Mo Yan - Sorgo rosso

alessandra

Lunatic Mod
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Nel villaggio rurale cinese di Gaomi, dagli anni '30 agli anni '70 (in minima parte), si svolge la trama di questo romanzo, che vede protagonista Yu Zhan'ao, nonno del narratore, bandito spietato e guerriero coraggioso, padre d'altri tempi e marito poco fedele, e la sua famiglia. Nel pieno della resistenza all'invasore giapponese, all'interno della Storia collettiva del periodo nascono e crescono i protagonisti del libro, con le loro storie individuali: storie di guerra, di banditismo, d'amore, di ragazzini costretti a crescere troppo in fretta, di matrimoni spietatamente combinati, ma soprattutto di violenza efferata, violenza che pervade senza sosta il libro trasmettendo al lettore un'immagine chiara e fin troppo cruda della guerra in ogni sua forma, in questo caso vista dai cinesi oppressi.

Sicuramente uno dei libri più strani che abbia mai letto: davvero particolare e originale, sia lo stile che la storia.
La cosa che maggiormente sconvolge è la crudezza pulp della narrazione, inattesa, ma mitigata e alleggerita dalla poesia delle descrizioni della natura, tra cui spiccano i continui riferimenti al sorgo, vero protagonista del romanzo, quasi un essere vivente che assiste alle vicende degli "umani" neppure troppo passivamente. Questo contrasto dapprincipio mi ha fatto ridere perché l'ho trovato sconcertante, poi mi sono resa conto che ha agito su di me come una sorta di "vaccino" che ha impedito che le scene crude mi si insinuassero sotto la pelle. Anche gli animali, soprattutto i cani, qui non hanno niente da invidiare agli esseri umani in quanto a intelligenza e sensibilità. Molta importanza viene data agli elementi spirituali, nel bene e nel male, nell'insieme il tutto risulta molto "orientale".
Ho trovato un po' noiose alcune scene di guerra, ma i salti temporali vivacizzano la storia, trascinando il lettore in una sorta di "montagne russe", e nel complesso per me si tratta di un libro decisamente bello, seppure a mio parere non regga il confronto con "Cent'anni di solitudine", al quale è stato paragonato.
Bellissime le figure delle donne protagoniste, in particolare della nonna, forte e indipendente; i personaggi maschili oggi risulterebbero insopportabili, il loro comportamento con le donne inqualificabile, e il fatto di essere costretti a soffocare ogni sentimento pur di vincere contro i nemici - e non solo contro i giapponesi, mostrati in tutta la loro atroce bestialità - in un certo senso sconcerta; ma si tratta di un periodo particolare, molto lontano nel tempo, di un popolo povero e oppresso, spesso per forza maggiore concentrato unicamente sulla propria sopravvivenza.
Vale la pena di leggere il libro anche solo per l'ultimo capitolo, seppur agghiacciante, nel quale spicca un'altra figura di donna tenace come la seconda nonna, e per le toccanti riflessioni conclusive dell'autore.
Poetico e spietato.
 
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elisa

Motherator
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Il romanzo di Mo Yan è un'epopea incredibile, narra degli anni della resistenza contro i giapponesi con continue escursione nel passato e nel presente con una sicurezza e livello qualitativo di scrittura e di racconto sempre costante, con alte punte di capolavoro come nell'ultima parte che parla del funerale della seconda nonna. Le descrizioni spesso sono crude, violente, sanguinose, ma questa è la guerra senza retorica, senza poesia, senza falsi eroi. La poesia è nella descrizione del sorgo e della vita quotidiana o nei momenti di forte intensità emotiva, che non sono mai usati per tirare colpi bassi al lettore.
Tanto di cappello ad un grande scrittore che ci regala un grande romanzo.
 
