Scrivere un romanzo

P

ParallelMind

Guest
A volte nella vita di tutti i giorni si avverte la difficolta`estrema nel comunicare: trasmettere un messaggio,un significato o anche un semplice pensiero.
E`questo forse che porta il piu`delle persone a scrivere un libro?
Un rimedio alla grande distanza che divide oggi le persone.
 

alexyr

New member
il piacere di farlo.
o meglio ,l'impossibilita' di non farlo.
alle volte DEVI scrivere. e basta.
 
Io ho scritto di me come parte della mia terapia.
Cercavo di fermare i pensieri e di scacciare i fantasmi dalla mia mente
Onestamente non ho altre storie al momento da raccontare
Ma capisco chi vive per scrivere delle storie
La fantasia aiuta a vivere meglio una vita spesso avara di gioie e speranze.
Chi ha questo dono deve sfruttarlo al massimo.!
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Amo scrivere, benchè non sia capace di inventare storie ma solo (e neanche tanto bene) di tradurre la realtà... Una sola volta nella mia vita ho scritto perchè non potevo non farlo. E quando l'ho fatto, il mio scrivere mi ha salvato. Mi ha davvero salvato...
 

Holly Golightly

New member
Ma confrontarci puo' essere utile. Raccontare le proprie emozioni aiuta a liberarci dai fantasmi della mente

Prendo spunto da questo...
Io credo che ognuno debba raccontare come meglio crede le sue emozioni e debba liberare i fantasmi della mente quando lo ritiene necessario. Secondo me c'è anche un tempo per liberare i fantasmi, e la scrittura può essere uno di quei tempi.
Trovo veramente bello quel che ha scritto Ayuthaya, secondo me "scrivere perché non si può non scrivere" è l'essenza stessa della scrittura, quella vera e autentica.
Credo che esistano milioni di motivi che possono spingere qualcuno a scrivere. Per trasmettere un messaggio, per liberare la mente. Io ho sempre scritto a tempo perso, ma tutte le volte è stato un po' per liberare la testa. Non una cura, ma un tradurre in immagini tutto quello su cui avevo riflettuto. Esistono varie forme di scrittura, può essere un piacere, una cosa che va fatta e basta (e credo sia la forma più "alta"), può essere una cura, può essere un modo per trasmettere un messaggio. Di solito diffido di chi scrive per veicolare un messaggio, come diffido di chi fa della scrittura un gioco di forme (i vari figli di Baricco, per intenderci: quello non è scrivere, è giocare con le parole). Diffido di tutti i libri che non sono sinceri. Il primo requisito per scrivere un buon libro è non mentire né al lettore né a se stessi. Anche il libro tecnicamente più bello, se manca di sincerità, diventa un gioco di stile.
Credo che ognuno debba votarsi a quello che ritiene più adatto a sé, un po' come un abito, ognuno deve scegliere quel che gli piace, che gli sta meglio e che lo fa sentire a suo agio.
Io non credo nemmeno che un libro sia un modo per accorciare le distanze che dividono le persone. Può essere un modo per comunicare con gli altri per qualcuno, per un altro può semplicemente essere un modo per comunicare con se stesso. Secondo me è anche un presupposto sbagliato pensare che la comunicazione sia necessariamente di uno verso il resto del mondo. Certe volte gli esseri umani non comunicano con la loro testa, e la scrittura può essere un mezzo di comunicazione sublime.
 
Chi scrive deve avere chiaro in mente la"mission" che si pone
E' vero chi scrive senza onesta risulta falso nello scrivere
Una storia deve prenderci,coinvolgerci
Secondo me un libro deve darci sempre qualcosa.
Quando finisco di leggere un libro e non "sento" nulla significa che l'autore ha fallito.
La cura la troviamo nella forza delle emozioni che proviamo
La scrittura e' lo strumento per uscire fuori
 

Holly Golightly

New member
Chi scrive deve avere chiaro in mente la"mission" che si pone
E' vero chi scrive senza onesta risulta falso nello scrivere
Una storia deve prenderci,coinvolgerci
Secondo me un libro deve darci sempre qualcosa.
Quando finisco di leggere un libro e non "sento" nulla significa che l'autore ha fallito.
La cura la troviamo nella forza delle emozioni che proviamo
La scrittura e' lo strumento per uscire fuori

Ma, sulla prima cosa, a essere sincera, non sono d'accordo. Un autore può anche iniziare a scrivere e decidere a posteriori la sua "mission". Ognuno deve essere libero di scrivere e di riflettere sulla scrittura in modo del tutto personale...

