[Serie TV] The following - Scheda critica

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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Un ex agente dell'FBI, Ryan Hardy, viene richiamato in servizio quando il diabolico serial killer che aveva arrestato nove anni prima, Joe Carroll, evade dalla prigione in cui era rinchiuso. Dopo aver individuato i suoi primi potenziali bersagli, l'ex moglie Claire Matthews e l'unica donna ad essergli sopravvissuta, la dottoressa Sarah Fuller, Ryan Hardy, affiancato dagli agenti Debra Parker e Mike Weston, si ritrova a guidare una task force per catturare l'assassino, che nel frattempo ha alimentato una sorta di culto degli omicidi seriali, una rete di serial killer sparsi in tutti gli Stati Uniti.



Scheda critica

L'idea alla base della serie - un serial killer che "insegna" ai suoi accoliti e seguaci come diventare a loro volta assassini seriali - non è del tutto originale. Non so se gli sceneggiatori o i produttori abbiano letto il libro "Il suggeritore" del nostrano Donato Carrisi, ma le somiglianze mi sembrano quantomeno sospette (anche nel thriller la mente che sta dietro a tutti i delitti si trova in carcere, come il protagonista della serie in questione Joe Carroll, e da lì ordisce le sue trame).
Trovo invece piuttosto originale il fatto che il serial killer si ispiri alla letteratura gotica, e in particolare ai racconti dell'orrore di Edgar Allan Poe. L'ossessione di quest'ultimo per gli occhi, la morte, la paura di essere murato vivo, sfocia nel protagonista in un culto quasi morboso, che trascende la semplice passione letteraria e lo spinge fino a rendere quelle paure e quelle ossessioni nella vita reale, finanche a metterle in pratica su una dozzina di donne innocenti.

La scelta del casting è stata davvero azzeccata per quanto riguarda i due protagonisti. Su Bacon c'è poco da dire, la sua fama lo precede, ma devo dire che nella parte del cattivo James Purefoy è davvero straordinario.

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Galeotto l'accento inglese (l'attore è nato nella contea di Somerset, nell'Inghilterra sudoccidentale, vicino alla Cornovaglia), con qualche strascico sibilante soprattutto nelle battute in cui si trova a sussurrare o recitare a voce bassa e modulata, James Purefoy riesce a sfondare lo schermo con la sola espressione del viso o un mero accenno di sorriso accondiscendente, e, per questo, ancora più inquietante.

Menzione di merito per un'attrice sconosciuta ma davvero molto brava, Valorie Curry, che interpreta il ruolo della baby sitter del figlio di Carroll, in realtà sua fedelissima seguace infiltrata in casa dell'ex moglie per rapire il bambino.



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Insomma, una serie che finora - sono andate in onda 11 puntate in Usa e 9 in Italia - mantiene altissima la tensione e la suspense in ogni episodio. Perdonabili alcune forzature a livello di trama che inficiano leggermente la verosimiglianza della stessa, ma niente su cui non si possa soprassedere per godersi appieno 40 minuti di drama tipicamente made in Usa.
 
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