Mizoguchi, Kenji - La Vendetta dei 47 Ronin

elisa

Motherator
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Anticipazioni sulla trama

Siamo nel Giappone del 1700 e nel palazzo del shogun accade che il nobile Asano ferisca il cerimoniere Kira che malignava su di lui. Per questo avvenimento ad Asano viene ordinato di fare teppuke mentre Kira ne esce indenne. I samurai di Asano vengono degradati a ronin, samurai senza padrone, i suoi beni confiscati e la sua famiglia dispersa. Tutti pensano che la pena inflitta ad Asano sia stata troppo pesante soprattutto di fronte all'immunità di Kira e si aspettano che venga perpetrata la vendetta. Ma il ciambellano Oshi procrastina per due anni non senza notevoli difficoltà ma con l'unico pensiero di vendicarsi insieme ad altri 47 fedeli samurai di Asano che dopo la vendetta verranno condannati a fare teppuke.

Questo è il quinto film che vedo del regista giapponese e confesso che mi ha messo a dura prova. Un film di quattro ore commissionato nel 1941 come propaganda bellica ispirato ad un classico della cultura giapponese rappresentato continuamente a teatro, principalmente kabuki, che ti esaspera per la sua lentezza, per il continuo ricorso a piani sequenza e campi lunghi, perché in quattro ore l'azione del film non avviene mai, non viene mai rappresentata direttamente ma solo attraverso i racconti o attraverso i simboli oppure rappresentata solo esternamente senza mai coglierne la realtà.
Ma questo film così complesso, difficile, immobile ha un fascino unico, per la capacità di farti vivere l'interiorità e la filosofia dei personaggi, attraverso rituali a noi incomprensibili e lontanissimi nel tempo anche per il Giappone di oggi. L'etica dei samurai, rigida e totalizzante, che supera la morale umana e anche quella della legge, viene comunicata in tutta la sua profondità, cosa che sarebbe stata impossibile attraverso la rappresentazione dei contenuti della morale stessa. L'assenza, il vuoto, l'attesa, la compostezza fanno di questo film qualcosa di unico insieme alla perfezione della ricostruzione storica. Gli interpreti recitano per la maggior parte in ginocchio inchinati ed ogni movimento è controllato, sobrio, quasi una rappresentazione teatrale del teatro No. Questo è un film da vedere con un certo spirito di abnegazione, ma ti lascia tantissimo in termine di riflessione, d'altra parte questi sono i veri samurai.
 
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