Rivalutare il turismo e la cultura in Italia

apeschi

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C'e' crisi, ci si lamenta che bisogna "creare" lavoro, eppure non sappiamo gestire, utilizzare, "sfruttare" (nel senso positivo del termine, non nel senso distruttivo), le risorse che abbiamo in Italia.
Abbiamo lasciato per decenni (decine di decenni ormai) che il nostro patrimonio culturale (nel piu' ampio senso del termine) venisse distrutto (e mi riferisco ai siti archeologici che regolarmente vengono distrutti per incuria ma anche ai posti turistici distrutti da colate di cemento e mi fermo qui).

Poi pero' ci lamentiamo che non c'e' lavoro.

Io ho girato una piccola parte di mondo (non sono un esterofilo, mi piace girare l'Italia, ma spesso sono andato all'estero sia per cultura personale che per motivi economici, a volte, costa meno una settimana all'estero che una in Italia) e devo dire che in molti paesi (anche meno sviluppati in teoria dell'Italia) sanno valorizzare molto ma molto piu' di noi i loro beni locali (nel piu' ampio senso del termine) anche se hanno molto, molto meno di noi. (Ricordo musei improvvisati negli USA, in Inghilterra, ricordo l'organizzazione turistica di Istanbul, citta' peraltro molto ricca culturalmente che in primavera diventa splendida con i suoi parchi ricchi di tulipani e con dei musei veramente ricchi ed interessanti, ricordo Dublino con la visita alla sede della Guinness, o i tour di degustazione dell'whisky in Scozia). Hanno alcune cose, le conservano con cura e sanno valorizzarle pubblicizzandole nel mondo.

In Italia si potrebbe fare turismo culturale, gite guidate praticamente in qualsiasi regione perche' e' talmente ricca di monumenti che non e' necessario andare solo nelle citta' d'arte ma anche nel piu' sperduto paesino c'e' qualche affresco di qualche allievo minore di un grande artista del passato, si potrebbero valorizzare gli agriturismi (ne abbiamo moltissimi), organizzare settimane eno-ganostronomiche in qualsiasi regione italiana, settimane di escursioni in montagna, mare, visite ai musei di ogni genere, visite alle principali aziende locali che producono formaggio DOP, vino DOC e DOCG, salumi, ortaggi biologici. E chi piu' ne ha piu' ne metta.

Invece le mozzarelle diventano blu come quelle tedesche, nel vino ci mettiamo il metanolo.

I siti web ufficiali del turismo sono nettamente inferiori a quelli di altri paesi.

La sensazione e' che ci sia sempre tantissima burocrazia (quando gli ostacoli sono leciti) o peggio ancora la mafia.

Si fa l'expo 2015 sul cibo e sull'agricoltura nel mondo ma quello che conta e' che il politico di turno possa favorire i propri finanziatori, amici, soci in modo che possano guadagnarci il piu' possibile cementificando meta' Milano e dintorni in vista dell'Expo e spendendo soldi dei contribuenti inutilmente.

Dovremmo imparare a valorizzare meglio quello che abbiamo (che abbiamo parzialmente distrutto). Io ho girato parecchio, ho visto posti splendidi sia nel Mediterraneo che nel Mar Rosso, che ai Caraibi che in Africa nell'Oceano Indiano, ma la bellezza del mare che ho visto in Sardegna, nelle isolette siciliane (Favignana, Lampedusa), ma anche all'isola D'Elba (e tralascio la liguria, la puglia, e potrei continuare ....), non e' seconda a nessuno. Non avremo la barriera corallina del mar Rosso, ma i nostri mari (dove non ancora rovinati purtroppo dall'inquinamento e dalla cementificazione eccessiva) sono splendidi.

Poi la cosa assurda e' che in certi posti c'e' chi se ne approfitta (con prezzi carissimi, piu' cari che in altri paesi europei, dal noleggio degli ombrelloni alle sdraio, in altri paesi ci sono molte piu' spiagge libere), l'organizzazione spesso lascia a desiderare, nei musei non e' possibile fotografare nemmeno senza flash (quando negli USA ed a Parigi ho fotografato dappertutto senza alcun problema, al limite non potevo usare il flash per non danneggiare con la luce le opere esposte, oppure, come in Egitto ho dovuto pagare il giusto per fare le fotografie, in Italia invece e' proibito, ma ovviamente se sei furbo e non ti fai vedere puoi farlo). Ci sono parcheggiatori abusivi che ti spennano, non ti fanno lo scontrino nei luoghi turistici (se appena riescono a non farlo), i prezzi sono rincarati dalle tangenti alla mafia.

