Salve a tutti!
Mi presento: mi chiamo Rossella Leone,
amo scrivere da sempre e, dopo anni ad affollare scrivanie e cassetti di pensieri, poesie, mini racconti ho deciso di "fare il gran passo" e cimentarmi in un romanzo.
Credevo che mi sarebbero mancate le parole...ed invece ho avuto il problema opposto (ridimensionarmi è stato difficilissimo!!)
Ed ora eccomi qui, emozionata ma felice di presentarvi la mia fatica.
La mia opera si chiama LOVE GAME (Edizioni Rei).
Questa è la quarta di copertina:
"Quando Katia, un po’ controvoglia, segue l’amica Ylaria in un’inaspettata vacanza in montagna, è davvero convinta che in quel piccolo chalet tra i monti, lontano da tutto e tutti, trascorrerà una tranquilla, rilassante gita, dimenticando i propri guai.
Le sue speranze crollano rapidamente non appena scopre che l’amica ha “inavvertitamente” tralasciato di dirle alcuni insignificanti dettagli.
Cose piccole piccole, del tipo:
che nello chalet è previsto un gioco di ruolo: il Love Game, una sorta di recita a soggetto, a cui tutti i villeggianti devono obbligatoriamente partecipare
che solo ad alcuni di loro (detti Ranger Love) toccherà orchestrare (senza farsi scoprire) bollenti incontri amorosi o, al contrario, scatenare odio tra i concorrenti
che il premio in palio per la squadra vincitrice è (rullo di tamburi!!!) una lussuosa vacanza per due negli alberghi più chic d’America (un loro vecchio sogno)
Che dietro quella folle trovata ci sia lo zampino di Ylaria?
Katia ne è certa, così come sa che, arrivata a quel punto, non può più tirarsi indietro.
In fondo oramai è in gioco… tanto vale giocare no?"
due star in lotta per primeggiare...
un matrimonio da favola da organizzare...
un'amica da salvare...
un tradimento da coprire...
uno sfavillante ballo a cui partecipare...
per tutte le irriducibili delle favole, dei castelli, dei principi azzurri (anche se un po' sbiaditi)... e delle lotte all'ultima borsa (rigorosamente firmata!) per conquistarseli!
trovate l'e-book (a prezzo pieno 5 euro ma ovunque troverete sconti!)sui principali siti on-line (amazon, Lafeltrinelli,Rizzoli,Ultimabooks , bookrepublic)
Su Ultima books (se vi registrate in regalo 3 euro) potete leggere un'anteprima del testo (anche se comunque posterò qui dei capitoli)
Su Book republic registrandoti avrete invece in regalo 2 euro!!
Grazie a tutti dell'attenzione....e ,se avete dei dubbi,delle curiosità...non esitate a chiedere!!^__^
Per tutti quelli che amano il genere...ecco un piccolo incipit del primo capitolo( aggiungerò ogni giorno un pezzo...)
vorrei le vostre opinioni!!!
Un insolito invito
Quel giorno Katia si sentiva più agitata del solito.
– Siamo arrivate! – gridò gioiosa la compagna di viaggio, sbattendo con forza la portiera.
– Non è magnifico qui? – esclamò poi correndo esultante sullo spiazzo erboso. Katia la raggiunse senza troppo entusiasmo. Il lieve senso di disagio provato fino a poco prima si trasformò in marcata angoscia quando si guardò bene intorno:, erano nel cuore della Svizzera, tra montagne puntute e boschi intricati. In-torno a loro, a parte un manto innevato e qualche scoiattolo, il nulla. Non c’era traccia di civiltà per molti, molti chilometri. Troppi.
– Ylaria, dove siamo di preciso? – domandò allarmata. La sua voce risuonò sinistra come il grido di un uccello spaventato.
– Stai tranquilla. Nessun orso ti attaccherà. Dovrebbero già essere tutti in letargo – l’informò seria l’amica, imboccando con scioltezza un viottolo seminascosto da un gruppo di alberi. Da quello che poteva vedere – ed era ben poco – la stradina saliva verso l’alto serpeggiando lungo una collina.
E poi la sua mente si cristallizzò su un dettaglio: Orsi? C’erano degli orsi in quel luogo sperduto?
