Buon giorno a tutti.
La grafica è simpaticissima, mette a proprio agio.
In breve ci sapete fare.
Ma veniamo alla domanda sollevata nel titolo.
Sono Alessandro Venturini, un ventiseienne autore emergente.
Autore di cosa?
Romanzi comici.
Quindi la solita trafila di rito: Mondadori, Rizzoli, Baldini e Castoldi, Sellerio... (una trentina)
Risultato? La maggior parte mi hanno inviato la solita letterina squallida con su scritto che gli dispiace, ma i palinsesti sono pieni fino al tremila, forse anche il tremiladieci.
Qualcuno ha risposto intelligentemente (Mondadori), allegando una critica azzeccata e restituendo il dattiloscritto (mai successo).
Qualcuno ha definito l'opera di comicità robusta e sanguigna (Sellerio), ma ha declinato l'onere.
Un altro si è dichiarato entusiasta (Nicolazzini, il press agent di Faletti). Anzi, costui ha preteso tutti gli altri romanzi che tenevo nel cassetto. Li avrebbe visionati e avrebbe deciso lui cosa proporre per la pubblicazione d'esordio. Poi, però, dopo quindici giorni ci ha ripensato. E come li convinco i critici, mi ha detto, che un'opera comica può essere arte? Dovrei fare un lavoro enorme. Non me la sento.
E così eccomi al punto di prima.
Allora l'idea. Su Amazon, se si ha un amico con sufficienti conoscenze informatiche, ci si può autopubblicare. Ho tentato, e il pubblico mi ha premiato. Dal 22 giugno, data di uscita, il romanzo oscilla tra il primo e il secondo posto fra i più venduti della sezione humor. Non dico il titolo perché potrebbe apparire come un'autopromozione indecente.
Allora la domanda: pubblicato in versione telematica ha la stessa valenza letteraria di una pubblicazione cartacea?
E ancora: ma 'sti critici sono legati alla società, o sono dei cavalli impazziti che vivono in un mondo loro?
E ultima: perché i comici sono considerati degli imbecilli in vita e vengono poi osannati come poeti solo dopo morti?
Chi se la sente di dirmene due?
Un abbraccio e... grazie per l'ospitalità.
La grafica è simpaticissima, mette a proprio agio.
In breve ci sapete fare.
Ma veniamo alla domanda sollevata nel titolo.
Sono Alessandro Venturini, un ventiseienne autore emergente.
Autore di cosa?
Romanzi comici.
Quindi la solita trafila di rito: Mondadori, Rizzoli, Baldini e Castoldi, Sellerio... (una trentina)
Risultato? La maggior parte mi hanno inviato la solita letterina squallida con su scritto che gli dispiace, ma i palinsesti sono pieni fino al tremila, forse anche il tremiladieci.
Qualcuno ha risposto intelligentemente (Mondadori), allegando una critica azzeccata e restituendo il dattiloscritto (mai successo).
Qualcuno ha definito l'opera di comicità robusta e sanguigna (Sellerio), ma ha declinato l'onere.
Un altro si è dichiarato entusiasta (Nicolazzini, il press agent di Faletti). Anzi, costui ha preteso tutti gli altri romanzi che tenevo nel cassetto. Li avrebbe visionati e avrebbe deciso lui cosa proporre per la pubblicazione d'esordio. Poi, però, dopo quindici giorni ci ha ripensato. E come li convinco i critici, mi ha detto, che un'opera comica può essere arte? Dovrei fare un lavoro enorme. Non me la sento.
E così eccomi al punto di prima.
Allora l'idea. Su Amazon, se si ha un amico con sufficienti conoscenze informatiche, ci si può autopubblicare. Ho tentato, e il pubblico mi ha premiato. Dal 22 giugno, data di uscita, il romanzo oscilla tra il primo e il secondo posto fra i più venduti della sezione humor. Non dico il titolo perché potrebbe apparire come un'autopromozione indecente.
Allora la domanda: pubblicato in versione telematica ha la stessa valenza letteraria di una pubblicazione cartacea?
E ancora: ma 'sti critici sono legati alla società, o sono dei cavalli impazziti che vivono in un mondo loro?
E ultima: perché i comici sono considerati degli imbecilli in vita e vengono poi osannati come poeti solo dopo morti?
Chi se la sente di dirmene due?
Un abbraccio e... grazie per l'ospitalità.