Roth, Philip - La lezione di anatomia

ayla

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TRAMA:
Lo scrittore Nathan Zuckerman non riesce più a scrivere a causa di una misteriosa malattia, che inizia dal collo e dalle spalle e invade tutto il corpo. La sua principale occupazione è vagare da un medico all'altro, ma nessuno riesce a scoprire la causa del suo tormento. Forse la causa del suo male è la scrittura quindi decide di mollare tutto, di fuggire da New York e di iscriversi alla facoltà di medicina per colmare i vuoti della sua professione di scrittore, ma i guai che incontra sono peggiori di quelli da cui fugge.

Sembra una specie di autobiografia, c'è tantissimo dell'autore in questo romanzo, Zuckerman parla e si racconta e, lì dietro, neanche a un metro, c'è lo stesso Roth che si mette a nudo, che parla di sé, della morte dei genitori e del lutto che si porta dietro e dentro, del non rapporto che ha col fratello e la famiglia, del suo blocco creativo, della sua voglia di smettere tutto e ricominciare, della sua paura di affrontare il passato e del suo rapporto con le donne, le sue quattro donne che lo curano e lo viziano...perché ogni uomo, quando è ammalato, ha bisogno della mamma; se la mamma non è disponibile, altre donne dovranno sostituirla. Inizia così questo libro, dove Roth si rende trasparente e si mostra come un uomo pieno di conflitti, di paure, desideri, angosce, un uomo spaccato a metà, in costante bilico tra l'essere e il dover essere, tra la sua identità ebraica che sembra volerlo imprigionare nei riti, usanze e nevrosi da cui ha sempre cercato di scappare e la sua essenza libera e ribelle, il suo "sé" che, lasciato a briglie sciolte, ha finito col ferire irrimediabilmente la sua famiglia, la sua povera mamma.
Parla poi del dolore e del suo "uso", del suo significato, il dolore cronico c'insegna: primo, cos'è il benessere; secondo, cos'è la codardia; terzo, un pò di quello che significa essere condannati ai lavori forzati. Il dolore è lavoro. Ci insegna chi è il padrone. Esatto. Ora elenca tutti i modi di affrontare un dolore cronico. Puoi subirlo. Puoi lottare contro di esso. Puoi odiarlo. Puoi cercare di capirlo. Puoi tentare di scappare. E se nessuna di queste tecniche ti dà sollievo? Percodan; se nient'altro funziona, allora al diavolo la coscienza come volere supremo: bevi vodka e impasticcati.
E poi esiste veramente poco che possa eguagliare il suo stile, pulito, secco, preciso, dannatamente onesto e tagliente.
Non raggiungerà i vertici di Pastorale americana ma è sicuramente da leggere.
 
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