Sul fatto di non sentire nulla, non è un fallimento dell'autore. Non è detto che se tu non abbia sentito nulla, nessuno abbia sentito nulla. Tipo, un libro che io avrei sbattuto al muro come Non ti muovere della Mazzantini, a molti è piaciuto e ha detto tanto. Io l'ho trovato finto e costruito. Un libro che molti hanno odiato, come La solitudine dei numeri primi mi è piaciuto e mi ha trasmesso qualcosa. Ma mi rendo conto che non tutti sono in grado di capire - e non per un limite "intellettivo" - quel tipo di solitudine.

Tu secondo me parti da un presupposto solo: che la scrittura sia una cura. Ma una cura presuppone una malattia. Può essere così per alcuni, per altri può essere una semplice necessità che non presuppone una malattia da cui guarire...
 
Ma, sulla prima cosa, a essere sincera, non sono d'accordo. Un autore può anche iniziare a scrivere e decidere a posteriori la sua "mission". Ognuno deve essere libero di scrivere e di riflettere sulla scrittura in modo del tutto personale...

Sul fatto di non sentire nulla, non è un fallimento dell'autore. Non è detto che se tu non abbia sentito nulla, nessuno abbia sentito nulla. Tipo, un libro che io avrei sbattuto al muro come Non ti muovere della Mazzantini, a molti è piaciuto e ha detto tanto. Io l'ho trovato finto e costruito. Un libro che molti hanno odiato, come La solitudine dei numeri primi mi è piaciuto e mi ha trasmesso qualcosa. Ma mi rendo conto che non tutti sono in grado di capire - e non per un limite "intellettivo" - quel tipo di solitudine.

Tu secondo me parti da un presupposto solo: che la scrittura sia una cura. Ma una cura presuppone una malattia. Può essere così per alcuni, per altri può essere una semplice necessità che non presuppone una malattia da cui guarire...
Cara Holly e' chiaro che si puo' scrivere per diletto ma quando si sente quell'impulso sei sempre mosso da un motivo. Hai in mente cosa vuoi dire e soprattutto a chi ti rivolgi. Anche se e' solo un confronto con te stesso. Per questo dico che c'e sempre una mission.
Secondo me se un libro non ti suscita un emozione ,il problema e' nel manico.
E' vero,tutto e' soggettivo. La Mazzantini non mi piace. La trovo spesso irritante. Non ti muovere e' una bella storia ,raro caso in cui il film prende piu del film.
Non ho letto Giordano.la solitudine non si comprende se non la provi.
La necessita di scrivere secondo me presuppone un inquietudine. E' chiaro non significa malattia ma vuole dire bisogno di comunicare. Un incapacita di farlo con la voce. Ecco perche la scrittura puo' liberatorio. Per me lo e' stato!
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ma confrontarci puo' essere utile. Raccontare le proprie emozioni aiuta a liberarci dai fantasmi della mente

Ti rispondo qui senza cambiare topic... Quello che posso dirti è che innanzitutto nonostante la mia veneranda età (30 anni e un mese! :mrgreen:) continuo a scrivere, anche se solo sporadicamente, sul diario... Anzi, ho ricominciato proprio recentemente perchè ho capito che certe cose, se non confidate a qualcuno (e soprattutto a se stessi), "marciscono" dentro di noi e, nella migliore delle ipotesi, ci privano della possibilità di essere pienamente capite e interiorizzate. Almeno per me è sempre stato così.
Quanto al caso di cui ho parlato (quell'unica volta in cui non ho potuto non scrivere), è successa una cosa simile ma ancora più "forte", più distinta: non riuscivo ad accettare alcune cose che riguardavano la mia vita... non le capivo, e quindi non riuscivo ad accettarle. Allora ho iniziato a scrivere, all'inizio solo per esorcizzare questa mia incapacità... poi però, andando avanti, ho capito che scrivendo riuscivo a riprendere padronanza delle cose e cioè riuscivo ad ottenere proprio quella cosa per la cui mancanza stavo tanto soffrendo!
E ho capito che scrivere (almeno in alcune circostanze) ci regala una seconda vita, che però non è solo una "finzione"... a volte il grado di consapevolezza che raggiungiamo attraverso la scrittura (la "letteraturizzazione della vita", diceva Svevo) può persino contaminare la nostra vera vita e restituirle un senso profondo...
Non so se mi sono spiegata... :)
 

Holly Golightly

New member
Cara Holly e' chiaro che si puo' scrivere per diletto ma quando si sente quell'impulso sei sempre mosso da un motivo. Hai in mente cosa vuoi dire e soprattutto a chi ti rivolgi. Anche se e' solo un confronto con te stesso. Per questo dico che c'e sempre una mission.
Secondo me se un libro non ti suscita un emozione ,il problema e' nel manico.
E' vero,tutto e' soggettivo. La Mazzantini non mi piace. La trovo spesso irritante. Non ti muovere e' una bella storia ,raro caso in cui il film prende piu del film.
Non ho letto Giordano.la solitudine non si comprende se non la provi.
La necessita di scrivere secondo me presuppone un inquietudine. E' chiaro non significa malattia ma vuole dire bisogno di comunicare. Un incapacita di farlo con la voce. Ecco perche la scrittura puo' liberatorio. Per me lo e' stato!