Se ci fosse un po' piu' di senso civico, una seria valorizzazione dei luoghi turistici culturali, una pianificazione migliore, minor opportunismo di alcuni, si creerebbero tanti di quei posti di lavoro, da diventare ricchi.
Si aprirebbero moltissime prospettive culturali nei vari settori e nelle varie discipline, lo studio del mondo classico avrebbe un senso concreto, lo studio delle lingue straniere anche. I giovani potrebbero studiare il mondo classico (serve sempre vista la storia e la cultura italiana), oppure occuparsi di beni ambientali, oppure di agricoltura, di enologia, gastronomia.

Gli albergatori potrebbero essere sempre pieni di clienti (a patto di avere prezzi giusti ed accessibili), agriturismi anche, e mi fermo qui.

Va be' lamentiamoci, facciamo sciopero se non c'e' lavoro nelle fabbriche e buttiamo via tutte le altre reali opportunita' che ci arricchirebbero e poi facciamo teoremi per come "creare" lavoro, cementifichiamo e facciamo villaggi turistici enormi con piscine enormi nei posti di mare in cui le piscine non servirebbero proprio, con musiche identiche a quelle di altri villaggi simili in altre parti del mondo e con animatori che ti propongono sempre gli stessi giochi.
 

Apart

New member
Concordo Apeschi. Valorizziamo e pubblicizziamo poco le nostre bellezze.

Faccio l'esempio di Vercelli (piccola città piemontese davvero graziosa e ricca di storia) e le zone qui del vercellese, dove in primavera, quando le risaie si riempiono d'acqua, il paesaggio diventa incantevole e ci sono un sacco di bei percorsi naturalistici che si possono fare a piedi o in bicicletta. Tutto scarsamente pubblicizzato.

Oppure basterebbe portare l'esempio dei cammini religiosi. In Spagna il cammino di Santiago è ampiamente pubblicizzato e valorizzato ed infatti è battuto da un sacco di pellegrini che si ritrovano ad attraversare paesaggi stupendi. In Italia il cammino sulla via Francigena è altrettanto bello, tocca zone incantevoli dell'Italia, eppure non molti lo conoscono e probabilmente sono pochi gli avventurosi a percorrerlo.

Poi non ci sono pernottamenti economici. C'è solo la fascia di alberghi a costo elevato. Capita di trovarne a basso costo, ma questo avviene soltanto nella capitale o in altre grandi città turistiche. Insomma, l'Italia rimane un paese per ricchi e vecchi vacanzieri o per gli italiani che nonostante i prezzi esorbitanti continuano a viaggiare nel loro paese.
 

ila78

Well-known member
Il problema è che in Italia il turista non è considerato una risorsa ma un pollo da spennare con ogni mezzo possibile.
Come si puo' far pagare 25 Euro a testa due lettini e un ombrellone (spiaggia di Alassio estate 2004 o 2005)? A Kos (Grecia) due lettini e un ombrellone li abbiamo pagati 7 Euro.
S. Vito lo Capo estate scorsa, primo giorno di mare, io ho assoluto bisogno dell'ombrellone se non voglio beccarmi un'ustione di 5 grado e rovinarmi la vacanza. L'albergatore (persona squisita) ce ne regala uno, scendiamo in spiaggia e scopriamo che nel tratto di spiaggia libera la sabbia è "posticcia", c'è uno strato di sabbia sottilissimo che ricopre gli scogli, ergo impossibile piantare l'ombrellone....decidiamo perciò di spostarci nello stabilimento balneare a fianco, chiediamo cosa costano gli ombrelloni : "Ma no, tranquilli sono le sei di sera non ve li faccio pagare, volete qualcosa da bere?" "Sì, grazie due lemonsoda" (cosa potranno mai costare due bicchieri di lemonsoda???). Un'ora dopo andiamo a saldare le lemonsoda "Sono 15 Euro" "Scusa ma avevi detto che i lettini erano gratis...." "Sì ma avete preso da bere....":W:W
Giusto per fare due esempi. Per quanto riguarda il patrimonio culturale potrei citare il duomo di Cremona che è meraviglioso ma al di fuori degli orari di Messa è chiuso ai turisti (a Notre Dame a Parigi è l'esatto contrario)e tutto il patrimonio naturalistico e faunistico legato al fiume Po che è stato devastato.
 

