Chbosky, Stephen - Noi siamo infinito. Ragazzo da parete

Kylix

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Parlo da adolescente, e da adolescente mi fanno sempre un po’ sorridere le rappresentazioni di questo periodo della vita che lo descrivono in maniera molto teatrale e ridondante, facendolo apparire un’età gloriosa e invidiabile. Quello che ne deriva è un’idea generale dell’adolescente medio come un ragazzino a cui non manca nulla, ingenuo e ancora immaturo, che cresce e si diverte provando esperienze di vario tipo, positive e negative. È appunto quello che succede a Charlie, il protagonista del romanzo, che in prima persona racconta a un confidente senza nome quello che gli succede e quello che prova durante il suo primo anno delle superiori. All'inizio del romanzo di presenta come un ragazzino solo, che sta per iniziare le superiori e che ha appena perso il suo amico, morto suicida. Il suicidio è forse il primo tema trattato, senza alcun reale coinvolgimento, vista l’assenza di qualsivoglia approfondimento. Charlie è timido, alle feste si confonde con il muro (da cui il titolo) ma fortunatamente si fa sfacciato per una volta a una partita di football e conosce Patrick e Sam, due fratellastri più grandi di lui che subito stringono amicizia con il protagonista. È grazie a loro che Charlie diventa parte di un gruppo, si innamora per la prima volta, ha le sue prime esperienze con droga e sesso. Si innamora di Sam, che però vuole solo essergli amico; è l’alunno capace del suo insegnante di inglese che gli assegna molti titoli, che Charlie non commenta e non descrive nelle sue lettere, come invece ho letto in alcune recensioni; diventa il confidente di Patrick che attraversa un periodo delicato legato al suo orientamento sessuale. E durante tutti questi avvenimenti Charlie analizza il suo posto nel mondo, usando un linguaggio ricco di similitudini e metafore che potrebbe sembrare elevato e commovente, ma in cui io ho letto solo grandi pretese e descrizioni piatte. Non mi fa commuovere un ragazzino che prova l’erba perché ha deluso la ragazzina con cui sta, così come non mi fa commuovere lo stesso ragazzino che fuma senza porsi alcun problema, anzi, mi fa pensare che è proprio questa l’idea che si ha dell’adolescenza: un periodo intermedio in cui il ragazzo è perlopiù ingestibile e attratto dalle cose proibite. L’apice dell’esagerazione viene raggiunta con l’insegnante d'inglese Bill, quando dichiara a Charlie quanto sia speciale e intelligente. Mi sono chiesta perché, cosa glielo abbia fatto dedurre, visto che a me il protagonista è sembrato ingenuo o anche, in alcuni passaggi, fastidioso. L’unico punto in cui sono riuscita ad apprezzare Charlie è stato verso il finale, in cui si presenta più debole del solito, ma anche più coraggioso rispetto al resto del romanzo. È stato un cambiamento che mi ha fatto piacere.
Insomma, l’adolescenza viene presentata sempre nello stesso modo, visto e rivisto. Io aspetto impaziente un modo originale e non stereotipato di trattare questo tema.
 

Brandy Alexander

New member
Questo romanzo ha creato in me fastidio.
La banalità trasuda da ogni pagina: e il ragazzino timido, e il professore alternativo che gli viene incontro, e i problemi in famiglia, e l'amico gay, e l'inevitabile trip nel mondo della droga e ovviamente... The Smiths! Evvai che ti chiudi nella cameretta a struggerti ascoltando (il grande) Morrissey... ... In un modo o nell'altro la musica degli Smiths ce la devono buttare dentro per forza quando si parla di crisi adolescenziali. Il film che ne è stato tratto è persino peggiore di questo libretto che ha avuto un successo, secondo me, inspiegabile. La parte migliore del romanzo è indubbiamente il titolo "The perks of being a wallflower".
 
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