Senza pensarci si precipitò a rotta di collo verso la compagna guardandosi le spalle con febbrile, ritmica circospezione. Di fronte alla sua espressione atterrita l’amica scoppiò in una fragorosa, forte risata e poi scartò in avanti, distanziandola di qualche metro.
– Sei la solita credulona! – la motteggiò da quella distanza di sicurezza, mimandole smorfie di scherno.
Katia trasalì. – Mi hai preso in giro! – constatò incredula, per metà offesa e per metà sollevata.
– Lascia che ti acchiappi e me la pagherai! – la minacciò ridendo, inseguendola con foga per l’irto sentiero.
Iniziarono a correre spensierate. Katia s’impegnò al massimo per stare dietro a quel corpo scattante ma la neve era come una corda tesa che rallentava i suoi passi e l’aria fredda le sferzava la faccia ricacciandola indietro. Fu una guerra impari contro tutti gli elementi della natura e quando, esausta, raggiunse l’amica, aveva il fiato troppo corto e le gambe troppo fiacche per acciuffarla. Ma, oramai, non aveva più importanza.
– Ci siamo! Ci siamo! – l’informò raggiante Ylaria, raggiun-gendola.
– Non è bellissimo?
Katia, ansimando leggermente, guardò attentamente l’edificio davanti a sé.
Un piccolo, elegante cottage di pietre e legno si stagliava al centro della radura, il rosso vivace del tetto risaltava sullo sfondo candido come una pennellata purpurea su una tela bianca.
– E’ davvero… – “piccolo!” pensò tra sé, ma, invece, aggiunse con un gran sorriso – grazioso, sembra accogliente.
– Già! Ma ti rendi conto che passeremo qui sei giorni? E cinque indimenticabili notti?
Katia chiuse gli occhi mentre una scossa elettrica la percorreva tutta. Ancora quella sgradevole sensazione.
La prima volta l’aveva provata quando Ylaria l’aveva informata che entrambe erano state invitate, in pieno ottobre, a passare una settimana bianca con degli amici.
– Quali amici? – aveva ribattuto curiosa e, per la prima volta da quando si conoscevano, l’amica l’aveva deliberatamente ignorata, cambiando rapidamente argomento. Lei però non si era arresa. Dopo una sfiancante insistenza tutto quello che aveva ottenuto, era stato un laconico, snervante ”Fidati: non li conosci”.
L’idea di mollare tutto per un po’ l’aveva fatta sentire strana, vuota e nello stesso tempo carica di adrenalina.
Non che non avesse provato a sganciarsi ma Ylaria era stata irremovibile. Il ricordo di quella conversazione era ancora vivo nella sua mente. Erano in macchina. Fuori pioveva forte.
– Cosa! Non vuoi venire? Ma perché?
Silenzio. Perché? Perché non voleva andare? Per una stupidissima sensazione?
– Ho molto da fare… lo studio si sta ingrandendo ehm… sai… l’avvocato pensava di affidarmi cause di maggior responsabilità. Non posso lasciarli ora...
Falsa. La sua voce era spudoratamente falsa. Aveva parlato senza un briciolo di convinzione. Se in aula avesse discusso un caso in quel modo persino lei non si sarebbe creduta.
– Ma tu sei già un avvocato di successo!
– Una praticante, devo ancora sostenere l’orale dell’esame di stato.
– Ma tu sei preparatissima! E lo sai!
Vero. Stava studiando come una pazza da due anni.
– Ma non posso mollare ora.
– Cosa devi mollare? Hai appena fatto gli scritti e gli esami ci sono fra sei mesi. Quale momento è più buono per prendersi una piccolissima vacanza? Pensa: gli ultimi sei mesi di libertà prima di entrare definitivamente nel mondo del lavoro! Non puoi rifiutarti!
Era tutto vero. Eppure non era ancora convinta.
– Ma come mai tutto così in fretta? La partenza è fissata tra appena tre giorni. Perché non me l’hai detto prima?
Borbottio di sottofondo.
– Come perché? Ti ho già spiegato che lo chalet non è mio; dovevano andare un paio di persone che, all’ultimo momento, sono venute meno. Un amico, ricordandosi di me, mi ha invitato – dichiarò soddisfatta, mostrandole un’originale busta rossa su cui, pur gettando attentamente l’occhio, non vide nessun mittente – ed io ho colto al volo l’occasione. Tu sai che non spreco le occasioni. Mai.