apeschi

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Il problema è che in Italia il turista non è considerato una risorsa ma un pollo da spennare con ogni mezzo possibile.
Come si puo' far pagare 25 Euro a testa due lettini e un ombrellone (spiaggia di Alassio estate 2004 o 2005)? A Kos (Grecia) due lettini e un ombrellone li abbiamo pagati 7 Euro.
S. Vito lo Capo estate scorsa, primo giorno di mare, io ho assoluto bisogno dell'ombrellone se non voglio beccarmi un'ustione di 5 grado e rovinarmi la vacanza. L'albergatore (persona squisita) ce ne regala uno, scendiamo in spiaggia e scopriamo che nel tratto di spiaggia libera la sabbia è "posticcia", c'è uno strato di sabbia sottilissimo che ricopre gli scogli, ergo impossibile piantare l'ombrellone....decidiamo perciò di spostarci nello stabilimento balneare a fianco, chiediamo cosa costano gli ombrelloni : "Ma no, tranquilli sono le sei di sera non ve li faccio pagare, volete qualcosa da bere?" "Sì, grazie due lemonsoda" (cosa potranno mai costare due bicchieri di lemonsoda???). Un'ora dopo andiamo a saldare le lemonsoda "Sono 15 Euro" "Scusa ma avevi detto che i lettini erano gratis...." "Sì ma avete preso da bere....":W:W
Giusto per fare due esempi. Per quanto riguarda il patrimonio culturale potrei citare il duomo di Cremona che è meraviglioso ma al di fuori degli orari di Messa è chiuso ai turisti (a Notre Dame a Parigi è l'esatto contrario)e tutto il patrimonio naturalistico e faunistico legato al fiume Po che è stato devastato.

Non posso che essere d'accordo...
 

apeschi

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Concordo Apeschi. Valorizziamo e pubblicizziamo poco le nostre bellezze.

Faccio l'esempio di Vercelli (piccola città piemontese davvero graziosa e ricca di storia) e le zone qui del vercellese, dove in primavera, quando le risaie si riempiono d'acqua, il paesaggio diventa incantevole e ci sono un sacco di bei percorsi naturalistici che si possono fare a piedi o in bicicletta. Tutto scarsamente pubblicizzato.

Oppure basterebbe portare l'esempio dei cammini religiosi. In Spagna il cammino di Santiago è ampiamente pubblicizzato e valorizzato ed infatti è battuto da un sacco di pellegrini che si ritrovano ad attraversare paesaggi stupendi. In Italia il cammino sulla via Francigena è altrettanto bello, tocca zone incantevoli dell'Italia, eppure non molti lo conoscono e probabilmente sono pochi gli avventurosi a percorrerlo.

Poi non ci sono pernottamenti economici. C'è solo la fascia di alberghi a costo elevato. Capita di trovarne a basso costo, ma questo avviene soltanto nella capitale o in altre grandi città turistiche. Insomma, l'Italia rimane un paese per ricchi e vecchi vacanzieri o per gli italiani che nonostante i prezzi esorbitanti continuano a viaggiare nel loro paese.

E' proprio questo il problema. Buttiamo a mare il patrimonio che abbiamo non sapendo sfruttarlo e spennando i turisti (che saranno sempre meno) e poi piangiamo che c'e' la crisi (parlo in senso lato ovviamente).
 

