Bilenchi, Romano - Gli anni impossibili

Lollina

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I tre lunghi racconti (“La siccità”, “La miseria”, “Il gelo”), composti in tempi differenti tra il 1940 e il 1982 e riuniti in volume nel 1984, costituiscono un’unità narrativa intorno alla figura del protagonista adolescente: il motivo unificante è l’ingresso all’età adulta, quella perdita dell’innocenza che è il tema più caro della narrativa di Bilenchi. I piani di lettura sono molteplici: uno di essi è il desiderio e l’impossibilità di integrazione nella società degli adulti, che si traduce in un costante sentimento di esclusione (o di autoesclusione): una società che prende corpo nel nucleo famigliare, troppo legato ad una mentalità borghese e utilitaristica.
Nel primo racconto, contro la mentalità dei genitori e della nonna, ottusa e priva di slanci, il ragazzo cerca la complicità dell’eccentrico nonno, ingenuo e sognatore, in una sorta di sodalizio tra le due estremità dell’esistenza umana entrambe considerate marginali. Proprio gli investimenti imprudenti del nonno causeranno il rovescio di fortuna per l’intera famiglia e un profondo disagio per il protagonista di fronte alla perdita di agiatezza e, con essa, del diritto a trattare alla pari con i propri compagni. Di fronte a questa (percepita) esclusione, il ragazzo di crea un mondo alternativo: quello della natura contrapposta alla società degli uomini (altro tema bilenchiano), sia essa l’aperta campagna o un orto cittadino, descritta con un linguaggio al tempo stesso preciso e realistico e che la trasfigura in chiave simbolica nello sguardo del ragazzo; o quello di città lontane, immaginate come paesaggio spirituale più che reale.
Nell’ultimo racconto, “Il gelo”, il titolo allude ad un lato all’impossibilità di comunicare con il mondo degli adulti, dall’altro alla paralisi da cui il protagonista è colto davanti al mistero del sesso, che gli sembra pervaso da un’incomprensibile violenza che insieme lo disgusta e lo attrae, da spettatore, con un misterioso senso di colpa.
Notevole la capacità dell’autore di spingersi nelle pieghe più intime della mente di un adolescente, richiamando alla nostra memoria stati d’animo dimenticati ma immediatamente riconoscibili, senza alcun intento psicologico-didascalico ma con profonda empatia.
 

Dallolio

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