Anch'io più o meno sono al tuo stesso punto.
Avevi mai letto niente della Muller? Io avevo letto Il paese delle prugne verdi (a quanto pare le prugne sono veramente qualcosa di caratteristico della romania, perchè anche in queste prime pagine sono citati gli alberi di prugne e l'acquavite che se ne ricava).
Già allora mi ero imbattuta nello stile quasi onirico della Muller, in cui, come hai detto tu, non viene raccontato qualcosa, ma
"espresso". Ne Il paese delle prugne verdi la lettura è anche più faticosa, la narrazione è una specie di nebbia indistinta da cui a volte emergono fatti riconoscibili, ma il più delle volte quello si avvertono solo sensazioni, che lasciano il dubbio su come sia veramente la realtà.
Per ora in Oggi avrei preferito non incontrarmi lo stile è più semplice e più comprensibile, anche se rimane quel senso di stordimento che provocano i periodi brevi, spesso slegati, come un flusso di pensieri che si affollano e tentano di sgorgare tutti insieme dal cuore
E' come se venisse raccontato un sogno.
Nella narrazione subito insieme alla protagonista si viene schiacciati dall'oppressione di queste convocazioni, come una malattia cronica che falsa tutta la vita. L'orrore di questi interrogatori aleggia in ogni frase.
Insieme al mistero che rimane a noi lettori sul perchè la protagonista sia bersaglio di un persecuzione simile: si avverte che c'è un motivo, che lei lo sa, c'è questa figura di Lilli che appare ogni tanto e si capisce che è legata a queste convocazioni.
Mi ha colpito molto la parte che in cui parla delle abitudini, dei gesti scaramantici dei giorni di interrogatorio, l'alzarsi dal letto mettendo il piede destro a terra per primo, la noce, il rituale per schiacciarla e mangiarla, la camicetta che cresce, la camicetta che aspetta (bella questa idea di dare un nome agli abiti), il rigirarsi il bottone di madreperla durante l'interrogatorio.
Si capisce che per sfuggire alla paura, al senso di provvisorietà che provocano queste convocazioni, in cui non sa mai se sarà arrestata, come andranno, quanto dureranno, la protagonista cerca di sentirsi in grado di controllare la realtà attraverso le abitudini, i gesti ripetitivi.
Ammette che sa che non servono a niente, che non hanno il potere di cambiare le cose, ma le servono per mantenere l'idea di poter essere padrona della propria vita. Tutto ciò rende in modo perfetto quello che deve essere la vita in un paese in cui c'è una dittatura.
E un po' mi ci sono ritrovata, naturalmente con i dovuti distinguo: anch'io utilizzo le abitudine, i gesti ripetitivi come un modo per mantenere ordine nella mia vita, come delle boe a cui aggrapparsi quando la corrente sembra portarmi via.
Libro stupendo per ora.