Quando parlo di "accostare" intendo, appunto, porre accanto sul medesimo podio autori di pari livello. Sono abbastanza sicuro che per i primi tre inclusi nella lista, ovvero dante, shakespeare e goethe, si possa affermare che tutti e tre sono grandi talenti, unici per l'ampiezza della ispirazione, per la capacità espressiva e narrativa, per la introspezione, per la immaginazione. Sono uno italiano, uno inglese e uno tedesco: è vero che parliamo di nazionalità ed epoche diverse, ma di geni non ne nascono tutti i giorni e sempre nello stesso posto. Ho iniziato questa discussione perché mi mancava un francese, e non me la sento di mettere insieme a loro Dumas. Ci ho pensato ancora su e mi sono detto, che sbadato, ma certo che c'è il francese ed è sicuramente .... Proust!!!
Concordo assolutamente su Proust
E, visto che mi pare giusto, direi che per la Spagna, non si può lasciare a casa Cervantes...
Il problema è che la questione è mal posta. Goethe non è ai livelli degli altri due combattenti.
A Goethe potrei vagamente accostare (in termini di "peso" eh...) Montaigne, Moliere e Proust (il quale ultimo, vale almeno quanto il teteschkho)
Qualcuno cita Cervantes.
Ma non si parlava di francesi? Bhè, perché se si parla di Cervantes, questi è superiore anche a Goethe (e non di poco). Mi duole dirlo ma è così
Io ho interpretato "Dante - Shakespeare - Goethe" come un po' una definizione del canone europeo, da cui Cervantes non potrebbe assolutamente rimanere fuori, per come la vedo io.
Da altri punti di vista sarebbero quasi imparagonabili, come autori "esemplari" nella formazione letteraria europea, per me, Goethe merita a pieno titolo di star lì.
Se parliamo di livello di bravura, io farei due sole categorie: Dante Alighieri e il resto del mondo con in cima Shakespeare
Sono d'accordo sugli autori canonici: Goethe ne fa parte senza alcin dubbio.
Su Cervantes... L'autore del topic parlava di francesi
Io invece considero Shakespeare al livello del nostro Dante. Due creatori di grandezza smisurata.
Shakespeare e`piu`grande di Dante. Cosi`come Dante lo e`del Manzoni.Sono d'accordo sugli autori canonici: Goethe ne fa parte senza alcin dubbio.
Su Cervantes... L'autore del topic parlava di francesi
Io invece considero Shakespeare al livello del nostro Dante. Due creatori di grandezza smisurata.
Per me e`piu`grande per la vastita` di argomenti trattati e il numero di grandi opere.
Dante e`assoluto/superlativo nel trattare il tema del peccato,della grazia quindi della fede e dell'amore stilnovista,cosi`come della politica del suo tempo.
Ma Shakespeare indaga nel profondo l`animo umano privo di freni religiosi e politici.
Amore e passioni sono il vero fulcro delle sue opere cosi`come il dramma,e tutto cio`abbandona un piano meramente strumentale: l'uomo e`narrato in quanto se stesso libero da pregiudizi e precetti.
Bhè, la vocazione alla "stasi" di Dante è evidente oltre la misura del mio dire se paragoniamo i suoi caratteri con altri. La Commedia, non a caso, NoN è un romanzo, e non è (neppure vagamente) "drama": non è, insomma, narrazione di caratteri: è piuttosto un "affresco". Con tutte le conseguenze del caso, direi. Né potrebbe mai narrare del dinamismo agonico dell'animo umano come fa Shakespeare, altrimenti, semplicemente, andrebbe perduto quando di eccelso vi è in essa.Credo sinceramente di non avere le competenze per leggere - e comprendere pienamente - Shakespeare in lingua. Sì, certamente il testo a fronte l'ho letto in simultanea, ma non ho le competenze per comprenderlo almeno quanto posso comprendere Dante.
