Un padre fa un regalo speciale a suo figlio per il suo compleanno: una giornata insieme, a zonzo per Palermo per raccontare la storia di un supereroe moderno.
Un libro semplice, si capisce fatto per i ragazzi che non sanno niente di mafia e dei coraggiosi magistrati del pool anti-mafia, Giovanni Falcone in testa.
Ma forse proprio per questa linearità didascalica nel ricostruire giornalisticamente le vicende (Garlando è prima di tutto un giornalista sportivo) è un libro consigliabile anche per i grandi, perché con chiarezza ricostruisce un periodo della nostra storia recente che può risultare confuso a chi l’ha vissuto attraverso le notizie del telegiornale, almeno per me è stato così.
La cosa che mi ha colpito di più è stata la semplicità dei concetti morali che stanno alla base del racconto di questo padre, che non sono ridotti a questo livello di semplicità perché anche i ragazzi li possano capire, ma sono proprio così per la loro natura universale: il senso del dovere, le necessità di combattere l’ingiustizia, di non distogliere lo sguardo di fronte a chi viene oppresso, la necessità di rompere la logica del più forte che schiaccia il più debole. Mi ha colpito perché come il Giovanni, il ragazzino a cui viene raccontata la storia di Falcone, alla fine mi sono chiesta: ma io qui, nella mia vita, cosa posso fare, qual è il ladro di paghette o lo spintonatore di bambini giù dalle scale davanti al quale volto lo sguardo per non vedere?
Francesca