piatto, con questi flashback che, a intervalli quasi regolari, ci cadono addosso precisi a dirci quello che è accaduto e con questa Praga magica, senza tempo, immobile tra oriente e occidente, a fare da cornice. L'atmosfera cupa e la musica di Morricone sembrano quasi preannunciarci l'agghiacciante finale, la parte migliore del film, quella più riuscita e quella che difficilmente si fa dimenticare.
La storia non scorre proprio fluida, ogni tanto tentenna e non appare chiara in ogni suo dettaglio (forse serve una revisione) ma merita indubbiamente. Una piccola chicca.
n.b. ho adorato Mario Adorf!:mrgreen:
 
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