bouvard

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Ieri, mi è capitato di seguire a tratti (perciò potrei aver capito male qualche passaggio, ma ne dubito) un servizio del programma Il Kilimangiaro della Colò, in cui si parlava della Certosa di Pavia, sono rimasta basita da quanto si è detto nel servizio.
La Certosa di Pavia è proprietà del Demanio dello Stato, quindi è proprietà dello Stato Italiano, che paga le spese di ristrutturazione del complesso monumentale. Innanzitutto le zone circostanti sono in uno stato di totale abbandono, non c'è neppure un bar o un punto ristoro dove i turisti potrebbero spendere qualche soldino in più :W, ma a quanto pare in Italia non è chic ricavare soldi dalla Cultura :W. Fosse solo questo! In una struttura tanto conosciuta e frequentata dai turisti NON ESISTE una biglietteria!!! :paura::paura: Al termine della visita il turista può lasciare, a propria discrezione, una donazione ai monaci :paura:
Con tutto il rispetto per i monaci, ma se il monumento appartiene allo Stato, che spende i soldi dei contribuenti per i lavori di ristrutturazione (non so quanto spende, ma dal momento che almeno questo monumento non crolla, vorrà dire che qualche lavoro verrà pur fatto), allora perché le donazioni vanno ai monaci? :? Per il loro sostentamento? :paura: :? Ma a questo non dovrebbe provvedere la Chiesa? :? Con tanti visitatori, si parla di 700.000 l'anno, ma i monaci dicono che sono solo 100.000, sia pure quest'ultima la cifra reale, a fine anno mi sembra che si ritrovino un bel gruzzoletto :paura: allora perché le ristrutturazioni non le pagano con questi soldi e lo Stato non interviene solo qualora non dovessero bastare? Anche se, la cosa più intelligente da fare, penso non solo secondo me, sarebbe mettere una biglietteria :W, far fare le visite guidate non ai monaci, che visto i loro "impegni di preghiera" sono disponibili solo due ore al mattino e due al pomeriggio :W, ma a personale "laico" disponibile sempre :W e mettere delle strutture (bar- ristoranti- e quanto altro) che "sfruttino" - nel senso di far fruttare - il monumento, come succede in tutto il mondo civilizzato, tranne appunto l'Italia :W
Di certo l'apertura di una biglietteria o di un bar alla Certosa di Pavia non risolve il problema della disoccupazione in Italia, ma quanto meno evita di farci fare la figura di completi idioti (per non usare una parola più volgare) di fronte a tutto il mondo :W
 

balindes

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Ieri, mi è capitato di seguire a tratti (perciò potrei aver capito male qualche passaggio, ma ne dubito) un servizio del programma Il Kilimangiaro della Colò, in cui si parlava della Certosa di Pavia, sono rimasta basita da quanto si è detto nel servizio.
La Certosa di Pavia è proprietà del Demanio dello Stato, quindi è proprietà dello Stato Italiano, che paga le spese di ristrutturazione del complesso monumentale. Innanzitutto le zone circostanti sono in uno stato di totale abbandono, non c'è neppure un bar o un punto ristoro dove i turisti potrebbero spendere qualche soldino in più :W, ma a quanto pare in Italia non è chic ricavare soldi dalla Cultura :W. Fosse solo questo! In una struttura tanto conosciuta e frequentata dai turisti NON ESISTE una biglietteria!!! :paura::paura: Al termine della visita il turista può lasciare, a propria discrezione, una donazione ai monaci :paura:
Con tutto il rispetto per i monaci, ma se il monumento appartiene allo Stato, che spende i soldi dei contribuenti per i lavori di ristrutturazione (non so quanto spende, ma dal momento che almeno questo monumento non crolla, vorrà dire che qualche lavoro verrà pur fatto), allora perché le donazioni vanno ai monaci? :? Per il loro sostentamento? :paura: :? Ma a questo non dovrebbe provvedere la Chiesa? :? Con tanti visitatori, si parla di 700.000 l'anno, ma i monaci dicono che sono solo 100.000, sia pure quest'ultima la cifra reale, a fine anno mi sembra che si ritrovino un bel gruzzoletto :paura: allora perché le ristrutturazioni non le pagano con questi soldi e lo Stato non interviene solo qualora non dovessero bastare? Anche se, la cosa più intelligente da fare, penso non solo secondo me, sarebbe mettere una biglietteria :W, far fare le visite guidate non ai monaci, che visto i loro "impegni di preghiera" sono disponibili solo due ore al mattino e due al pomeriggio :W, ma a personale "laico" disponibile sempre :W e mettere delle strutture (bar- ristoranti- e quanto altro) che "sfruttino" - nel senso di far fruttare - il monumento, come succede in tutto il mondo civilizzato, tranne appunto l'Italia :W
Di certo l'apertura di una biglietteria o di un bar alla Certosa di Pavia non risolve il problema della disoccupazione in Italia, ma quanto meno evita di farci fare la figura di completi idioti (per non usare una parola più volgare) di fronte a tutto il mondo :W
100mila visitatori non sono tantissimi e se non fosse gratuito l'ingresso mi chiedo se il numero di visitatori rimarrebbe lo stesso. Si dovrebbe investire sul territorio nel complesso per creare delle attrattive che spingano il turista anche a visitare altro. Il cibo, la moda e la cultura devono essere delle risorse utilizzate in sincronia in Italia e purtroppo questo non succede sia a livello nazionale e sia a livello locale.
 

