Mazzoni, Fabio - La voce del muto

fabioblog

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Ciao,

mi chiamo Fabio Mazzoni e "La voce del muto" è il mio primo romanzo.

In passato ho pubblicato qualche racconto per alcuni piccoli editori. Questo romanzo è invece autoprodotto, una scelta difficile ma urgente.

Sulla qualità del libro e sulla sua "dignità di stampa", lascio ai lettori il giudizio. Il punto è che non ne potevo più di attendere delle risposte che non arrivavano o delle lettere prestampate di rifiuto. Sono convinto che a spulciare tra le opere in self-pubblishing si possano trovare delle ottime prove d'autore. D'altra parte chi non si è mai preso delle solenni fregature dalle proposte, le quarte di copertina e le fascette urlanti di editori grandi e blasonati?

Qui trovate la sinossi, l'anteprima e molte altre informazioni sul libro www.lavocedelmuto.com

L'ebook è acquistabile su
Amazon
Bookrepublic
LaFeltrinelli
Bol
Deastore
e altre librerie online.

Chi fosse interessato a discutere il ruolo degli editori, l'importanza di avere un editore alle spalle, i punti di forza e i fallimenti dell'editoria tradizionale, io e il mio libro siamo qui.

Fabio
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ciao Fabio, ben arrivato, io credo che tra le due, editore a pagamento e autoproduzione, la seconda sia quella più corretta. Io poi non entrerei nelle scelte editoriali che spesso sono scelte di giro, non sempre e anche giustificabili visto la mole dei romanzi scritti e presentati per la pubblicazione, ma penso che i grandi capolavori che non vengano mai pubblicati siano veramente pochini. Se uno sapesse già prima di iniziare a scrivere cosa ne verrà fuori sarebbe una bella scrematura.
Non so tu dove ti vuoi collocare.:)
 

fabioblog

New member
ciao Elisa e grazie per il benvenuto.

Sull'editoria a pagamento sono d'accordo con te.
Anzi.
Io credo che l'editoria a pagamento non sia solo da evitare, ma che si tratti di una vera e propria speculazione sulle velleità degli aspiranti scrittori. L'editore ha il suo ricavo a spese dell'autore, quindi non ha nessun interesse a promuovere, distribuire e vendere il libro. Il rapporto tra le due figure si fa perciò poco trasparente e le aspettative dell'autore sono inevitabilmente destinate a rimanere insoddisfatte. Semplicemente qui non si parla di editori, ma di stampatori che si fanno pagare un sovrapprezzo di promesse che sanno di non poter mantenere.

Altro discorso, appunto, l'autopromozione. Con l'avvento degli ebook autopubblicarsi non comporta spese e grazie alla stampa digitale anche stampare un volume ha dei costi molto contenuti.

L'autore sa di poter contare solo su di sé e sulla forza del libro che ha scritto. Il mio romanzo, uscito a luglio, è ormai in mano ad un centinaio di persone, poche pochissime, lo so, ma i riscontri sono per ora molto positivi. Il problema, adesso, è questo: chi si autoproduce può arrivare facilmente ad un'ampia cerchia di amici, parenti e conoscenti. Questi, a loro volta (come sta succedendo al mio libro) possono consigliare, regalare e prestare il libro ad altre persone creando un fragile effetto moltiplicatore. Poi qualche presentazione, un sito internet e una pagina facebook.
Ma tutto questo a quanti lettori permetterà di arrivare?
Se si tratta di un buon romanzo, saranno sempre troppo pochi. Il libro autoprodotto potrà raggiungere, se va bene, pochissime librerie, l'ebook, ahimè, in Italia fa ancora numeri irrisori.

E allora come fare? E' qui secondo me che l'autore autoprodotto inizia a dubitare della propria scelta. Con un editore, ma intendo un editore che sappia fare il proprio lavoro, si può arrivare molto più lontano, essere distribuito efficacemente, beneficiare di un volano promozionale.
Ma il problema, ecco, sta a monte: come gli editori scelgono cosa pubblicare?
E qui si entra in un mondo parallelo, forse in un fantasy o in un libro di Murakami o forse in una commedia dell'assurdo. Perché, d'accordo, come dici tu, gli editori ricevono montagne di manoscritti, spesso anche illeggibili. E d'accordo, un capolavoro, prima o poi sarà notato (anche se magari un autore nel frattempo si vedrà invecchiare, come per es. è capitato a uno del calibro di Antonio Moresco).
E allora non si capisce come mai un buon manoscritto non sia stato notato subito dai lettori a cui si affida un editore. Forse perché, in questo caso, la qualità non basta. Un editore investe del denaro e ha bisogno che questo denaro ritorni indietro. Un libro insomma deve vendere, più l'editore è grande, più investe e più il libro deve essere, diciamo così, commerciabile.

E la qualità non è spesso sinonimo di successo commerciale.

Un'ultima cosa: cosa intendi quando ti chiedi dove io intenda collocarmi? Rispetto a cosa, a un genere, al mondo editoriale o che altro?


Grazie per le riflessioni che mi stai offrendo.

Fabio
 
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