Katia non se ne meravigliò: sapeva bene quanto Ylaria potesse essere testarda quando voleva una cosa.
– E dov’è questo posto stupendo? – esclamò debolmente a un passo dalla resa.
– In Svizzera.
Almeno la nazione le piaceva. Non era mai stata in Svizzera.
– Dove di preciso?– aveva chiesto svogliatamente, aprendo la sua agenda per controllare eventuali impegni.
– Non te lo posso dire.
Quasi le era caduto il libro di mano per lo stupore.
– E perché no?
– C’è scritto nell’invito. Non posso rivelare il posto ad altri – le aveva annunciato chetamente come se quella prassi fosse la più normale del mondo.
A conferma di quanto detto le aveva poi sventolato un foglio rosso sotto il naso indicandole spavaldamente un rigo.
– E’ qui, vedi? – aveva ribadito, avvicinandole la lettera.
In effetti, nero su bianco (o su rosso per l’esattezza), c’era quella strana imposizione. Katia non riuscì a mascherare il proprio sconcerto.
– Non ti sembra… insolito? – aveva ribattuto lei, restando decisamente perplessa.
Ylaria aveva fatto spallucce prima di sorprenderla sul serio.
– Non più della regola successiva – l’aveva informata enigmaticamente, iniziando a leggere ad alta voce: “Puoi estendere l’invito a qualcuno ricordando però che è indispensabile che la persona che ti accompagnerà non sia in stretta confidenza con te (fratelli/sorelle, compagni di uscita, migliore amico, fidanzati). La violazione di questo avvertimento comporterà l’esclusione dallo chalet.”
– Ma tutto ciò è assurdo! – aveva esclamato sbigottita. Poi, un’improvvisa consapevolezza, era balenata sul suo viso.
– Ma, allora, io non posso venire! Noi ci conosciamo dai tempi della scuola, oltre ad essere migliori amiche.
– Non potresti venire.
Qualcosa nel tono della compagna l’aveva allarmata. Si era girata giusto in tempo per vedere un sorriso malizioso increspare quelle labbra spavalde, subito coperte dai lunghi, splendenti capelli ricci.
– Gli hai mentito?
Gli occhi le si erano fatti grandi quasi come due piattini da tè.
Ylaria si era portata un dito alle labbra ridenti, sussurrando: – Solo un pochino. Ci tenevo davvero tanto che tu ti distraessi un po’. Quindi ora non puoi abbandonarmi!!
Katia aveva sospirato. C’era qualcosa che non la convinceva affatto. Generalmente s’invitavano le persone più care e fidate in vacanza, non le meno conosciute.
Le sembrava che ci fosse altro (e conoscendo Ylaria, chissà che altro!) che la fedele compagna non le avesse detto. Stava ancora rimuginando su come tirarsi indietro quando l’amica, inaspettatamente, le aveva detto una cosa che l’aveva colpita a fondo, facendola capitolare.
– Ultimamente sei troppo stressata. Come se qualcosa ti turbasse. Ma io ho la soluzione! – aveva esultato afferrandole con slancio le mani mentre, con voce supplice, le diceva: – Vieni con me. Se ti rilassi e rallenti un po’ vedrai che tutto tornerà a posto. Credimi!
Quel suo sorriso fiducioso l’aveva scossa come un terremoto.
Non era mai stata molto brava a nascondere le cose, anzi, generalmente veniva sempre scoperta subito ma, questa volta, si era davvero convinta di avercela fatta. Fino a quella sera avrebbe giurato che Ylaria non avesse sospettato nulla del suo silenzioso tormento.
Ma si era sbagliata, e di grosso. L’ansia dipinta su quel volto caro le aveva dimostrato che, in realtà, l’unica cieca era stata lei.
L’amica aveva intuito che era successo qualcosa mentre era via, qualcosa di terribile, di cui non riusciva a parlare.
La storia degli amici, si disse, doveva essere una balla per convincerla ad andare e il viaggio una ghiotta occasione per divertirsi un po’ insieme, come ai vecchi tempi.
Guardò quel viso speranzoso in attesa di una risposta e, d’improvviso, avvertì quanto fosse davvero preoccupata per lei. Non poteva tirarsi indietro.
– Ok. Accetto. Passo a prenderti martedì mattina. Sii puntuale.