ila78

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100mila visitatori non sono tantissimi e se non fosse gratuito l'ingresso mi chiedo se il numero di visitatori rimarrebbe lo stesso. Si dovrebbe investire sul territorio nel complesso per creare delle attrattive che spingano il turista anche a visitare altro. Il cibo, la moda e la cultura devono essere delle risorse utilizzate in sincronia in Italia e purtroppo questo non succede sia a livello nazionale e sia a livello locale.

Il cibo ce lo taroccano in ogni dove, basta andare all'estero e sbirciare in un supermercato per trovare mozzarelle di bufala, parmigiano e sugo al pomodoro con il marchio "Made in Italy" ma che l'Italia non l'hanno vista manco in cartolina.
La moda ormai l'hanno praticamente comprata tutta le case di moda straniere (80% francesi), la cultura bhe....basta guardare la media dei libri letti dagli italiani per capire quanto poco gliene possa fregare e se non frega a noi non possiamo fare pressioni sulle istituzioni perché facciano qualcosa. Il problema è che non ci sappiamo in primo luogo tutelare e poi valorizzare.:W
 

bouvard

Well-known member
100mila visitatori non sono tantissimi e se non fosse gratuito l'ingresso mi chiedo se il numero di visitatori rimarrebbe lo stesso. Si dovrebbe investire sul territorio nel complesso per creare delle attrattive che spingano il turista anche a visitare altro. Il cibo, la moda e la cultura devono essere delle risorse utilizzate in sincronia in Italia e purtroppo questo non succede sia a livello nazionale e sia a livello locale.

Premesso che centomila è la cifra indicata dai monaci e non sappiamo perciò quanto sia attendibile :evil:, ma anche fosse non capisco perché devono "intascarsi" i soldi se il monumento appartiene allo Stato e non alla Chiesa :?
Perché mai se ci fosse una biglietteria dovrebbe andare meno gente? Se un monumento ti piace pur di visitarlo sei disposto a pagare un biglietto, certo il costo del biglietto dev'esser adeguato a quello che si vede ...
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Il cibo ce lo taroccano in ogni dove, basta andare all'estero e sbirciare in un supermercato per trovare mozzarelle di bufala, parmigiano e sugo al pomodoro con il marchio "Made in Italy" ma che l'Italia non l'hanno vista manco in cartolina.
La moda ormai l'hanno praticamente comprata tutta le case di moda straniere (80% francesi), la cultura bhe....basta guardare la media dei libri letti dagli italiani per capire quanto poco gliene possa fregare e se non frega a noi non possiamo fare pressioni sulle istituzioni perché facciano qualcosa. Il problema è che non ci sappiamo in primo luogo tutelare e poi valorizzare.:W

