Auster, Paul - Nel paese delle ultime cose

velmez

Active member
Immaginate un posto dove le persone (la nonna, il droghiere, il vicino di casa) e gli oggetti (le auto, lo spazzolino, la caffettiera, la gomma da cancellare) sono a rischio di estinzione. Una mattina ti alzi e non c'è più il postino o lo schiaccianoci. E non solo il tuo, ma quello di tutti. Qualsiasi rimasuglio diventa allora l'oggetto più prezioso del mondo, soprattutto per i "cacciatori di oggetti", persone in grado di uccidere per accaparrarsi, che so, un mozzicone di matita. La prima edizione italiana di questo romanzo è stata pubblicata nel 1996 da Guanda.

Questo libro mi ha colpito piacevolmente. sembra un po' l'evoluzione di The road (il film) in un'ottica più statica ma globale: qui si presume l'esistenza di un'intera società (anzi molteplici società che convivono)... io mi sono immainata una New York nel più apocalittico dei futuri possibili!
Mi stupisce che nessuno lo abbia mai recensito sul forum, è un libro che merita davvero e mi è piaciuto molto di più rispetto a Trilogia di New York!
 

mickes

New member
finito or ora. libro bellissimo, agghiacciante in più circostanze, racconta un futuro distopico con ascisse e coordinate totalmente rapportabili ai giorni nostri inseguendo i rivoli di un'umanità che cerca la "vita", una speranza che anche lottando fatica a trovare; esistenze all'interno di un tunnel -sempre più sretto e ostico- dove non si riesce a intravedere alcuna luce alla fine. scrittura -come al solito con Paul auster- sopraffina, densa e scorrevole.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Che piacevole rivelazione!
Non avevo mai letto nulla di Auster e grazie a velvet che l'ha proposto per l'attuale sfida dei libri del cuore ora ho avuto la possibilità di farlo.

Nonostante lo scenario apocalittico a me questo romanzo è davvero piaciuto, non conoscevo ancora il filone distopico e negli ultimi tempi mi sono resa conto di preferire queste storie "al limite". L'ho trovato scorrevole, appassionante e davvero coinvolgente.
Soprattutto perché sto vivendo una situazione particolare che in parte assomiglia a quella vissuta dalla protagonista, con le dovute differenze e distanze, ovviamente, ma lo stesso parecchio simile per certi versi 😱.

Per lo specifico vi rimando al mg che è ancora in corso http://www.forumlibri.com/forum/gru...l-paese-delle-ultime-cose-di-paul-auster.html
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Bello e angosciante, terribile ... senz'altro ho letto romanzi distopici che mi sono piaciuti di più - Cecità, La strada, 1984, libri con cui ho trovato diverse analogie - ma l'atmosfera claustrofobica e la perdita progressiva di ogni speranza sono rese perfettamente dallo stile di scrittura di Auster, fluido e intelligente, senza fronzoli, che va dritto al dunque con un linguaggio forte, chiaro ed efficace.
Le personalità non emergono in modo particolare, quasi a voler sottolineare che un ambiente del genere non può non annientarle. Mi ha colpito soprattutto Ferdinand, l'unica personalità in cui gli effetti legati ad un certo modo di vivere sfociano nell'abbrutimento e nella violenza.
Il libro è scorrevole e, a suo modo, avvincente. Si legge tutto d'un fiato.
L'angoscia e la mancanza di una via d'uscita che si respira pagina dopo pagina è alleviata dalla presenza, a tratti, di un sentimento d'amore in svariate forme.
Ciò che angoscia è anche l'attualità di questo romanzo, apparentemente fantascientifico. Mi ha impressionato molto il punto in cui si tratta della scomparsa progressiva delle parole, in seguito alla scomparsa degli oggetti con esse identificati. Una volta scomparsa la parola, scompare il ricordo, l'essenza dell'oggetto e così, pian piano, scompare il mondo, la vita, l'essenziale.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Lettura a me molto congeniale, a parte le prime pagine un po' arruffate, perché in poco riesce a dire molto e lascia lo spazio al lettore perché possa esprimere i suoi pensieri man mano che si procede con la lettura. Anna scrive al fidanzato che sembra essere inghiottito in questa città dove per sopravvivere bisogna armarsi di forza e determinazione ma dove i sentimenti non sono assopiti perché ogni volta che una persona "vera" viene a contatto con la protagonista esce fuori tutta l'umanità che anche nei frangenti peggiori si affievolisce ma non scompare. Questo ottimismo dell'autore che pur descrivendo un mondo allo sbando è il punto di forza di questo libro, quello che ti fa vedere come in uno specchio le emozioni che si provano nel dover combattere per la sopravvivenza ma nello stesso tempo restando umani. E' un percorso dentro di noi che ho apprezzato molto.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Devo dire che Auster è stato un po’ “ruffiano” nella scelta del tema; è un romanzo ecologico in senso stretto, e per parlare oggi di ecologia devi saper scrivere, altrimenti rischi di risultare ridicolo. C’è qualcosa di Orwell, qualcosa di Bradbury e un pizzico di Huxley, tanto sarebbe bastato per farne un pastrocchio micidiale.


Ma chi scrive è Paul Auster e il pastrocchio diventa una salsa raffinata.

La storia stenta un po’ a decollare e, almeno all’inizio, ho avuto qualche perplessità, ma poi devo dire che il crescendo delle disavventure mi ha tenuto incollato nella speranza che qualcosa rimanesse, nella speranza che rimanesse almeno la…speranza.

