Faulkner, William - Una rosa per Emily

handel589

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Un libricino composto da tre brevi racconti, "Miss Zilphia Gant", "Una rosa per Emily" e "Adolescenza". Non posso dirvi nulla sulla trama, talmente sono brevi.
Vi basti sapere che le protagoniste assolute dei tre racconti sono le donne. O meglio tre donne. Il primo e l'ultimo parlano della vita, dura e cruda, di donne del profondo Sud, i cui sogni di amore e di futuro fanno presto i conti, o meglio gli "scontri", con la dura realtà, con la cieca forza oppressiva dei propri familiari. Il secondo, totalmente sui generis, sfugge a qualsiasi classificazione, parla di solitudine, di follia, di estraniamento sociale.
In generale, colpisce il fatto che in poche pagine l'autore riesca a condensare una miriade di impulsi che solleticano la mente e la mettono di fronte a delle situazioni al limite della realtà, che tuttavia sono rese quasi più vive della realtà stessa grazie allo stile potente e suggestivo dell'autore. Le atmosfere sono vivide, come se fossimo accanto i personaggi a respirare l'odore di bosco o a sentire il sole che brucia sulla pelle. Lo stile evocativo di cui parlavo, poi, è determinante nel creare in tutti i racconti, ma in modo speciale nel secondo, un'atmosfera allucinata e quasi folle che domina ogni pagina e trasmette al lettore l'angoscia provata dai personaggi nelle loro vicissitudini.

Il mio primo libro di Faulkner, si è capito che mi è piaciuto moltissimo? :) Credo sarà il primo di molti ;)
 

bouvard

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Una rosa per Emily è un libro che sorprende per diverse ragioni, innanzitutto per la forza, l'intensità e la tragicità che riesce a racchiudere in così poche pagine (80 circa), inoltre particolare da non sottovalutare trattandosi di un libro di Faulkner, sorprende per la narrazione "normale", priva cioè di quelle sperimentazioni stilistiche che caratterizzano altre opere di questo autore, che ci regala, perciò, una lettura facile e scorrevole, ma non per questo meno profonda.
Le protagoniste assolute del libro sono solo donne, mentre gli uomini, sempre pronti a scappare, sono relegati in ruoli marginali. Donne, nel contempo, forti e deboli, vittime del contesto sociale nel quale si trovano a vivere, ma anche artefici del proprio destino, che, come viene detto in uno dei racconti, si sentono "come chi ha appena tirato i dadi e deve aspettare un'eternità prima che si fermino". La loro vita sembra, infatti quasi non vissuta, ma sospesa in una condizione di attesa, di attesa di quell'unico gesto violento, disperato e silenzioso che ognuna di loro, alla fine, compirà per riappropriarsi della propria vita. Un gesto talmente silenzioso che Faulkner ce lo lascia solo intendere. L'attesa ed il silenzio sono, quindi, i due elementi che dominano tutti i racconti, non a caso queste donne parlano pochissimo in prima persona ed i dialoghi, nel libro, sono quasi assenti, a parlare di loro e per loro, a dar voce alle loro angosce, alle loro emozioni, è l'autore. Come se queste donne che, soprattutto per quanto riguarda i primi due racconti, conoscono il mondo e la vita solo attraverso ciò che vedono da una finestra della loro casa, fossero a loro volta osservate attraverso quella stessa finestra dall'autore.
Un libro da leggere per apprezzare il linguaggio vigoroso, diretto e crudo di Faulkner, le sue descrizioni sorprendenti, come quando definisce il cielo "un catino capovolto d'acqua scura su cui galleggiavano le stelle", mai banali e scontate, per restare sorpresi dalla sua capacità di sondare l'animo umano fin nei suoi recessi più infimi e spregevoli e descriverci tutto questo con poche essenziali e dure parole.
Belli tutti e tre i racconti, il mio preferito è però Adolescenza.
 
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ayuthaya

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Se mai avessi avuto qualche dubbio che la forza della scrittura di Faulkner non risiede (solo) nell'audace sperimentazione linquistica e "costruttiva" dei suoi più celebri romanzi, questa brevissima raccolta di tre racconti me lo avrebbe fugato. C'è quindi da restare ancora più ammutoliti di fronte alla capacità di questo autore di essere tagliente, incisivo comunque, quasi che - nelle sue mani - quasiasi materia diventasse graffiante.
Diversi temi trattati qui (quello fondamentale, la condizione della donna - di alcune donne, anzi - e direi quasi l'incomunicabilità che le isola dal resto della comunità) sono gli stessi dei suoi romanzi più famosi, scritti praticamente in contemporanea. Penso a Mentre morivo e L'urlo e il furore, i soli due che ho letto finora di Faulkner e che soli sono bastati a farmi capitolare senza possibilità di ritrattazione... :mrgreen: I temi sono gli stessi e l'intensità anche... solo che qui è tutto concentrato, distillato. Ne risultano meno di un centinaio di pagine, ma dal peso specifico elevatissimo.
Per il resto, il commento che ha fatto Bouvard è talmente chiaro e completo, che sinceramente c'è ben poco da aggiungere. Resta la mia predilizione per i romanzi, per l'occasione che viene data a uno scrittore (chiunque egli sia) di esprimere se stesso prendendosi più spazio, e più tempo nella mia vita. Ma a maggior ragione resta anche la mia sorpresa nel constatare che ci può essere grande forza, e grande rottura, anche nella brevità.
 
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