Tarr, Bela & Hranitzky, Agnes - Il cavallo di Torino

elisa

Motherator
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Il film prende spunto da un episodio occorso a Nietsche a Torino nel 1889 quando il filosofo difese un cavallo abbracciandolo quando si accorse che il carrettiere usava la frusta perché l'animale non voleva muoversi. L'episodio sembra fu l'inizio della sua pazzia. Il regista si chiede: che fine ha fatto il cavallo?

Il cavallo e il suo padrone li ritroviamo in Ungheria, in una terra desolata spazzata da un vento violento e continuo dove vivono l'uomo con la figlia che conducono una vita misera tra quattro mura dove ogni giorno ripetono gli stessi identici gesti. Perché il film che dura due ore e mezza è la ripetizione quasi a durata reale di quei gesti quotidiani, alzarsi, vestirsi, andare a prendere l'acqua al pozzo, mangiare, fare il bucato, ecc.
E' uno dei film più lenti e ripetitivi della storia, girato in bianco e nero e pressoché muto, dove la vita non è altro che il riprodurre quotidianamente il nulla, in un inesorabile destino che non porta altro che alla fine, simboleggiata dall'improvvisa mancanza totale della luce del sole. Un film che grazie ai tempi dilatati e alla ripetitività delle immagine e della musica, un unico fraseggio ripetuto all'infinito, ti permette di pensare in profondità al senso della vita che non è che un riprodursi infinito di gesti spesso inutili fino all'apocalisse finale.
Bela Tarr è un regista unico nel suo genere, questo film ad esempio è girato con soli piani sequenza, trenta in tutto, capace di esaperarti per la lentezza dei suoi film e per il nulla che accade, l'immobilismo e la riproduzione esatta dei tempi delle azioni quotidiane. Conosciuto dai cinefili di tutto il mondo affascina e rapisce, attenzione può essere però una noia mortale se non sai quello che ti aspetta.
 
G

giovaneholden

Guest
Un regista che non passa inosservato Bela Tarr,l'ultimo dei grandi del piano sequenza,gira con una lentezza esasperante,ma grazie a questa apparentemente pedissequa riproduzione della triste realtà quotidiana,ti apre,se riesci a entrare nel suo non facile meccanismo,inquietanti interrogativi sull'esistenza. Premiato a Berlino nel 2011.
 
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