Abate, Carmine - La collina del vento

Molti accusano il Meridione di essere una palla al piede del nord Italia. Molti son convinti che la Questione meridionale sia sempre esistita. Molti son convinti che il Sud da sempre sia stata terra di emigrazione.
Basta leggere questo libro per capire che dal Sud si è iniziati a partire solo dopo il 1871, quando la guerra di conquista scatenata dai piemontesi e che tuttoggi noi studiamo sui libri di storia e chiamiamo gloriosamente risorgimento, terminò. E da “briganti”, fummo costretti a trasformarci in emigranti.
Il libro accenna anche alla quotizzazione delle terre del 1892 in Calabria. I Borbone concedevano ai poveri cristi, l’uso di terre civiche per poter sopravvivere nei periodi di magra. Funzionava così, quest’anno il raccolto è stato scarso, allora il Re mi concede il prossimo anno di usare il bosco per la legna e di poter seminare e raccogliere anche nelle terre dello Stato il prossimo anno. Non si arricchivano, ma mangiavano. La povertà nel Meridione d’Italia, non era differente dalle altre parti d’Europa. Non c’era moneta, ma i consumi dei contadini meridionali erano più alti dei loro colleghi in Germania, Inghilterra, Irlanda, Francia. Poi vennero i Savoia e svendettero alla grande borghesia agraria le terre destinate dai tempi di Federico agli usi civici. E per evitare una nuova guerra civile, nel 1892, assegno le terre peggiori, pietrose ed infertili, ai contadini poveri, a coloro che ancora non erano partiti per terre assai lontane.
La storia della famiglia Arcuri, è una storia fatta di fatica, dolore e amore.
L’uso del dialetto è necessario. In quelle parole senti l’odore della Calabria, il sudore dei contadini, vedi le loro facce bruciate dal sole, senti il loro dolore per coloro che sono costretti a partire, percepisci il loro desiderio, le loro volontà.
Nel libro rivedo situazioni e colori della mia terra. Non immaginate quanta gente è partita per terre assai lontane lasciando in Italia moglie e figli e senza dare più notizie. Anche due miei parenti.
Libro da leggere, libro da ascoltare.


"A sua madre si
leggeva negli occhi l'insoddisfazione
rancorosa, il rimpianto della giovinezza spensierata, e non
c'era giorno in cui non
malediceva il marito, chiamandolo con disprezzo
"chjachjèllu", cioè loffio spregevole, che
aveva buttato a mare la fede nuziale per una zoccola
mericana e non si era fatto più vivo
né con una let tera né con un dollaro bucato.
"

 
Il giorno della Pasquetta tornarono tutti insieme sulla
collina rossa con il carretto trainato
dal mulo. Avevano portato da mangiare provole, formaggi,
salsicce, soppressate, un
prosciutto intero, carne di agnello da arrostire in loco,
pane e vino a volontà, mentre le

arance e i mandarini li avrebbero raccolti freschi dagli
alberi e le insalate dall'orto. Alla
famiglia Arcuri potevano mancare i soldi, il cibo mai,
neanche durante la guerra, diceva
mio padre con orgoglio.



Nel Meridione potevano mancare i soldi, ma il cibo mai, almeno fino a quando i savoia ed i loro luogotenenti in loco, quell'aristocrazia parassita, quei gentilomini, non si spartirono le terre della chiesa e gli usi civici dei Borbone. Ed allora la fame venne a stanarli a casa, compreso i miei nonni e si parti per le Americhe lontane.
 
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