Graffigna, Carlo - I pleniluni dell'Orilanto

Trama: (scrive l'autore)
<<In questa storia, tutta di fantasia, ma credo rispettosa delle realtà del tempo - siamo negli Anni Trenta - uno dei personaggi scrive, nel suo diario, una frase che condensa tutta la disperazione di una vita: “Io mi sono trascinato in un’alternanza continua e lacerante di due esistenze, una vera e una falsa, senza mai sapere in quale, delle due, io sono vivo”.
Sono parole in bilico sul dramma, e non credo fossero rivolte soltanto a chi viveva tra quelle muraglie e quei cancelli. Questo sdoppiamento poteva e può sfiorare ciascuno di noi, ed è così che quella confessione è diventata, per me, la molla, l’ispirazione e, insieme, la giustificazione di questa storia>>.


Mi ha affascinato quella fragile linea nel romanzo che divide il sogno dalla veglia, la cronaca dalla fantasia. Cosi come l'ambientazione in un ospedale psichiatrico. Ho trovato questo romanzo, intimo, personale..come se veramente l'autore avesse percepito dentro il loro tormento.
 
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