De Martino, Mario - Con gli occhi dell'innocenza

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Costretto a cambiare città in seguito alla morte dei genitori, Thomas si trasferisce dall’affollata e caotica New York a uno sperduto paesino dell’Oklahoma chiamato Dawson Hill. Bella e Andrew MacKinnon, i suoi zii, sono dei tipi strani; così come strana è la sua nuova casa e tutto ciò che si verifica attorno a lui: gli animali si agitano al solo guardarlo; le icone religiose della chiesa locale lacrimano sangue e voci infantili sempre più insistenti echeggiano nel buio della notte.
Qual è il segreto di Dawson Hill? Cosa sta accadendo al giovane Thomas? Cosa lega un apparente suicidio a un’oscura leggenda?
È quanto tenterà di scoprire Beverly Linderman, l’assistente sociale alla quale è stato affidato il caso del ragazzo. Ma il Demonio ha davvero tre vite a Dawson Hill e bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi, prima che il Male riempia ogni singolo aspetto della nostra esistenza.



Ho conosciuto questo giovane autore grazie all'antologia R.E.M-13 racconti di paura. Il suo racconto mi aveva particolarmente colpito e mi ero segnato il suo nome come autore da seguire per il futuro. Di quel testo mi aveva impressionato la padronanza di linguaggio, sintassi e tecnica narrativa, soprattutto quando lessi la biografia: 20 anni.
Ho quindi comprato questo primo episodio certo di andare sul sicuro e devo dire che le aspettative non sono state disattese. Lo stile è cristallino, scorrevole e privo di ghirigori; la cura anche grafica ed editoriale è un altro valore aggiunto (ho trovato solo 3 refusi e un'impaginazione pressoché perfetta).
Sul racconto in sé non posso esprimermi più di tanto sia perché è solo il primo episodio sia perché rischierei di spoilerare. Dico solo che mi è piaciuta tantissimo la tecnica narrativa, quasi kinghiana, di inframmezzare il flusso di pensieri del personaggio alla narrazione in terza persona. A proposito di King, voglio di sfuggita accennare alla prefazione del racconto quando si contesta che chi scrive horror non può che rifarsi o risentire dell'influenza del re del brivido. Questa è dietrologia che ormai ha un po' stufato. E' come dire che chi scrive romanzi d'amore non può che copiare Romeo e Giulietta di Shakespeare. Se rendi protagonisti di un racconto horror dei bambini, non c'è niente da fare, sono per forza cloni delle gemelline di Shining o del bambino di Pet Cemetery. Suvvia...
Buona anche la resa psicologica della protagonista femminile e l'ambientazione, quasi alla Silent Hill, di questo paesino che sfugge anche ai "radar" di Google Maps :)
Bravo Mario
 
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