L'abisso. Vostra interpretazione di una frase di Nietzche.

Dallolio

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"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso guarda te".

Premetto che NON desidero avere un'interpretazione storico-filosofica dell'aforisma, perchè per quella non ho bisogno di una mano, ma di un'interpretazione in base al vostro vissuto, anzi, molto meglio se non si conosce ancora l'autore.
Come interpretate quindi "personalmente" questo aforisma?
 

zanblue

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"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso guarda te".

Premetto che NON desidero avere un'interpretazione storico-filosofica dell'aforisma, perchè per quella non ho bisogno di una mano, ma di un'interpretazione in base al vostro vissuto, anzi, molto meglio se non si conosce ancora l'autore.
Come interpretate quindi "personalmente" questo aforisma?

Mi è capitato un giorno nella vita,in uno di quei giorni difficili di guardare dentro un'abisso.Per la precisione quel giorno, guardavo dalla terrazza del 5°piano e guardavo giù.Ero indecisa quella mattina se uscire dalla porta o dalla finestra,avevo tutte le ragioni per avere questo dubbio.Guardando di sotto però, mi è successo di aver avuto l'impressione che il "sotto" guardasse me.Come per chiedermi."Come mai sei arrivata a questo punto?" Iniziai a riflettere e a chiedermi se mi meritavo di buttarmi in quell'abisso,la mia risposta fu no.L'abisso in questo aforisma per me é la nostra vita,se guardiamo troppo dentro di essa,lei inizierà a guardare noi.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Se decidessi di riflettere seriamente su questa frase forse non la finirei più di scrivere e soprattutto sprofonderei davvero nell'abisso (sono sulla buona strada per raggiungerlo :W).Infatti questo non è un periodo positivo per me e rischierei di accentuare la mia tendenza al pessimismo.
Allora Dal,non me ne volere,perchè oggi sono abbastanza serena e quindi cercherò solo di sdrammatizzare dicendo:
preferisco evitare di guardare l'abisso,così anche lui non guarderà me :wink: !
Spero solo di riuscirci ancora per tanto tempo....
 

Dallolio

New member
Se decidessi di riflettere seriamente su questa frase forse non la finirei più di scrivere e soprattutto sprofonderei davvero nell'abisso (sono sulla buona strada per raggiungerlo :W).Infatti questo non è un periodo positivo per me e rischierei di accentuare la mia tendenza al pessimismo.
Allora Dal,non me ne volere,perchè oggi sono abbastanza serena e quindi cercherò solo di sdrammatizzare dicendo:
preferisco evitare di guardare l'abisso,così anche lui non guarderà me :wink: !
Spero solo di riuscirci ancora per tanto tempo....

Non te ne voglio =)
 

Dallolio

New member
Attendendo altre risposte, dico la mia.

L'abisso è la mia morte, nella quale oso guardare ogni giorno, riflettendoci e pensandola come presente, come vortice che mi divora. L'abisso mortale a questo punto mi guarda e guardandomi mi fa apprendere tante cose di me.
Mi insegna che lui è l'origine di tutte le mie paure, anche di quelle non giustificate come quella degli insetti e che tutto ciò non è che una maschera che utilizza quando vuole scherzare.
L'abisso, che è la morte, per distarsi dal suo eterno compito può indossare la maschera di un topo e farci essere sconvolti dai topi, può prendere la maschera dell'isolamento sociale, e temiamo l'isolamento sociale: se noi invece guardassimo l'abisso in faccia senza paura vedremmo che sono solo maschere e l'unica cosa che dobbiamo temere è la morte stessa, che sottostà a tutti i fenomeni umani, tranne, forse, a quelli di amore.
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Secondo me per capire questa frase bisogna anche metterci il pezzo che la precede, cioè "chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro".

Per come la leggo io, ha due significati di base.
In primis, la complementarietà e la compresenza del bene e del male, di luce ed ombra, nell'essere umano. Spesso ciò che detestiamo od odiamo porta in sè un qualcosa che abbiamo al nostro interno, ma non riconosciamo, l'odio è un sentimento forte e coinvolgente quasi quanto l'amore. Se non conosciamo la nostra ombra a sufficienza, essa finirà con il dominarci in modo sottile, nonostante l'illusione di combatterla che molti possono avere. Gli opposti spesso sono sostanzialmente identici, perchè ruotano intorno ad un unico polo.

In secondo luogo, collegato a quanto detto precedentemente, la non neutralità sostanziale di nessuna indagine ed azione. Ogni cosa che facciamo ci espone, ci coinvolge, quindi bisogna essere preparati allo sguardo dell'abisso in noi, cioè dell'azione dell'ignoto, di ciò che non conosciamo di noi stessi e del mondo, sulla nostra stessa persona.
 

