L'università

Dallolio

New member
Vorrei suscitare un dibattito aperto sull'università e il vostro rapporto con essa, sia che l'abbiate conclusa, sia che l'abbiate abortita a metà, sia che non vi siate mai iscritti. Inizio io con la mia esperienza...

Iscritto a filosofia, ho sostenuto tutti gli esami in modo brillante. A questo punto però mi bloccai e per ben due anni non ho scritto una sola riga di tesi, limitandomi a oziare e a sperimentari nuovi mondi letterari e vitali.
So che non è il massimo della vita fare per due anni il fuoricorso, ma le cose che ho imparato in quei due anni non sono nemmeno enumerabili: prima ero un ragazzo e dopo quei due anni finalmente divenni un quasi - adulto 25enne. Inoltre in quei due anni ho potuto "ammirare" quanto le persone che mi circondavano (non la famiglia) mi considerassero un buono a niente e destinato ai gloriosi ponti cittadini (probabilmente anche prima, ma non me ne ero accorto, preso dal sacro fuoco della filosofia).
Alla fine happy end: decisi di lasciare quel limbo di crescita che rischiava di avvitarsi su se stesso, in pochi giorni scrissi con furia la tesi (come il matematico Galois) e mi laureai con il massimo.
I momenti più formativi per me sono stati quei due anni fuoricorso in quanto negli altri anni mi sono tediato a studiare i testi dei prof e dei loro amici e non certo i grandi classici della filosofia.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
uh, che bello! condivido volentierissimo la mia esperienza...
sono il tipico caso (scherzosamente ma drammaticamente previsto da mio marito quando stavo ancora studiando) di "bene (anzi benissimo) a scuola e male nella vita"!!! Scherzi a parte, a scuola sono sempre andata benissimo perchè amavo (e amo) studiare (forse è l'unica cosa per la quale mi sento davvero "portata", pur nn essendo MAI stata una secchiona)...
La scelta dell'università è stata il "primo" fallimento: amante delle sfide, ho scelto la facoltà che fra tutte mi ispirava più in questo senso: Architettura. Non avrei potuto fare scelta peggiore!!!:W
Vabbè, dai... ora esagero... Ho capito subito che le cose non erano proprio come avevo sperato, però fin quando ho continuato a studiare non potevo che "brillare" per i motivi anzidetti: adoro imparare cose nuove, mi appassiono a tutto quello che studio (materie scientifiche comprese) e come se non bastasse ho una parlantina che metà basta!!! Risultato: laurea specialistica con 110 e lode, bacio accademico e dignità di pubblicazione (su una tesi svolta in nepal)! Nn ci credevo nemmeno io...:paura:
Tutto meraviglioso, quindi...
Peccato che quando dai miei adorati libri sono passata alla professione che tanto mi affascinava, mi sono resa conto non solo di non esserci portata (ho un senso "pratico" pari a zero, e sono molto distratta... due cose che per un presunto architetto sono imperdonabili!!!), ma persino di non essere così appassionata! :?? Ora mi ritrovo a essere una mediocre apprendista-architetto (sarà anche iscritta all'Albo, ma per fregiarsi dell'emerito titolo ce ne vuole!) che, pur già in part-time, nn vede l'ora che passino le cinque ore lavorative per tornare a casa... :W
... voglio tornare a studiare!!! :mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 

alexyr

New member
io sono un caso classico di economista.
Buoni voti al liceo, passaggio sereno del test d'ingresso in Bocconi
media alta,non stratosferica ma che permette di veleggiare serenamente su una laurea a pieni voti, di fare l'erasmus dove volevo e di vivere la divertente vita da studente fuori sede.
Tesi su un argomento dibattuto con il mio professore preferito, lavoro a tema.
Sinceramente, ho trovato la Bocconi una scelta brillante. Ben organizzata, ottimi prof, begli agganci professionali.
 

Apart

New member
...

Io ho concluso il mio percorso universitario, triennale più specialistica, con il massimo dei voti, nonostante ciò non ripongo troppa fiducia nel risultato finale. Nel senso che per me il voto finale non rispecchia sempre quanto appreso o quanto è in grado di fare una persona in base a quello per cui si è preparato.
Nell'arco dei cinque anni di università ho letto molto altro, e questo se da un lato ha rallentato i miei studi dall'altro è stato fondamentale per le mia crescita culturale, professionale, umana. Se avessi studiato soltanto ciò che veniva proposto nel mio corso penso che non sarei diventato quello che sono ora. I corsi universitari molto spesso sono appannaggio dei singoli professori, ognuno dei quali propone la sua visione e ovviamente i libri scritti da lui. Cosi vengono tagliati fuori quei libri fondamentali, dei classici, a cui bisognerebbe dare invece la priorità. Che senso ha sapere in un corso di studi pedagogici tutto del professore Pinco Pallino e non conoscere ad esempio nulla di Heidegger? Assurdo.
Poi continuo a pensare che sia ancora troppo poco personalizzato il percorso di studi, c'è poca flessibilità, sempre più tecnico (a discapito della filosofia) e sempre più settorializzato. Si può sapere tutto di una materia e poi essere a digiuno delle questioni fondamentali che riguardano la vita, l'uomo? Forse in un corso di studi scientifico, ma non in uno umanistico. La mia riflessione è rivolta all'università di scienze pedagogiche, di altre non posso dire.
Per il resto, cioè legami, conoscenze, cose fatte, esperienze vissute, sono stati degli anni bellissimi, che ricorderò sempre con gioia e che fin'ora ho sempre preferito al lavoro.