Però un appunto devo farlo... dov'è la perfezione statica? Non ho compreso forse io, ma la Commedia è un viaggio ed è formazione. Le anime forse saranno statiche perché sono, come dire, "tappe del viaggio", ma l'agens, Dante, è forse quanto di meno statico vi sia nella storia della letteratura. Anche perché il "dunque" della Commedia è il viaggio di Dante e quindi il suo percorso, la sua formazione, il percorso di salvezza dalla selva oscura alla purificazione nell'Eden e poi nel Paradiso. Non credo si possa assolutamente dire che la Commedia abbia un carattere statico. A questo punto mi vien da chiedere se sia Dante a esser stato letto
Sicuramente Shakespeare è molto più vicino alla sensibilità moderna di quanto non lo sia Dante. Vuoi per una questione cronologica, vuoi per una questione ideologica, vuoi anche per il modo stesso di concepire la letteratura e per il tipo di fruizione a cui le opere erano destinate. Concordo sul fatto che siano imparagonabili da quel punto di vista. Personalmente, Shakespeare non mi ha mai fatto lo stesso effetto che mi fa Dante, ma credo che non mi capiterà mai di leggere altro al di fuori della Commedia e di pensare "questa è la perfezione: nessuno può andare oltre". Ripeto che comunque è una questione di gusti personali e di studio, soprattutto di studio.
Bhè, la vocazione alla "stasi" di Dante è evidente oltre la misura del mio dire se paragoniamo i suoi caratteri con altri. La Commedia, non a caso, NoN è un romanzo, e non è (neppure vagamente) "drama": non è, insomma, narrazione di caratteri: è piuttosto un "affresco". Con tutte le conseguenze del caso, direi. Né potrebbe mai narrare del dinamismo agonico dell'animo umano come fa Shakespeare, altrimenti, semplicemente, andrebbe perduto quando di eccelso vi è in essa.
Poniamo a confronto il percorso del Dante-carattere con i protagonisti di Cervantes e delle tragedie shakespereane e... capiremo. Quanto "cambia" un Dante-carattere dinanzi ad un Amleto, ad un Chisciotte, ad un Faust, ad un Lear. D'un nulla, a confronto. Difatti Dante-carattere non è affatto tra i personaggi più dinamici della storia della letteratura (a meno che Moliere, Shakespeare, Goethe, Cervantes, Balzac e quasi tutti i grandi romanzieri non siano una mia personale allucinazione)
D'altra parte, non potrebbe essere diversamente, visti e considerati una serie di presupposti storici e culturali.
Ma la grandezza del Nostro sta proprio in questo.
Detto ciò, anch'io continuo a preferire Dante
Di questo me n'ero accorto anch'ioLa Commedia, a volerla inquadrare in un genere, è un poema epico che ha delle sostanziali differenze con il poema epico classico (l'Eneide, visto che Dante non conosceva direttamente Omero), a partire dal fatto che il protagonista non è un lui ma è un io.
Davvero?Eccome se c'è un "carattere", un "personaggio" nella Commedia: quel personaggio è proprio Dante!
Anche queste sono parole tue , non mieOltre al fatto che se c'è così tanta distanza fra Dante e gli autori che hai elencato tu, perché definire la vocazione alla stasi o al dinamismo di Dante per contrasto con qualcuno che non ha nulla in comune?
Vedi supra.Un'opera va contestualizzata, non ha senso definire Dante paragonandolo, per esempio, a Balzac che scrive cinque secoli dopo.
Ritengo tu non abbia capito nulla di ciò che intendevo dire. Non si parla di varietà di stati d'animo o quant'altro. Parlavo della caratterizzazione dinamico-agonica tipica di Shakespeare. Caratterizzazione che in Dante non c'è. E per fortuna. Né potrebbe essere altrimenti.Dove c'è un percorso non può esserci stasi, per definizione XD se Dante fosse un personaggio statico non si troverebbe dalla selva oscura al paradiso, non passerebbe dal timore del "io non Enea, non Paulo sono" di Inf. II al "avvegna ch'io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura" di Pd. XVII, lo stesso canto in cui il Dante-autore attraverso Cacciaguida dopo la profezia dà a Dante-attore il compito di rendere manifesta la sua visione...
Dante ha una varietà di atteggiamenti grandissima in tutta l'opera. Per esempio, ancora, si passa dalla pietà per le anime incontinenti al disprezzo per la maggior parte delle anime in Malebolge.
E meno maleE' normale che la dinamicità di Dante non sia la dinamicità di Amleto.