Un mondo in cui le stagioni non ci sono più, un mondo in cui le cose che prima venivano utilizzate per ragionare, adesso vengono sfruttate per produrre, un mondo in cui non si capisce più nulla, è evidente, non ha più sorrisi da regalare. Se non fosse stato uno come Auster a scrivere questo romanzo, sarebbe stato facile scivolare in qualunquismi o stereotipi illeggibili. Invece è tutto perfettamente equilibrato, trama e forma vanno a braccetto e ci stanno pure parecchio bene. Scritto in modo sempre più “stringente”, alla fine diventa quasi claustrofobico.

Parlando di genere distopico, personalmente lo metto senza remore a fianco dei classici “1984”, “Il mondo nuovo” e “Fahreneit 451”. Quattro libri da leggere (magari intervallandoli con qualcosa di più leggero:HIPP).

Sparisce tutto in questo romanzo e alla fine non rimane che il ricordo di qualcosa che non sappiamo.

Peggio della fine del mondo.
Votato 4/5
 
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estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Libro davvero singolare, nel quale Paul Auster ci presenta un ambientazione post-apocalittica, certamente distopica, nella quale tutto è distruzione, tutto è perdita e bisogna diventare duri, previdenti, astuti e pronti a tutto per sopravvivere. Lo capisce a sue spese Anna, la voce narrante di questo libro impostato in forma di lunga lettera, che parte per la Città della distruzione alla ricerca di suo fratello William partito per quel luogo e disperso da tempo, e si ritrova in un luogo in cui ogni giorno si lotta contro la morte e dal quale non sarà facile uscire.
Non so dire, in verità, se questo libro mi sia o non mi sia piaciuto: credo, però, che nasconda molti spunti di riflessione (come ad esempio l'idea che tutto questo sia una forma di espiazione dei peccati del passato) e che meriti una rilettura. Ad ogni modo non è un libro banale e può risultare interessante se si ha la pazienza di seguire l'autore.
 

velvet

Well-known member
La descrizione di questo mondo in distruzione è interessante, coinvolge e si lascia leggere ma poi in fondo non ne ho compreso il vero senso. Non è chiaro da cosa questa distruzione sia generata, potrebbe essere la rappresentazione dell'autodistruzione umana. :boh:
Nel complesso non l'ho apprezzato molto, Auster ha fatto molto di meglio.
 

Spilla

Well-known member
Piccoli spoiler

Mi ero dimenticata di copiare il mio commento al termine della lettura in gruppo. Lo faccio ora.

Il senso della vicenda, a mio parere, sta nella diversa reazione con cui l'essere umano affronta situazioni di estrema difficoltà, al limite della disperazione. Ci sono coloro che tentano di far sopravvivere i resti delle routines del passato (Isabel), quelli che si rifugiano in un'attività ossessiva e totalizzante (Sam), quelli che si sacrificno per assistere il prossimo (Victoria), chi si rifugia in un mondo di invenzioni, una sorta di realtà virtuale rassicurante (Boris). E c'è chi, come Anna, assiste impotente ma resiliente, convinta che l'importante sia poter fare solo un altro passo, vivere solo un altro giorno.

Nella postfazione leggo che Auster avrebbe delineato il nostro mondo, in corsa verso la propria autodistruzione. Può essere, ma se così fosse il libro sarebbe, a mio parere, eccessivamente superficiale e vago.

Se posso dirlo, non sono del tutto soddisfatta di questa lettura. Non che non sia stata gradevole, anzi, ma mi e sembrato che tutto questo mondo sia stato creato per poi... boh! non farne niente. Insomma, tutta la descrizione apocalittica delle prime 30 pagine ad un certo punto sembra scomparire. Le strade che si sgretolano sotto i piedi di chi cammina, tanto da fargli temere seri incidenti ad ogni passo, alla fine sono abbastanza comode da passarci in automobile (e col carrello della spesa, perfino...). Non si capisce cosa porti l'umanità al punto di rovina in cui la troviamo, né perché nessuno tenti di trovare possibili soluzioni. Mi e sembrato un libro non ben congegnato, che non mantiene ciò che promette e abbandona temi e scenari che inizialmente avevano tenuto la scena.
Perciò per me ottiene un voto medio, niente infamia e niente lode
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Questo è il secondo libro che leggo di Auster, e anche se non mi ha dato le stesse sensazioni di 4321, che ho amato, è stata comunque una lettura interessante, un distopico in forma epistolare che si concentra sul tema della perdita:
delle persone amate, del luogo chiamato casa, della memoria, delle cose, perfino di sé stessi.
All'inizio ho fatto fatica ad ambientarmi ma quando sono stati introdotti i primi personaggi (oltre la narratrice) la lettura è diventata più agevole.
Il libro è breve e l'autore non si dilunga molto, ci sono molte cose su cui restano domande, in particolare sulla storia che ha portato al mondo descritto dall'autore, ma credo che la cosa più importante in questo romanzo sia la chiave di lettura sul nostro mondo, anche se non ho notato chiari collegamenti a temi caldi del nostro tempo. A tratti sembra più un vivido incubo, in cui alcune parti della storia restano nell'ombra, che non un romanzo completo.
Nonostante la fatica iniziale ad ambientarmi nel mondo descritto dall'autore
(la narrazione inizia senza personaggi oltre alla narratrice, che però resta a lungo invisibile, catapultandoci in questo mondo in cui tutto è fame, solitudine, sofferenza, desolazione)
ho riconosciuto lo stile dell'autore, il suo concentrarsi sul personaggio della narratrice che si ritrova, come molti altri,
circondata da centinaia di persone ma sempre più sola, isolata in un mondo che sembra destinato a sparire inghiottendo tutto ciò che lo circonda.

Voto: 3,5 stelle su 5 (7/10)
 
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