:)
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Ci sarebbe da scrivere un papiro ma il caldo non mi invoglia di certo... :(

In sintesi, dopo una esperienza liceale turbolenta, sono approdato all'università. Logisticamente non ho avuto nessun problema, mi è bastato studiare poco e le materie non mi sono sembrate particolarmente difficili...dal punto di vista umano, sono rimasto un po' deluso: anche se da un lato ho trovato varie persone interessanti al suo interno, la maggior parte delle persone non mi ha colpito, anzi le ho viste nelle spire di un perverso meccanicismo per cui la vita si riduceva a un studiare 1000 ore al giorno non si sa perchè-stressarsi per l'esame-fare l'esame-passarlo-sbronzarsi-rewind & repeat, ottimo prodromo per la monotonia fordista della fabbrica...questo mi ha lasciato molto con l'amaro in bocca.
In questi anni però fuori dall'università ho fatto tante esperienze, interiori ed esteriori, che mi hanno fatto profondamente maturare, tuttavia l'ambiente universitario, come ho scritto prima, è rimasto più uno sfondo o un sottofondo piuttosto che avere un aspetto davvero centrale.
 

apeschi

Well-known member
Io ho frequentato l'universita' quando ancora si parlava latino, i dinosauri si erano appena estinti, i telefoni erano ancora a disco, esistevano le cabine telefoniche a gettone ed il CD non era ancora stato inventato (primi lettori CD intorno al 1983 mi pare) e/o comunque non erano ancora disponibili e diffusi.
Sto parlando degli anni 80 del secolo scorso (sigh!).

Mi sono laureato nel 1987.

Sono sempre stato bastian contrario, ho sempre fatto l'opposto di quello che mi suggerivano i 'Professori'.

Finito la scuola media, benche' mi avessero sconsigliato il liceo classico (non ero molto portato per il latino) e benche' mi avessero consigliato lo scientifico o, meglio ancora, un percorso scolastico piu' breve (scuole professionali, ragioneria, geometra, istituti tecnici vari), mi iscrissi al liceo classico.

Presi la maturita' classica senza essere mai stato rimandato una volta a settembre (non ero un genio, non lo sono mai stato e non lo sono tuttora, ma studiavo e mi applicavo).

Finita la maturita' classica, lo sbocco piu' idoneo alla mia preparazione (e alle mie inclinazioni), sarebbe stato lettere moderne con indirizzo artistico (mi sarebbe piaciuto studiare storia dell'arte, tra le altre cose).
Valutai anche come possibilita' di iscrivermi a medicina, ma pur essendo interessato alle materie, non mi sentivo idoneo a tale facolta'.

Mi iscrissi quindi ad ingegneria (ingegneria elettronica per la precisione). La scelta cadde su una facolta' diametralmente opposta alla mia preparazione, sia perche' dava molte possibilita' di lavoro, sia perche' se fosse andata male, avrei sempre potuto ripiegare su qualcosa di piu' adatto alla mia preparazione (lettere moderne ad esempio, che forse mi avrebbe dato meno possibilita' di lavoro ma che avrei forse potuto frequentare).

Feci moltissima fatica, soprattutto con gli esami del primo anno ed in particolare con analisi matematica uno, esame per me impossibile.
Lo superai (a fatica, ma sono duro di testa e non mi scoraggio) e alla fine riuscii a laurearmi nel 1987.

Ho ricordi dell'universita' a tratti piacevoli (ho conosciuto molta gente e mi sono fatto molti amici, la maggior parte persi nel corso della vita).
Ho anche ricordi meno piacevoli (gli scritti di analisi uno e gli anni passati sui libri).
Dal punto di vista umano, ho sicuramente conosciuto diverse persone (la quantita' di ragazze tendeva a zero, le poche erano molto brave ed interessate principalmente a mantenere una media molto alta. Non ricordo di particolari amicizie con fanciulle in quel periodo), mi feci invece moltissimi amici maschi (alcuni li sento ancora dopo piu' di vent'anni).

A volte, a 51 anni, quando incontro le difficolta' quotidiane della vita e del lavoro, mi chiedo come abbia fatto in vita mia a prendermi la maturita' classica e a laurearmi (decentemente, senza essere mai stato un genio ma comunque con una media discreta) in ingegneria in un tempo tutto sommato accettabile (a 26 anni presi la laurea).

Sicuramente ho vissuto quel periodo come un lavoro in cui avevo un obiettivo preciso (la laurea) da raggiungere, che raggiunsi (a fatica) ma con determinazione.

La laurea in ingegneria mi apri' poi la porta a diverse possibilita' di lavoro (ma parliamo della seconda meta' degli anni 80 del secolo scorso, in cui non si parlava certo di crisi).

Penso che oggi non ne sarei piu' capace.

Credo che ormai i miei neuroni si siano ridotti drasticamente.
 

Dory

Reef Member
A me è piaciuta da pazzi quella che ho scelto, l'ho affrontata con costanza, entusiasmo e grande impegno, ne sono uscita con il massimo dei voti... salvo poi rendermi conto che ho sbagliato tutto.

Quando inizi ti fanno credere che puoi fare tante cose, ma poi quando ti trovi a dover affrontare il mondo del lavoro capisci che ti hanno raccontato un mucchio di frottole. Stupida io? :boh:
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Non sapevo cosa volevo, la prima scelta fu sbagliata, masochista direi, e dopo un anno rinunciai.
Mi presi tre anni sabbatici e poi feci una scelta migliore, dettata dal desiderio di auto analizzarmi, per salvarmi, e con molta fatica presi la triennale in nove anni.
In realtà se parliamo di giusto compromesso tra passione e scelta lavorativa avrei voluto studiare logopedia.
 
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