M

maredentro78

Guest
Ha una struttura non facilissima per i continui salti temporali,quindi neccessita di grande attenzione nella lettura.Inizialmente l'ho trovavo crudo,violento al limite della sopportazione e tale violenza era per me ingiustificata.Poi entrando meglio nel romanzo, nelle vicende famigliari del protagonista e nell'epoca storica ho iniziato ad apprezzarlo,non posso dire sia un grande romanzo che mi abbia svelato grandi verità interiori,ma sicuramente approfondisce bene la cultura cinese e l'attacco giapponese,il periodo del banditismo.C'è un continuo e ossessivo riferimento al sorgo come protagonista reale della storia,sia come paesaggio,sia come bene commestibile per farne vino e altro.Tutto gira intorno a questo soggetto.I personaggi femminili sono favolosi e interessanti quelli maschili violenti e poco umani nelle loro reazioni.Comunque leggerlo è una sfida se vi piacciono le sfide vale la pena.:wink:ma credo non meriti un Nobel e non penso lo consiglerei.:mrgreen:
 
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elesupertramp

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Affresco della Cina degli ultimo 80 anni?
Ma che libro hanno letto coloro che gridano al capolavoro, che applaudono l’epopea.
Non capisco come lo si possa definire saga familiare, epopea o spaccato della storia della Cina tra il ‘39 e il ‘72: l’intero romanzo si svolge solo nel 1939 con flashback!
Io speravo di saperne un po’di più, di imparare qualcosa…
Inizialmente ho trovato lo stile molto ridondante e prolisso, le infinite descrizioni dei paesaggi, della natura e delle battaglie decisamente tediose.
Poi finalmente l’intreccio si è fatto più avvincente grazie ai flashback che ci portano al primo incontro della nonna e del nonno dell’autore, nel vivo dell’esistenza nel piccolo villaggio cinese, descrivendo finalmente la loro quotidianità e le usanze.
Il sorgo assurge a protagonista della storia, combatte insieme ai soldati della resistenza contro i giapponesi accanto al comandate yu zhanao, e avvolge e protegge nasconde, riscalda, copre e nutre.
L'episodio della morte dello zio Liu e il racconto delle varie atrocità perpetrate dai giapponesi sono agghiaccianti.
Come lo si possa accostare a Cent’anni di solitudine rimane per me un mistero…
Nel complesso, non mi ha conquistato per niente, anzi, è stato proprio deludente!.
In più l’edizione Einaudi presenta a una serie di refusi: muri al posto di muli , conciliare invece di concimare, 1979 invece di 1939...zio invece di cognato e genero invece di suocero!
Evitabilissimo.
 

stellonzola

foolish member
Affresco della Cina degli ultimo 80 anni?
Non capisco come lo si possa definire saga familiare, epopea o spaccato della storia della Cina tra il ‘39 e il ‘72: l’intero romanzo si svolge solo nel 1939 con flashback!
Io speravo di saperne un po’di più, di imparare qualcosa…
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se ti interessa leggere un romanzo sulla storia della cina ti consiglio vivamente "Cigni selvatici" di Jung Chang, che ripercorre tutta la storia da prima a dopo Mao, raccontando tre generazioni di donne in tre epoche diverse sullo sfondo della storia del Paese. Storia vera, non romanzata. Secondo me questo sì che è imperdibile!
 

elesupertramp

Active member
se ti interessa leggere un romanzo sulla storia della cina ti consiglio vivamente "Cigni selvatici" di Jung Chang, che ripercorre tutta la storia da prima a dopo Mao, raccontando tre generazioni di donne in tre epoche diverse sullo sfondo della storia del Paese. Storia vera, non romanzata. Secondo me questo sì che è imperdibile!

sembra interessante, grazie Stellonzola.
 

Jessamine

Well-known member
Le mie impressioni riguardo a questo romanzo sono ancora piuttosto confuse e contrastanti.
Non saprei dire se mi sia effettivamente piaciuto, oppure no. So che a tratti mi ha trascinato, soprattutto nell'ultima metà, dove le vicende personali e familiari dei protagonisti iniziano a delinearsi maggiormente, ad assumere un significato più chiaro, ma a tratti mi ha lasciata indifferente, se non nauseata per la crudezza di alcune descrizioni. Crudezza che in un certo senso posso giustificare, come ha detto qualcubo qui, è guerra senza retorica, ma a volte mi è sembrato fosse ricrrtata con fin troppa insistenza e morbosità. Certo, la violenza è spesso mitigata dalle descrizioni liriche, legate alla sfera naturale, e al sorgo, senza dubbio centrale. Centrale, sì, fin troppo: nella prim parte del romanzo, soprattutto, il sorgo viene nominato praticamente in ogni singola pagina, è il termine di paragone di qualsiasi metafora, insomma, tutta questa ricorrenza credo mi abbia un po' disorientato.
Di certo figure come la nonna del protagonista però restano impresse, così maestos, profonde e al tempo stesso umane, così piene di nei.
 
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