parte del problema sta anche nella frequente disonestà di alcuni nostri produttori.
lasciamo stare i crack finanziari e le truffe sui contributi anche comunitari...
ma quando emerge che spesso prodotti made in Italy italiani non solo non rispettano quelle che sono le norme di denominazione di origine -nel senso ad es che solo una percentuale di prodotto è locale, il resto è di provenienza non meglio dichiarata. porto l'esempio di vini che se non fossero tagliati con uve meridionali non farebbero gradazione ma nemmeno quantità, restando esclusiva di quei pochi ricchi intenditori che potrebbero permetterseli col prezzo che avrebbero a quel punto; e non potendo così stare sul grande mercato-, ma spesso si scopre essere fatti con materie prime importate, e una volta trasformate, dichiarati italiani ...
devo dire che più di una volta, leggendo su una vetrina "prodotto italiano" ho girato l'angolo pensando "grazie dell'avvertimento".
no, ok, questa è una battuta... ma dobbiamo evitare che sia giustificata nei pensieri del consumatore!
come quando mi dicono "compra il marchio italiano" per sostenere la nostra economia, e la produzione scopri essere quasi del tutto esternalizzata in paesi esteri, con lavoratori tutto fuorché italiani. e magari pure con enorme evasione fiscale.
purtoppo riconosco che la globalizzazione è una gran fonte di rovina per i nostri prodotti, poiché le enormi quantità da buttare nei supermercati di ogni dove, difficilmente permettono il mantenimento di quel livello qualitativo del prodotto semiartigianale venduto in bottega. e forza i prezzi a rimanere bassi, per vincere quella concorrenza che, allorquando genuina nella materia, sforna prodotti spesso comunque di per se ottimi.
certamente bisogna tutelare la denominazione, imponendo che un prosciutto estero non venga venduto come San Daniele. deciderà poi il consumatore dove investire il suo denaro, ma dobbiamo dargli la certezza che scegliendo il prodotto italiano sia davvero San Daniele, e non carne argentina cui abbiamo assegnato questo marchio!
poi se altri paesi allevano bufale, non possiamo certo pretendere che non facciano mozzarelle: basta che per il consumatore siano "di bufala" ma non "bufale" !!!
non so se ho espresso bene il concetto.
 
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ila78

Well-known member
parte del problema sta anche nella frequente disonestà di alcuni nostri produttori.
lasciamo stare i crack finanziari e le truffe sui contributi anche comunitari...
ma quando emerge che spesso prodotti made in Italy italiani non solo non rispettano quelle che sono le norme di denominazione di origine -nel senso ad es che solo una percentuale di prodotto è locale, il resto è di provenienza non meglio dichiarata. porto l'esempio di vini che se non fossero tagliati con uve meridionali non farebbero gradazione ma nemmeno quantità, restando esclusiva di quei pochi ricchi intenditori che potrebbero permetterseli col prezzo che avrebbero a quel punto; e non potendo così stare sul grande mercato-, ma spesso si scopre essere fatti con materie prime importate, e una volta trasformate, dichiarati italiani ...
devo dire che più di una volta, leggendo su una vetrina "prodotto italiano" ho girato l'angolo pensando "grazie dell'avvertimento".
no, ok, questa è una battuta... ma dobbiamo evitare che sia giustificata nei pensieri del consumatore!
come quando mi dicono "compra il marchio italiano" per sostenere la nostra economia, e la produzione scopri essere quasi del tutto esternalizzata in paesi esteri, con lavoratori tutto fuorché italiani. e magari pure con enorme evasione fiscale.
purtoppo riconosco che la globalizzazione è una gran fonte di rovina per i nostri prodotti, poiché le enormi quantità da buttare nei supermercati di ogni dove, difficilmente permettono il mantenimento di quel livello qualitativo del prodotto semiartigianale venduto in bottega. e forza i prezzi a rimanere bassi, per vincere quella concorrenza che, allorquando genuina nella materia, è spesso ottima.
certamente bisogna tutelare la denominazione, imponendo che un prosciutto estero non venga venduto come San Daniele. deciderà poi il consumatore dove investire il suo denaro, ma dobbiamo dargli la certezza che scegliendo il prodotto italiano sia davvero San Daniele, e non carne argentina cui abbiamo assegnato questo marchio!
poi se altri paesi allevano bufale, non possiamo certo pretendere che non facciano mozzarelle: basta che per il consumatore siano "di bufala" ma non "bufale" !!!
non so se ho espresso bene il concetto.

Questo vale anche per la moda, lasciando stare che il marchio "Made in Italy" non è tutelato e persino i cinesi del mercato vendono magliette e capi con scritto "Made in Italy",:W ma il consumatore che ha soldi da spendere va a comprarsi una borsa di D&G convinto di aver comprato un prodotto italiano e aver sostenuto il made in Italy e poi ti informi e scopri che D&G produce in Turchia, lo stesso dicasi per Prada, Gucci etc....che poi, ripeto, la maggior parte di questi marchi non è più italiano, li hanno (s)venduti tutti al miglior offerente. :W:boh:
 

ilpolitico

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Questo vale anche per la moda, lasciando stare che il marchio "Made in Italy" non è tutelato e persino i cinesi del mercato vendono magliette e capi con scritto "Made in Italy",:W ma il consumatore che ha soldi da spendere va a comprarsi una borsa di D&G convinto di aver comprato un prodotto italiano e aver sostenuto il made in Italy e poi ti informi e scopri che D&G produce in Turchia, lo stesso dicasi per Prada, Gucci etc....che poi, ripeto, la maggior parte di questi marchi non è più italiano, li hanno (s)venduti tutti al miglior offerente. :W:boh:


