Scrittura collettiva

fabiog

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Sul settimanale " La lettura " di Domenica 10 novembre compariva un articolo di Vanni Santoni sul fenomeno della scrittura collettiva.
L'autore, fondatore insieme a Gregorio Magini del progetto SIC ( scrittura industriae collettiva ), pubblicizzava l'uscita del romanzo a 230 mani dal titolo " In territorio nemico " e approfittando di questa uscita trattava del fenomeno della scrittura collettiva iniziata in Italia con il Gruppo dei Dieci , capeggiato da Marinetti, per arrivare al gruppo Wu Ming.
Non ho mai letto nulla di scrittura collettiva e sicuramente cercherò di mettermi in pari, mi piacerebbe sapere però i vostri pareri, se la trovate un tipo di scrittura interessante o solo una forma di scrittura da effetto e basta .
 

elesupertramp

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Io ho letto Q del collettivo Luther Blisset, e te lo consiglio caldamente!
 

Jessamine

Well-known member
Io non ho mai letto nulla del genere, però sinceramente qualcosa scritto a 230 mani mi perplime :?
Voglio dire, un numero limitato di persobe riesco anche ad immaginarmele lavorare assieme per creare qalcosa di interessante e coerente, ma così mi sembra un po' esagerato, ho paura che sia solo un'accozzaglia non ben definita. Ma probabilmente è solo un pregiudizio, non avendo mai letto nulla parlo solo per suposizioni :?
 

Holly Golightly

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Mi capitò qualche anno fa di seguire un laboratorio di scrittura creativa all'università (me ne avevano parlato male: io, non contenta, andai comunque a seguirlo). Si trattava esattamente di questo: scrittura collettiva. Tantissime mani, assenza di un'idea comune. Di fatto erano i due "professori" a unire arbitrariamente gli spezzoni dei vari racconti personali, ne venne fuori una cosa che trovai scriteriata, incoerente e illogica. Non partecipai attivamente. Mi limitai a osservare la cosa dall'esterno, all'esame chiesi al tizio come, secondo lui, doveva reagire un ipotetico lettore davanti a un testo del genere (se ne uscì con qualcosa di assurdo, del tipo "non è il senso che conta, è la sensazione" :??)

Secondo me la scrittura è un atto, di fondo, individuale. La vedo una cosa così intima che non può non essere una faccenda di un singolo. Forse sono stata anche traumatizzata da quel laboratorio, non lo so. Ne venne fuori una cosa, a mio parere, così illogica e illeggibile... poi, il brutto vizio che hanno le persone che frequentano da me è, molto spesso, ritenere la sola scrittura "alla Baricco" una scrittura valida, perché l'artificio fa il bello scritto. Ogni volta che qualcuno (io ci provai una volta sola) scriveva qualcosa di lineare, semplice, senza colpi di scena linguistici, veniva arbitrariamente scartato. Da allora mi è rimasto il trauma della scrittura collettiva.
 
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