Albedo - Lezioni di Anatomia

Denni

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LEZIONI DI ANATOMIA

L'uso delle metafore in letteratura è lo strumento perfetto per far esplodere i significati, far lievitare i simboli e le interpretazioni. E se “Lezioni di Anatomia” non ha le caratteristiche del romanzo vero e proprio, è solo una questione di mezzi.

Intimo, personale e gravido di visioni, il nuovo album dei milanesi Albedo parla il linguaggio del corpo per farsi comprendere anche da chi non vuole farlo. Che si tratti di muscoli, arti o organi vitali, il discorso messo in piedi è di quelli cristallini e veritieri. Le parole hanno il sapore amaro della sconfitta e quello dolce della malinconia. L'impasto sonoro arriva dritto come uno schiaffo in faccia, per poi lasciarsi ondeggiare da un mare di sonorità impalpabili e notturne. Insomma, è un disco di contrasti, di sfaccettature e diverse chiavi di lettura. A partire dalla dimensione intima e personale di “questa gabbia fatta d'ossa”, per poi aprire le finestre corporali e riflettere lo schifo che ci circonda. Gli interstizi della pelle diventano il buco della serratura per spiare noi stessi e di conseguenza anche gli altri.

Un vero e proprio flusso di coscienza che si sviluppa sul doppio binario dei testi ma anche dell'impianto musicale, in un rapporto di reciproca dipendenza e connessione. Cosa sarebbero le immagini proiettate nella testa dell'ascoltatore senza le pause, le esplosioni e i “silenzi” degli strumenti? Una voce avvolgente, una materia sonora umorale, liquida e diretta allo stesso tempo, sono questi gli elementi messi in campo da un ritratto tra i più comunicativi e immaginifici del panorama discografico tricolore.

Il battito incessante di “Cuore” ci spinge verso un percorso fatto di canzoni soffuse ed allo stesso tempo taglienti come lame. “Dita” ti si aggrappa addosso con la forza delle parole ma senza segni visibili, solo un vortice di suggestioni e picchi emotivi. Quando gli Albedo alzano i toni, non lo fanno mai senza motivo, ma ti buttano in faccia macigni di verità e progressioni da brividi (“Stomaco“, “Polmoni” e “Fegato”) per poi lasciarsi cullare dall'intensità di un pianoforte (“Schiena”). La chiusura di “Gambe” parla da sola, il corpo dice più cose di quello che si pensa, tra “cicatrici” elettriche e corse a perdifiato.

“Lezioni di Anatomia” fa male perchè scruta le profondità più oscure di noi stessi. La pelle nasconde molto più di quello che si mostra. Provare per credere.

“Mi hai dato carne, ossa, sangue soldi tutto ciò che avanza ma mai un giorno di straordinario amore.Dammi qualcosa che possa nutrirmi davvero.”


Recensione di Marco Tonelli, trovata su Osservatori Esterni e secondo me buona.
Bell'album. Gruppo valido e originale.

Io comincerei con questa :
 

Denni

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Albedo da l'omonimo processo alchemico? :D

Più come capacità dei corpi di riflettere la luce, credo.Poi non so, devo ammettere di aver prestato poca attenzione al nome, oltretutto è un campo minato per me, quello dell'alchimia e di tutto ciò che non ruota attorno ad arte e letteratura. :mrgreen::mrgreen:
 
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