Anni fa, ma poi neanche cosi tanti, nelle mie zone era pieno di imprese, piccole, massimo 20 dipendenti, di confezioni. Ossia cucivano capi di abbigliamento, finiti e prefiniti, di noti marchi Italiani e non. Sono stati sostituiti in toto dai cinesi. E' pieno di botteghe cinesi h24. e non parlo di prato e limitrofi. Anche le zone dei calturifici delle marche, sia chi fa i prefiniti che i tomaifici sono quasi tutti cinesi.
Ormai di made in italy nella moda si ferma alla zona geografica di creazione del prodotto e non all'origine degli operai.

Per quanto riguarda il turismo che dire, c'è una disorganizzazione atroce. L'italia con i beni culturali che ha potrebbe quasi vivere solo di quello e lo si sa. Ma ogni città o paesino vive in maniera autonoma il turismo. Non c'è uno straccio di seria cooperazione. Trovi luoghi in cui c'è una cosa bella da vedere in mezzo al nulla e magari a pochi km da li, sotto un'altro comune, un'altro monumento o ambiente naturale particolare ma nessuna segnalazione dal vicino. Nessuna cooperazione. Quindi, sarà quasi sicuro, a meno di non essere un fissato di terminate cose, quella singola cosa, il più dei turisti non andranno a vederla.

Poi non parliamo di un sacco di piccole città costiere, un tempo con un turismo florente, quasi del tutto abbandonate al degrado con hotel in disuso ormai vitto di clandestini e topi, con i quali, i pochi aperti devono combattere. Combattere contro la brutta pubblicità.

Il made in italy è sempre più una farsa.
 

ila78

Well-known member
Anni fa, ma poi neanche cosi tanti, nelle mie zone era pieno di imprese, piccole, massimo 20 dipendenti, di confezioni. Ossia cucivano capi di abbigliamento, finiti e prefiniti, di noti marchi Italiani e non. Sono stati sostituiti in toto dai cinesi. E' pieno di botteghe cinesi h24. e non parlo di prato e limitrofi. Anche le zone dei calturifici delle marche, sia chi fa i prefiniti che i tomaifici sono quasi tutti cinesi.
Ormai di made in italy nella moda si ferma alla zona geografica di creazione del prodotto e non all'origine degli operai.

Per quanto riguarda il turismo che dire, c'è una disorganizzazione atroce. L'italia con i beni culturali che ha potrebbe quasi vivere solo di quello e lo si sa. Ma ogni città o paesino vive in maniera autonoma il turismo. Non c'è uno straccio di seria cooperazione. Trovi luoghi in cui c'è una cosa bella da vedere in mezzo al nulla e magari a pochi km da li, sotto un'altro comune, un'altro monumento o ambiente naturale particolare ma nessuna segnalazione dal vicino. Nessuna cooperazione. Quindi, sarà quasi sicuro, a meno di non essere un fissato di terminate cose, quella singola cosa, il più dei turisti non andranno a vederla.

Poi non parliamo di un sacco di piccole città costiere, un tempo con un turismo florente, quasi del tutto abbandonate al degrado con hotel in disuso ormai vitto di clandestini e topi, con i quali, i pochi aperti devono combattere. Combattere contro la brutta pubblicità.

Il made in italy è sempre più una farsa.

Nelle mie zone (più nel mantovano in verità) c'erano tutte le produzioni delle calze (Pompea, Omsa etc...) non ce n'è più nemmeno uno: o chiusi o trasferiti all'estero. :W Per il turismo, per quanto riguarda il tuo ragionamento, purtroppo l'italiano ha il brutto vizio di guardare solo "nel suo orticello", se in un paesino c'è un' attrazione e a 10 km ce n'è un altra si ragiona "Se vanno da quello là spendono i soldi da quello là e non da me" , si guarda solo ed esclusivamente al profitto (il più delle volte cercando con tutti i mezzi di fregare il povero turista ignaro) nell'immediato e non si pensa in prospettiva.:W
 
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