Kim Ki-duk - L'isola

elisa

Motherator
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La protagonista traghetta e rifornisce di materiali dei pescatori che vanno du delle chiatte in mezzo a un lago pescoso. L'ambiente lacustre è magico, suggestivo, isolato, lì si rifugia un giovane in fuga che instaurerà con la ragazza una relazione complessa fatta di masochismo, attrazione, passione e e rifiuto.

Il film di Kim Ki-duk segna il passo per crudeltà e morbosità visionaria, si vedono scene di sevizie su animali e scene estreme di autolesionismo, simboliche, allegoriche, ma di impatto visivo forte. Il regista gioca con i colori, con i gesti dolci e tenui per poi rivoltarsi con la stessa mano che ha intrecciato un cuore di fil di ferro per sferrare l'incredibile e inaspettata violenza. Film sull'incomunicabilità, la ragazza non spiaccica una parola dall'inizio alla fine e non si parla molto per tutto il film. Film sull'impossibilità dell'amore, chi lo offre fa una brutta fine. Non me la sento di consigliarlo se non agli amanti dell'autore o a spettatori preparati.
 

mickes

New member
indubbiamente di non facile fruibilità questo Kim ki-duk; film che segna l'inizio della poetica del silenzio e del simbolismo astratto, perfezionando i temi fin là embrionali quali l'amore non corrisposto, e più in generale il melodramma votato al parossismo, il macabro romanticismo, la sessualità repressa, la violenza fisica ed autolesionista, come ben sottolinei anche te, sopra tutto, solenne e impassibile c'è l'incomunicabilità a permeare ogni rapporto interpersonale.

l'isola come anello di rincongiungimento, rifugio dell'anima per un amour fou che trova terreno fertile solo nel dolore straziante; un amo da pesca, unico oggetto per assopire un passato difficile, uomini che rifuggono, bestie ferite, nell'introspettiva metafora dell'isola, sacrificando per amore brandelli del proprio passato.

ora sotto con Address unknown e Bad guy :) per me il suo secondo miglior film dietro solamente a La samaritana
 
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