Pasolini, Pier Paolo - Petrolio

El_tipo

Surrealistic member
"questo romanzo non comincia"

la profonda essenza comunicativa di queste parole, e il tragico epilogo dello scrittore che esse stesse sottindendono, aprendo la strada al mondo del comesarebbestato, complicano notevolmente le mie intenzioni che, se ancora non si fosse capito, vorrebbero essere quelle di recensire questo romanzo. E'apparso evidente prima ancora di cominciare che il sottoscritto non è per nulla degno di parlare di un un'opera che non comincia nè tantomeno in grado di raccontarne finale e conclusioni senza cadere nell'assurdo e nelle pretenzioni. Posso limitarmi a immaginare oppure meglio a sognare quello che Pasolini aveva in mente, da quegli appunti, dagli schemi e perchè no anche da quelle parole "sto scrivendo un'opera che mi impegnerà molto forse anche tutta la vita". E'vero caro lettore, che ormai sei diventato il lettore del lettore, allora ti chiamo caro lettore del lettore, se prima ancora di aprire questa copertina nera di lutto di morte di petrolio di notte di oblio di senza speranza, avverti il rimpianto di un'opera incompiuta, quando ti sarai immerso nei brandelli di storia e nell'imbastimento di un intreccio proverai un piacere voyeristico nello scoprire come il Poeta costruiva i suoi gioielli. Gia ti ci vedo che apri curioso la porta del suo studio e te lo trovi là, con gli occhiali appoggiati sulla destra di una macchina da scrivere nera, su una lunga scrivania di noce, a riposarsi gli occhi e magari a strofinarseli con il palmo della sua mano destra. Petrolio è il secondo volume mai scritto dei fratelli Karamazov. E' il racconto dell'inchiesta sull'ENI, sulla Montedison e sullo stragismo italiano fascista e di stato. E'la riflessione profonda sulla società e sulla comunicazione fatta dal nostro Poeta. Un uomo che seppur nella mia vita non ho mai conosciuto perchè non ha mai fatto parte della mia contemporaneità, mi manca, mi manca da morire.
 
Ultima modifica:

LowleafClod

e invece no
C'é chi dice di apprezzare Pasolini e al tempo stesso dice che un'opera simile era meglio se non veniva pubblicata perché non finita. Cominciando solo dal modo in cui scrive, nonostante sia romanzo (o meglio il sinistro fantasma di questo), saggio e giornalismo tutto insieme, per me prima di tutto é stilisticamente un trionfo di poesia, piena di sensazioni contradittorie a questa. Forse perché ogni capitolo non rappresenta alcuna descrizione, a malapena si relaziona con altri, certi sono assolutamente leggibili a parte. Ma nel complesso Petrolio parla di una sola persona in un solo contesto, e questa persona é Pasolini: il narratore che non esce dal suo racconto, che per un attimo cattura l'attenzione del lettore, in parte per guidarlo, in parte per confonderlo, in parte proprio perché l'esperienza é solo sua.
Due doppi che insieme danno un individuo dall'equilibrio perfetto, un bene e un male che ogni persona possiede. L'equilibrio viene corrotto, allontanato, ceduto e prostituito, subisce mutazioni, viene castrato.
Io non sono capace a descrivere questo libro, un po' anche perché molte cose non le conoscevo, un po' perché é impossibile farlo; perché non vuole descrivere nulla. Forse ci si avvicina più a un monologo. So che in parte mi mancano i capitoli mai scritti e che mai leggerò, in parte sono soddisfatta perché già con queste pagine ho capito che anche in Italia qualcuno ha scritto dei nostri demoni (gli stessi che ha vissuto Dostoevskij): anche un italiano é riuscito a parlare di quelli presenti nella sua vita e nel suo paese; non possiamo dare senso universale a questo libro, il narratore ci tiene lì in quel momento, interviene e ci parla, decide di non uscire di scena riuscendo così a non oggettivare ciò che scrive.
Carlo é il protagonista fatto della sostanza più assurda e terrificante per un narratore, egli é definito come personaggio tiepido. Lo stesso Dostoevskij voleva questo personaggio, ma non ha avuto il coraggio di togliere a Stravogin l'Ardore e la Freddezza, le ha tenute entrambe separate, senza annullarle unendole tra di loro.
Non é uscito come un romanzo di 2000 pagine, ma rimane per me una delle cose migliori contemporanee che abbia mai letto, in modi diversi Pasolini non mi delude mai in ciò che scrive.


In quell'immensità io salivo e discendevo, facevo lenti giri su me stesso, beatamente: non potrei dire che stavo nuotando, il mio lento guizzare là dentro assomigliava piuttosto a un volo senza ali... Ecco, la mia storia é tutta qui. Essa - é decisamente il caso di dirlo - "desinit in piscem": ma per essere allucinatoria non dovete credere che essa sia meno reale.
 
Alto