Barnes, Julian - Il senso di una fine

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Tony riceve in eredità 500 sterline e il diario di un suo amico del liceo che si era suicidato a 22 anni, Adrian. La cosa strana è che tutto questo glielo ha lasciato la madre di Veronica, una ragazza con cui lui aveva avuto una relazione durata circa un anno e che dopo che lui l'aveva lasciata aveva iniziato una storia con Adrian. Perché la madre di Veronica gli ha lasciato tutto ciò? Con questo dubbio cerca di rimettersi in contatto con lei, oramai sono sulla sessantina e tante cose sono passate e cambiate in quegli anni.

E' un romanzo molto bello e coinvolgente che parla di come la storia personale abbia tanti punti di vista di cui spesso neanche noi siamo del tutto al corrente. Abbiamo bisogno degli altri che avvalorino quello che siamo e quello che siamo stati e ogni cosa che accade può avere un peso diverso a seconda di come le cose vengono vissute o interpretate. Si può trascorrere una vita banalissima e non accorgersi che altri dai nostri banali gesti vivranno situazioni ed accadimenti assolutamente non banali. E' un romanzo che si legge come un giallo, cosparso di indizi e che alla fine quando si scopre il segreto che lega tra loro i protagonisti si rimane sorpresi da come nascono le storie, quelle della vita di tutti, che noi interpretiamo spesso senza sapere e che si rivelano diverse proprio perché non eravamo a conoscenza di tutti i fatti. Un autore da conoscere meglio.
 

Wilkinson

Member
Julian Barnes uno dei quattro maggiori scrittori inglesi ( con Martin Amis, Ian McEwan, Kazuo Ishiguro) ha scritto un gran bel libro, di sicuro il suo capolavoro, vincitore del booker prize 2011 (e quanto sono più indicativi i premi anglosassoni rispetto ai nostrani..)

Un romanzo breve diviso in due parti : nella prima vengono raccontate le vicende collegiali di quattro amici; nella seconda chi parla è il protagonista sessantenne che rievoca la sua vita passata e riflette.

Riflette su cosa ? Sul passato. Su quello che ci rimane del nostro passato, su come certe esperienze rimangano indelebili mentre gran parte della vita scorre monotona e senza lasciare traccia.

Cosa abbiamo compreso veramente della nostra vita ? E quello che ricordiamo è davvero la verità ? (" La Storia è quella certezza nata nel momento in cui le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione")

Una riflessione sul senso delle cose, sul trascorrere del tempo, sulle illusioni della gioventù e sul diventare adulti ; ma anche quello che comprendiamo di queste cose nel corso degli anni. Abbiamo riflettuto abbastanza su ciò che viviamo o abbiamo vissuto ?
Julian Barnes scrive un romanzo filosofico in modo che non lo sembri con uno stile molto inglese, bello, semplice, cristallino e avvolgente.

"Proprio non ci arrivi. Non l'hai mai fatto e mai lo farai. Quindi smetti proprio di provarci" E' l'accusa che il protagonista si sente rivolgere a più riprese. E nel sottolineare più volte il suo essere un uomo comune, per nulla speciale e la modestia della propria vita, Barnes riesce a conivolgerci ancora di più nella diverse sfaccettature della vicenda : laddove pare tutto semplice si cela la complessità.

L'autore a più riprese è come se facesse delle pause cercando di dirci : guarda che questo libro riguarda te, pensaci.
Con le sue frasi limpide riesce a proporre interrogativi filosofici in modo apparentemente semplice. Riusciamo a cogliere la verità che ci scorre accanto e che magari per tutta la vita ci è sfuggita ?


"Quante volte raccontiamo la storia della nostra vita? Quante volte editiamo, abbelliamo, facciamo astute rimozioni? E più a lungo la vita prosegue, meno sono quelli attorno a noi che possono contestare il nostro racconto, ricordandoci che la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che abbiamo raccontato sulla nostra vita. Raccontato agli altri, ma - soprattutto - a noi stessi."

E' scritto talmente bene che vien voglia di citare molte frasi, ma meglio fermarsi
Una lettura da fare e che difficilmente si scorda.
 

