Mo Yan - Grande seno, Fianchi larghi

Wilkinson

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Bisogna partire dalle parole dell'autore : "Di fatto io sono uno scrittore senza cultura, un contadino senza cultura. Quando non si ha cultura bisogna scrivere di ciò che si conosce. Mi piace raccontare storie. Fino ai miei vent’anni avevo letto sì e no venti libri. Avevo fatto solo cinque anni di elementari. Vivevo con i contadini e lavoravo con loro. Molti dei miei riferimenti sono racconti orali delle persone che avevo vicino."

Grande seno, fianchi larghi, pubblicato in Cina nel 1992, è un colossale affresco della Cina rurale del XX secolo descritto attraverso storie su storie che si intrecciano come in una gigantesca narrazione orale.

Lo scenario che fa da sfondo è ancora una volta il paesaggio naturale del distretto dello Shandong nel quale la tragica epopea familiare si esplica. Il ruolo di primo piano spetta alla coraggiosa, saggia e dura madre Shangguan Lu e alle otto figlie femmine, e viene corredata dalla vastissima carrellata di personaggi che ruotano attorno a questa famiglia, attraverso cui ci vengono mostrate le trasformazioni che intercorrono nell’arco di circa novantacinque anni, corrispondenti, alla durata della lunga vita della matriarca.

L’altro protagonista è l'ultimo nato, il figlio maschio tanto atteso che tuttavia si rivelerà di carattere debole e afflitto da disordini psico-somatici che lo costringeranno a nutrirsi per molto tempo di solo latte materno, divenendo il simbolo della figura maschile fragile e bisognosa di quella donna tanto disprezata nella società cinese e invece vero fulcro della famiglia.

Il giudizio sull’umanità che traspare da Grande seno è per lo più negativa, ben descrivendo meschinità, sopraffazioni e violenze di cui il genere umano si rende capace non risparmiandoci neanche stavolta particolari crudeli, alternando però la crudezza delle descrizioni realiste a parti quali in cui prevale un’atmosfera fiabesca. La prima parte è più romantica e leggendaria, la seconda più feroce e triste.
La struttura non è totalmente lineare pur senza tutti i flashback di Sorgo rosso.

Mo Yan è uno scrittore popolare paragonabile a un Charles Dickens catapultato in Cina, creatore di storie che dal piccolo villlaggio vogliono descrivere la grande storia cinese con le sua atrocità e miserie , senza dimenticare però la lezione di un Rushdie, Marquez o Calvino .

Che dire, è un librone di 900 pagine fitte fitte e non nascondo una certa fatica nel leggerlo. Chiuso il libro però e passati un paio di giorni la mente torna spesso a rievocare le vicende della famiglia Shangguan come se quelle tristi vicende fossero entrate a far parte di te.

Se vi è piaciuto Sorgo rosso immergetevi, con pazienza, in questo grande affresco.
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
grazie della segnalazione, sicuramente mi era sfuggito, contenta di essermi resa ridicola per la mia dimenticanza :mrgreen:

stiamo inserendo gli autori asiatici che hanno nomi sillabici o bisillabici, cinesi e coreani in primis, nella modalità in cui vengono chiamati verbalmente, proprio per non ingenerare confusione.
 
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