Gervaso, Roberto - La monaca di Monza

Meri

Viôt di viodi
Roberto Gervaso racconta una tra le più intriganti e inquietanti love story di tutti i tempi, quella tra la bellissima e aristocratica Virginia de Leyva (la Gertrude manzoniana), nobildonna di famiglia spagnola monacata a forza appena adolescente, e Gian Paolo Osio, giovane e spregiudicato play-boy dell'epoca privo di scrupoli e rimorsi. Teatro della vicenda è il monastero di Santa Margherita, a Monza, tra gli ultimi anni del Cinquecento e l'inizio del Seicento. In queste pagine Gervaso ricostruisce e racconta tutto quello che il Manzoni nascose sotto il sublime "da sventurata rispose": gli incontri peccaminosi, le due gravidanze, la fine terribile degli amanti che, scoperti, furono condannati lui alla decapitazione, lei a essere murata viva.(Ibs)

Di questo libro ricordo soprattutto l' elegante ironia dell'autore.
 
V

Valentina992

Guest
Mio voto: tre stelline e mezzo

Ho letto La monaca di Monza (Roberto Gervaso) perchè sono sempre stata attratta da questa figura femminile "ribelle". Dal punto di vista contenutistico il romanzo biografico della monaca è dettagliato, preciso, fin troppo posto come un documentario e ciò è confermato anche dal quasi nullo utilizzo dei dialoghi, il che toglie alla storia quel quid in più che può caratterizzare meglio la psicologia dei protagonisti, in questo caso interessante per l'epoca ma complessa. Inoltre non è solo la famosa monaca la protagonista ma anche il suo amante, molte figure ecclesiastiche e la società di quei tempi. A tal proposito, un altro elemento che non ho apprezzato molto è stato l'esasperare dei bisogni sessuali delle molte suore e parroci che si dedicavano alla vita ecclesiastica solo per motivi patrimoniali. E' vero che la carne è sempre stata carne ma le esagerazioni nei romanzi non mi sono mai piaciute. Infine il romanzo di Gervaso può essere letto come una biografia romanzata di un'interessante e spregiudicata monaca, come una storia in cui la passione la fa da padrona e l'amore può condannare anche il più libertino e come una storia di formazione.

Per quanto concerne il mio personale parere, il libro mi è piaciuto anche per lo stile curato ma incalzante che incita a "divorare" le pagine, ma non mi ha convinto del tutto per i motivi già citati e per alcune situazioni troppo stereotipate, es. il finale tipico "spirituale" di varie storie di formazione, ma non voglio anticipare più nulla. Dovendo consigliare un romanzo sulla figura di "suora ribelle" preferisco sempre e comunque il classico ma sempre valido Storia di una capinera (G. Verga) ma, ripeto, anche il lavoro di Gervaso non è da buttare.
 
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