MadLuke

New member
La vita cola dalle larghe maglie della nostra inconsapevolezza

Raramente capita che un libro sappia ipnotizzarmi come questo: anche dopo averlo letto interamente, volere ritrovare solo un passaggio, e accorgermi che sto invece rileggendo intere pagine.
E' comune pensare che la vita sia data dalla somma delle nostre scelte, non è così, non solo per il protagonista di questo breve quanto intenso romanzo. Al termine del viaggio lungo una vita, può capitare di realizzare come negligenze, pigri consigli ascoltati o recitati con noncuranza, ricordi parziali o parzialmente errati, gesti distratti e superficiali o fughe dagli affanni quotidiani, possano accumularsi fino a stravolgere il rapporto con la realtà, fino a estraniarsi dalla realtà, al punto da non riconoscere più neanche se stessi. "La vita è ciò che ti succede mentre sei impegnato in altri progetti" diceva John Lennon, e questo romanzo sembra una perfetta esemplificazione di questo aforisma.
Non ci sono "punti di fuga" per l'autore di questo romanzo, per sfuggire a questa spirale che ci oblia. Nessuno dei personaggi, così splendidamente tratteggiati negli asciutti dialoghi, nei numerosi e splendidi aneddoti realisti, anche solo prova a sottrarsi a questa lenta morte dello spirito.
Solo nell'ascolto attento della realtà, è la mia personale conclusione, risiede l'antidoto a questo veleno a effetto lento, che ci distrae dal vivere mentre inesorabile sopraggiunge la vecchiaia. Nella cura e attenzione in ogni gesto, anche in ogni parola o pensiero che esprimiamo, nella continua ricerca di significato, si coltiva uno spazio che rimane inviolabile alla morte dell'animo, dove possa arrivare di tanto in tanto un soffio di vita autentica, per riaffermare caparbiamente la nostra ostinatamente inestinguibile unicità.
 

Meri

Viôt di viodi
Il desiderio di capire i segreti ti porta a leggerlo di corsa. Merita.

Ma mi è rimasto un dubbio: Veronica perchè ha fatto conoscere il fratello Adrian a Tony. Voleva fargli capire che non era rimasta con lui perchè non idoneo ad occuparsi del fratello insieme a lei?
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ho scoperto nei mesi scorsi questo libro del 2011 (e il suo autore) attraverso il film che ne è stato tratto l'anno scorso col titolo italiano de L'altra metà della storia, così ho deciso di leggerlo prima di vedere la trasposizione cinematografica per farne un confronto.
Devo dire che il titolo originale mi aveva attirata e incuriosita parecchio. La storia narrata è piuttosto appassionante anche se non sono ancora sicura se il finale mi sia piaciuto, però almeno non è scontato perché anche io, come il protagonista, all'inizio avevo capito tutt'altra cosa.
Terminata la lettura mi sono chiesta se mi ritroverò come lui a 60 anni (se mai ci arrivo :paura:) a rendermi conto di non aver vissuto veramente e la risposta, ahimè, è stata affermativa.

Ho trovato parecchie citazioni interessanti, alcune delle quali voglio condividere con voi:

A insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano; ogni tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non si presenta mai più.

Mi sento più tranquillo con la storia sulla quale si è ormai grossomodo raggiunto un accordo. CONCORDO

Con quale frequenza raccontiamo la storia della nostra vita? Aggiustandola, migliorandola, applicandovi tagli strategici? E più avanti si va negli anni, meno corriamo il rischio che qualcuno intorno a noi ci possa contestare quella versione dei fatti, ricordandoci che la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato. Agli altri, ma soprattutto a noi stessi.

Quando siamo giovani e sensibili siamo anche più cattivi che mai, mentre, con il rallentarsi del sangue nelle vene, quando la sensibilità delle cose è meno acuta, e noi più corazzati e più capaci di tollerare le ferite, diventiamo anche più capaci di tollerare le ferite, diventiamo anche più attenti a non far male. NON SONO D'ACCORDO
 
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