L'Alba d'autunno
Ero da alcune ore nel mio letto cercando di addormentarmi, ma non vi riuscivo, a causa dei pensieri che occupavano la mia mente, nonostante avessi trascorso una faticosa giornata di lavoro. Trovando nello stare lì ad aspettare qualche cosa che sapevo, a mio malincuore non sarebbe avvenuto, come i bambini che la notte della vigilia si nascondono per scoprire Babbo Natale, decisi di alzarmi e uscire per una passeggiata e respirare la pura aria fresca del mattino presto, quando è ancora buio. Presi la mia giacca preferita che avevo appoggiato sulla sedia la sera prima, e mi recai verso l’uscita di casa, ma delicatamente, per il timore di disturbare il sonno di mia sorella. Appena misi il naso fuori dalla porta, sentii di aver scoperto qualche cosa che non avevo mai notato prima, qualche cosa di insolito. Mi accorsi infatti che era giunto l’autunno! Era miracolosamente arrivato sino a qui! In codesto villaggio sconosciuto, purtroppo, a molti.
Il paesaggio circostante aveva assunto un aspetto incantato e suggestivo, come se una piccola fata di questa stagione avesse diffuso la sua magia. Le foglie degli alberi erano di ogni colore, con tinte che variavano dal rosso, al giallo, all’arancione, e di ogni loro sfumatura. Alcune, pochissime, volavano trasportate dal vento, creando delle specie di vortici, e parevano bambini che giocano ad inseguirsi; altre, sempre una minoranza, giacevano, dopo mesi di lavoro, al suolo stanche; altre ancora, le più numerose, erano ancora “appese” alle piante da ove erano nate, e non cedevano nemmeno alle più potenti folate del soffio della Natura, perché volevano vivere sino in fondo la loro breve vita di foglie. Quest’atmosfera era resa ancora più romantica ai miei occhi dalla vista del firmamento di codesta mattina, misterioso, un cielo così assopito e allo stesso momento attento, che caratterizza solamente l’autunno.
Misi quella scena nel mio cuore e nella mia memoria, e mi promisi di ricordarla per sempre . . . E non l’avrei né raccontata a nessuno, né l’avrei descritta su un foglio, perché volevo rimanesse il mio piccolo segreto. Quest’ "egoismo dei ricordi" non l’avevo mai provato prima e quindi costituiva per me,che ho pure molti anni, una novità. Pensai a tutte quelle persone che vivevano in una città o, peggio ancora, in una grande metropoli dove, dalle loro finestre, non potevano far altro che osservare lo smog delle auto, il fumo che usciva denso dai camini di abitazioni e fabbriche, e gli alti palazzi oppure le luminose insegne dei negozi, che avrebbero potuto essere notate anche da un astronauta. Io non li invidiavo perché non potevano provare quell’emozione così forte, tuttavia non come l’Amore, che provavo in quell’istante.
Essendo ancora troppo presto per iniziare a prepararmi per la novella giornata, decisi di fare una passeggiatina per i boschi qui intorno. Mi portai dietro una borsa di carta(possedevo solamente quelle) in modo che, se avessi trovato delle castagne, avrei potuto coglierle. Dopo aver percorso non moltissimi metri, scoprii che la mia previdenza era stata utile, infatti trovai molti di questi timidi frutti che si nascondevano dietro ad una corazza, resistente e spinosa. Cercai di prenderne una decina, facendo attenzione a non pungermi perché, anche se non erano poi così “taglienti”, era comunque più conveniente per le mie mani non provare alcun tipo di dolore, anche se lieve. Adoravo il suono che facevano le foglie quando le calpestavo e, unito al canto dei pochi uccelli che ancora non erano migrati e ai versi degli insetti, mi parevano una grande orchestra di mille archi e altrettanti fiati, e di cui io ero il maestro. Mi guardai un attimo intorno, scoprendo che intorno a me v’era il mare, ma non una d’acqua, bensì di mille colori!
Trascorsi un’abbondante mezz’ora nel mondo del sogno, dopodiché mi incamminai verso la strada del ritorno.
Giudizi
Darida
raccontino delicato, stile ecologista...attento ai particolari, forse troppo, rende leggermente artificiosa la storia, belle le descrizioni, buona adesione al tema.
Bianca
Un bel racconto dolce, originale e scorrevole. Bella e piacevole la descrizione del paesaggio autunnale e dei suoi piccoli abitanti.
Nerst
Bellissima scena autunnale, descritta, trovo, accuratamente in ogni dettaglio. I sentimenti provati dal protagonista sono dolci e spingono alla riflessione di una pausa che, ahimè, ci sfugge ogni dì. L’unica nota, attendevo lo sviluppo di una storia a questa romantica premessa.
Irene
Innanzitutto, preferirei il titolo senza l'articolo, suonerebbe meglio.
Poi, lo scritto è imperfetto dal punto di vista grammaticale (credo che manchi qualche verbo, e ci sono diversi refusi). Oggettivamente, il racconto è scritto benino, in modo dolce (anche se c'è una sovrabbondanza di parole che si poteva evitare, rendendolo anche meno infantile), ed è sicuramente in tema, ma non riesce a coinvolgere il lettore. È poco originale, non si percepisce un grande sforzo inventivo da parte dell'autore.