E ora se ne stava già pentendo. Eccola lì la loro vacanza: una piccola casa sperduta tra le montagne da dividere con degli sconosciuti per quasi una settimana. Come le era saltato in mente?
*******
Katia e Ylaria si accomodarono sul grande, morbido sofà di pelle bianca. Non erano mai state in montagna e l’aria fredda del mattino le aveva elettrizzate più dei dieci caffè presi. Ora si guardavano intorno con occhi da cerbiatte, curiose di ogni particolare, avide di ogni dettaglio. In quel momento di perlustrazione fotografica una porta si spalancò di botto. Una lunga chioma bionda, semicoperta da un buffo berretto di lana, si materializzò davanti a loro.
– Benvenute nello chalet. Come vi chiamate?
– Io sono Katia e lei è la mia amica Ylaria.
Entrambe allungarono la mano, aspettando di conoscere il nome della ragazza ma la nuova venuta, sorprendendole, le cinse a sé, trascinandole in un affettuoso, stritolante abbraccio a tre.
Katia la guardò meglio; aveva un sorriso aperto e cordiale; due occhi azzurri cielo e una marea di piccole lentiggini.
– Questo posto è bellissimo, grazie di averci ospitato – mormorò staccandosi un po’ da lei.
– Oh, ma non è mio! – replicò l’altra sorridendo.
– Anch’io sono stata invitata. La casa è di un mio amico. Mi ha detto di venire un po’ prima a fare gli onori di casa poiché lui non potrà raggiungerci che all’ora di pranzo. Nel frattempo potete lavarvi, disfare i bagagli, sistemarvi – annunciò alla velocità della luce, senza mai smettere di sorridere.
Non avevano ancora sentito le sue ultime parole che la ragazza, altrettanto celermente, aveva afferrato un borsone da terra.
Un attimo dopo era già in cima a una lunga scala.
– Vi ho sistemate di sopra. Seguitemi! – ordinò allegramente, quasi saltellando sul posto.
Katia e Ylaria si fissarono per un secondo, indecise sul da farsi: c’era qualcosa nel modo di fare di quella ragazzina di… sconcertante, sembrava un po’… come dire…
– Fuori di testa? – sussurrò Ylaria, ridacchiando.
Katia annuì.
– Allora, che fate? Non venite? – ripeté la voce con maggior brio.
Beh, in fondo… avevano forse scelta?
Mi presento: mi chiamo Rossella Leone,
amo scrivere da sempre e, dopo anni ad affollare scrivanie e cassetti di pensieri, poesie, mini racconti ho deciso di "fare il gran passo" e cimentarmi in un romanzo.
Credevo che mi sarebbero mancate le parole...ed invece ho avuto il problema opposto (ridimensionarmi è stato difficilissimo!!)
Ed ora eccomi qui, emozionata ma felice di presentarvi la mia fatica.
La mia opera si chiama LOVE GAME (Edizioni Rei).
Questa è la quarta di copertina:
"Quando Katia, un po’ controvoglia, segue l’amica Ylaria in un’inaspettata vacanza in montagna, è davvero convinta che in quel piccolo chalet tra i monti, lontano da tutto e tutti, trascorrerà una tranquilla, rilassante gita, dimenticando i propri guai.
Le sue speranze crollano rapidamente non appena scopre che l’amica ha “inavvertitamente” tralasciato di dirle alcuni insignificanti dettagli.
Cose piccole piccole, del tipo:
che nello chalet è previsto un gioco di ruolo: il Love Game, una sorta di recita a soggetto, a cui tutti i villeggianti devono obbligatoriamente partecipare
che solo ad alcuni di loro (detti Ranger Love) toccherà orchestrare (senza farsi scoprire) bollenti incontri amorosi o, al contrario, scatenare odio tra i concorrenti
che il premio in palio per la squadra vincitrice è (rullo di tamburi!!!) una lussuosa vacanza per due negli alberghi più chic d’America (un loro vecchio sogno)
Che dietro quella folle trovata ci sia lo zampino di Ylaria?
Katia ne è certa, così come sa che, arrivata a quel punto, non può più tirarsi indietro.
In fondo oramai è in gioco… tanto vale giocare no?"
due star in lotta per primeggiare...
un matrimonio da favola da organizzare...
un'amica da salvare...
un tradimento da coprire...
uno sfavillante ballo a cui partecipare...
per tutte le irriducibili delle favole, dei castelli, dei principi azzurri (anche se un po' sbiaditi)... e delle lotte all'ultima borsa (rigorosamente firmata!) per conquistarseli!
