Dunstan, Marcus - The collection

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
“Il collezionista”, spietato e misterioso serial killer, sta gettando il panico nella città; ha già rapito decine di persone ma la polizia brancola nel buio..
La giovane Elena decide di passare la serata in discoteca con l’amica Missy, ma è qui, dopo una “simpatica” sorpresa preparata dal collezionista, che viene rapita, non prima però d’aver liberato da un baule il ladruncolo Arkin. Costui, che versa in condizioni poco buone, viene ricoverato in ospedale, piantonato dalla polizia. La sera stessa fa la comparsa nella sua camera Lucello, uomo di fiducia del padre di Elena, incaricato di ritrovare la ragazza. Arkin, è la prima vittima che sia riuscita a sfuggire dalle mani del collezionista e Lucello lo preleva confidando nel fatto che possa portare lui e la sua squadra di professionisti nella tana del serial killer. L'incauto Arkin effettivamente ha un metodo infallibile per giungere nel covo del collezionista e, suo malgrado, diverrà protagonista nel salvataggio di Elena..


Attenzione! Potrebbe contenere Spoiler
Il rubicondo e Marcus Dunstan, dopo aver sceneggiato (in collaborazione col suo amichetto Patrick Melton) il discreto “Feast”, aveva fatto lo stesso per diversi capitoli del franchise “Saw”, e, non contento, s’era messo poi in proprio girando il pessimo “The collector”, (doveva essere un prequel di “Saw”). Questo “The collection” è il seguito del suo primo lavoro alla regia. Parto subito dal pregio principale del film: dura poco, appena più di un’ora. In questo capitolo vediamo l'originale (?) killer dalla maschera sadomaso nella sua “Graceland”. La trama segue un ritmo farraginoso, pare l’ennesimo capitolo della saga di Saw, con congegni mortali e morti più o meno fantasiose, il tutto contornato da scenari volutamente fastidiosi e molto colorati. Al centro della scena la figura del collezionista che pare un super marine ed è in grado di eliminare la squadra speciale di Lucello con enorme facilità, mentre l’indifesa Elena, dopo essersi liberata, si avventura per l’enorme albergo abbandonato (è questa la dimora del killer) alla ricerca di un’uscita. I protagonisti (attori pessimi), fanno cose casuali, o sciocche, oppure scompaiono inspiegabilmente dalla scena per diversi minuti, solo per servire una traballante sceneggiatura (dello stesso Dunstan) che si rivela sopra le righe e priva di sottigliezze. Non bastano alcune citazioni disseminate (i ragni di Fulci, i manichini di Bava e Lustig, il nome dell’albergo, ecc) a caso e montate in un impianto mutuato da una stucchevole serie di (inspiegabile) successo per creare una pellicola degna di tal nome. Non s'è ben capito cosa collezionasse il killer. Sfilacciato e privo di suspance, non fa paura e propone una sola divertente (tra l'altro inverosimile, ovvero la falciatrice in discoteca). Il finale poco realistico prepara lo spettatore per un terzo capitolo.


VOTO 5
 
M

maredentro78

Guest
Anche a me è sembrata la brutta copia di Saw,l'enigmista,quindi nulla di nuovo e originale,anzi la parte finale sfiora l'assurdità.
 
Alto