Mah, non credo che l'arte - in qualsiasi forma - nasca sempre da un'inquietudine, che sarebbe un'emozione negativa. Secondo me l'arte può nascere anche da qualcosa di positivo. Certo, è più difficile, ma non è impossibile... dipende troppo dalla soggettività di ognuno. Per alcuni è liberazione, per altri scrivere può essere, perché no, una prigione, un rifugio, un modo per non affrontare la realtà faccia a faccia.
Io sono d'accordo con te, c'è quasi sempre un motivo, ma secondo me questo motivo non è sempre chiaro a priori, può anche essere chiarito durante la scrittura o, che so, anni dopo. Intendevo dire questo...
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ti rispondo qui senza cambiare topic... Quello che posso dirti è che innanzitutto nonostante la mia veneranda età (30 anni e un mese! :mrgreen:) continuo a scrivere, anche se solo sporadicamente, sul diario... Anzi, ho ricominciato proprio recentemente perchè ho capito che certe cose, se non confidate a qualcuno (e soprattutto a se stessi), "marciscono" dentro di noi e, nella migliore delle ipotesi, ci privano della possibilità di essere pienamente capite e interiorizzate. Almeno per me è sempre stato così.
Quanto al caso di cui ho parlato (quell'unica volta in cui non ho potuto non scrivere), è successa una cosa simile ma ancora più "forte", più distinta: non riuscivo ad accettare alcune cose che riguardavano la mia vita... non le capivo, e quindi non riuscivo ad accettarle. Allora ho iniziato a scrivere, all'inizio solo per esorcizzare questa mia incapacità... poi però, andando avanti, ho capito che scrivendo riuscivo a riprendere padronanza delle cose e cioè riuscivo ad ottenere proprio quella cosa per la cui mancanza stavo tanto soffrendo!
E ho capito che scrivere (almeno in alcune circostanze) ci regala una seconda vita, che però non è solo una "finzione"... a volte il grado di consapevolezza che raggiungiamo attraverso la scrittura (la "letteraturizzazione della vita", diceva Svevo) può persino contaminare la nostra vera vita e restituirle un senso profondo...
Non so se mi sono spiegata... :)

PS io l'ho sottointeso, ma quella volta che "non ho potuto non scrivere" non mi riferivo al diario ma a una "storia" a tutti gli effetti... :)
 
Ti rispondo qui senza cambiare topic... Quello che posso dirti è che innanzitutto nonostante la mia veneranda età (30 anni e un mese! :mrgreen:) continuo a scrivere, anche se solo sporadicamente, sul diario... Anzi, ho ricominciato proprio recentemente perchè ho capito che certe cose, se non confidate a qualcuno (e soprattutto a se stessi), "marciscono" dentro di noi e, nella migliore delle ipotesi, ci privano della possibilità di essere pienamente capite e interiorizzate. Almeno per me è sempre stato così.
Quanto al caso di cui ho parlato (quell'unica volta in cui non ho potuto non scrivere), è successa una cosa simile ma ancora più "forte", più distinta: non riuscivo ad accettare alcune cose che riguardavano la mia vita... non le capivo, e quindi non riuscivo ad accettarle. Allora ho iniziato a scrivere, all'inizio solo per esorcizzare questa mia incapacità... poi però, andando avanti, ho capito che scrivendo riuscivo a riprendere padronanza delle cose e cioè riuscivo ad ottenere proprio quella cosa per la cui mancanza stavo tanto soffrendo!
E ho capito che scrivere (almeno in alcune circostanze) ci regala una seconda vita, che però non è solo una "finzione"... a volte il grado di consapevolezza che raggiungiamo attraverso la scrittura (la "letteraturizzazione della vita", diceva Svevo) può persino contaminare la nostra vera vita e restituirle un senso profondo...
Non so se mi sono spiegata... :)
Credimi ti capisco molto. Io ho 35 anni e dal Gennaio del 2010 annoto ogni sera su un quaderno i miei pensieri. Mi serve molto. Rileggo spesso cio' che scrivo.Mi permette d'avere il polso del mio umore. Non ero uno scrittore.I miei pensieri li tenevo per me. Non mi aprivo al mondo.Poi la mia vta e' implosa. Ho capito il valore della condivisione.Aprirsi al mondo mi e' servito per vincere la mia malattia. in effetti sento d'avere una seconda vita o meglio una seconda chance. Vivo piu' sereno. ho scelto di raccontare il mio passato per costruire il mio futuro.
 
Alto