Meri

Viôt di viodi
La mia interpretazione, forse sempliciotta, ma istintiva è più ti fai coinvolgere da qualcosa di negativo, che può essere un pensiero o una persona, più questa cosa ti risucchia impedendoti di tornare a galla.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Allora... premetto che nn ho letto i vostri commenti perchè nn volevo farmi influenzare in qualche modo (lo farò dopo aver inviato il mio)! :wink:
Istintivamente quando ho letto la parola "abisso" ho fatto un'assurda associazione di idee con una frase tratta da una canzone di Jovanotti (cantante che amo tantissimo) che fa "la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare..."
Bè, mi rendo conto che l'accostamento Nietsche/ Lorenzo Cherubini forse è un po' azzardato :)mrgreen:) ma il punto è che mi viene naturale interpretare il termine "abisso" in una duplice maniera: da una parte il nero che inghiotte, il precipizio senza fine dal quale non c'è via d'uscita...dall'altra però anche l'infinito che ci sfida, l'inconoscibile e l'incommensurabile che non può essere compreso ma solo coraggiosamente affrontato, come un salto nel vuoto dal quale però non deriva necessariamente la nostra morte...
Per cui se è vero che, in un'accezione negativa questa frase si può interpretare più o meno come "se fissi le tue paure, le tue paure ti inghiottiranno", mi piace credere che ci possa essere un'altra versione secondo la quale "se non abbiamo paura di guardare dentro noi stessi (quale "abisso" può essere più ricco e allo stesso tempo più spaventoso di noi stessi, della nostra coscienza?), scopriremo profondità mai esplorate e nemmeno intuite...
Io non so a cosa si riferisse Nietsche nella fattispecie (chiederò delucidazioni a Dal!), ma se avessi libertà d'interpretazione mi piacerebbe prendere quest'aforisma per una sorta di invito a gettare lo sguardo sotto (o meglio dentro) di noi: solo avendo il coraggio di fare questo passo, potremo davvero comprendere la natura di questo abisso: se è davvero un precipizio da cui guardarci, o piuttosto un infinito che ci chiama...
 

zanblue

Active member
...mi piace credere che ci possa essere un'altra versione secondo la quale "se non abbiamo paura di guardare dentro noi stessi (quale "abisso" può essere più ricco e allo stesso tempo più spaventoso di noi stessi, della nostra coscienza?), scopriremo profondità mai esplorate

Stendhal scriveva:"..chi consente a perdersi si ritrova"..forse é propio questo.Arrivare fino al centro del nostro abisso,saperlo osservare e tornare sempre a galla.
Almeno così,mi piace pensarla in questo istante.
 
G

giovaneholden

Guest
Sdrammatizzo l'argomento assai serio e intrigante,con una battuta: l'abisso del microcosmo può giustamente essere più profondo di quello del macrocosmo,basta che non appartenga a un microcefalo! :mrgreen:
 

madeline88

Member
"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso guarda te"....ti cattura, ti ipnotizza, ti rende schiavo..

Il mio abisso equivale all'gnoto. Potrei paragonarlo a un'enorme scatola in cui si trovano tutte le cose che non riesco a spiegarmi razionalmente o a controllare e prevedere e che quindi mi spaventano.
Per la maggior parte del tempo, lascio questa scatola ben chiusa e sigillata, dimenticandomi a volte della sua esistenza. In alcuni momenti invece, quando le cose brutte della vita ci toccano da vicino (proprio noi si, e non ce l'aspettavamo) eccola lì pronta ad aprirsi e a lasciar uscire i pensieri e le paure che ci tormentano.

Voglio dire che non sono il tipo che ogni giorno si tortura soffermandosi a pensare a ciò che più mi fa paura, ma capita a tutti di vivere periodi in cui scontrarsi con questi fantasmi è inevitabile.
Interpreto quindi la frase di Nietzche piuttosto come un consiglio...potrebbe voler dire ad esempio: "quando vi capiterà di sentirvi sprofondare nell'abisso (che è dentro di voi) cercate di tornare a galla prima che potete, altrimenti saranno le vostre paure a diventare padrone di voi stessi." (la parola abisso diventa infatti nella seconda parte della frase soggetto del verbo guardare, a differenza della prima parte, e ciò potrebbe indicare che è l'abisso a comandare su di noi)
E ancora...... "non cercate di combattere ciò che non può essere sconfitto ( i mostri menzionati da Yamanaka) ma piuttosto di comprendere quello che vi è possibile e accettare il resto."

:)
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
"Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso guarda te".

La pace era finita. Da un po' era solo sofferenza. Dolore.

E adesso luce abbagliante. Tutti quei rumori ... voci ... mani protese come artigli, tentacoli pronti a strapparmi dal mio paradiso caldo e liquido !

Ora solo tanto freddo: non voglio precipitare nell'abisso.

La mia ultima ribellione è quel fragoroso scoppio di pianto disperato. Ma perchè tutti applaudono e ridono ?

:ARR
 

Apart

New member
Un po' come quando ti guardi nello specchio: a lungo andare sei tu a vederti o è lui a vedere te? Credi di essere ancora tu che ti guardi? E dunque chi sei tu, quello che vede o quello che è visto? Azzardo questa interpretazione. A furia di guardare l'abisso, nell'abisso ci si perde.
 
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