Fagyas, Maria- La fabbricante di vedove

isola74

Lonely member
Subito dopo la Prima guerra mondiale, in un paesino dell'Ungheria gli uomini partiti per la guerra cominciano piano piano a tornare, stanchi e provati. Per loro tornare significa non solo ritrovare le case dalle quali sono partiti, ma soprattutto ritornare indietro nel tempo, alla situazione dalla quale sono partiti. Ma le loro mogli, che si sono dovute rimboccare le maniche, prima solo per sopravvivere, poi per raggiungere un certo tenore di vita e mantenerlo, non sono disposte a fare un salto indietro nel tempo.
E così nel pacifico paesino succede qualcosa di strano: gli uomini cominciano a morire. Prima i reduci stanchi e malati, poi qualche vecchio, ma poi a casaccio anche uomini giovani, forti, in piena salute. E il tenete che indaga su queste strane morti ha l’impressione che al centro di questa sospetta moria ci sia lei, Amalia. Ha l’impressione che in casa di Amalia entrino delle donne e ne escano delle vedove. E indaga per scoprire una verità che ferisce la sua gioventù, la sua innata onestà e fiducia nel prossimo e le sue poche certezze.


The windowmaker, titolo originale di questo vecchio libro, si ispira a un procedimento penale portato avanti negli anni venti nel Tiszazug (Ungheria), contro alcune donne che avvelenarono i loro mariti o altri parenti di sesso maschile.
Può sembrare un giallo ma non lo è affatto, è piuttosto un tentativo, ben riuscito, di parlare della condizione femminile e del suo riscatto. Considerando che si tratta di un libro uscito in Italia negli anni '70, ritengo che l'autrice sia stata molto coraggiosa e con una prosa abbastanza limpida ha dato voce alle sue connazionali meno fortunate.
Ovviamente lungi da me la giustificazione morale dei fatti....ma se trovate il libro in un mercatino dell'usato prendetelo, vale la pena.
 

isola74

Lonely member
Ma che patria è quella prende un uomo giovane e sano e lo rispedisce al fronte come una bestia e poi lo rimanda indietro come un pezzo di roba inutile che non può più lavorare […] E si aspetta che sua moglie si occupi di lui per il resto dei suoi giorni. E se non lo fa o lo pianta, allora è una puttana e non merita neanche che le si sputi addosso. Adesso mi impiccheranno, ma non me ne importa. Meglio che essere infermiera o cavallo da lavoro e cane da ciechi per tutto il resto dei miei giorni.
 
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