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Grazie a tutti dell'attenzione....e ,se avete dei dubbi,delle curiosità...non esitate a chiedere!!^__^
Per tutti quelli che amano il genere...ecco un piccolo incipit del primo capitolo( aggiungerò ogni giorno un pezzo...)
vorrei le vostre opinioni!!!
Un insolito invito
Quel giorno Katia si sentiva più agitata del solito.
– Siamo arrivate! – gridò gioiosa la compagna di viaggio, sbattendo con forza la portiera.
– Non è magnifico qui? – esclamò poi correndo esultante sullo spiazzo erboso. Katia la raggiunse senza troppo entusiasmo. Il lieve senso di disagio provato fino a poco prima si trasformò in marcata angoscia quando si guardò bene intorno:, erano nel cuore della Svizzera, tra montagne puntute e boschi intricati. In-torno a loro, a parte un manto innevato e qualche scoiattolo, il nulla. Non c’era traccia di civiltà per molti, molti chilometri. Troppi.
– Ylaria, dove siamo di preciso? – domandò allarmata. La sua voce risuonò sinistra come il grido di un uccello spaventato.
– Stai tranquilla. Nessun orso ti attaccherà. Dovrebbero già essere tutti in letargo – l’informò seria l’amica, imboccando con scioltezza un viottolo seminascosto da un gruppo di alberi. Da quello che poteva vedere – ed era ben poco – la stradina saliva verso l’alto serpeggiando lungo una collina.
E poi la sua mente si cristallizzò su un dettaglio: Orsi? C’erano degli orsi in quel luogo sperduto?
Senza pensarci si precipitò a rotta di collo verso la compagna guardandosi le spalle con febbrile, ritmica circospezione. Di fronte alla sua espressione atterrita l’amica scoppiò in una fragorosa, forte risata e poi scartò in avanti, distanziandola di qualche metro.
– Sei la solita credulona! – la motteggiò da quella distanza di sicurezza, mimandole smorfie di scherno.
Katia trasalì. – Mi hai preso in giro! – constatò incredula, per metà offesa e per metà sollevata.
– Lascia che ti acchiappi e me la pagherai! – la minacciò ridendo, inseguendola con foga per l’irto sentiero.
Iniziarono a correre spensierate. Katia s’impegnò al massimo per stare dietro a quel corpo scattante ma la neve era come una corda tesa che rallentava i suoi passi e l’aria fredda le sferzava la faccia ricacciandola indietro. Fu una guerra impari contro tutti gli elementi della natura e quando, esausta, raggiunse l’amica, aveva il fiato troppo corto e le gambe troppo fiacche per acciuffarla. Ma, oramai, non aveva più importanza.
– Ci siamo! Ci siamo! – l’informò raggiante Ylaria, raggiun-gendola.
– Non è bellissimo?
Katia, ansimando leggermente, guardò attentamente l’edificio davanti a sé.
Un piccolo, elegante cottage di pietre e legno si stagliava al centro della radura, il rosso vivace del tetto risaltava sullo sfondo candido come una pennellata purpurea su una tela bianca.
– E’ davvero… – “piccolo!” pensò tra sé, ma, invece, aggiunse con un gran sorriso – grazioso, sembra accogliente.
– Già! Ma ti rendi conto che passeremo qui sei giorni? E cinque indimenticabili notti?
Katia chiuse gli occhi mentre una scossa elettrica la percorreva tutta. Ancora quella sgradevole sensazione.
La prima volta l’aveva provata quando Ylaria l’aveva informata che entrambe erano state invitate, in pieno ottobre, a passare una settimana bianca con degli amici.
– Quali amici? – aveva ribattuto curiosa e, per la prima volta da quando si conoscevano, l’amica l’aveva deliberatamente ignorata, cambiando rapidamente argomento. Lei però non si era arresa. Dopo una sfiancante insistenza tutto quello che aveva ottenuto, era stato un laconico, snervante ”Fidati: non li conosci”.
L’idea di mollare tutto per un po’ l’aveva fatta sentire strana, vuota e nello stesso tempo carica di adrenalina.
Non che non avesse provato a sganciarsi ma Ylaria era stata irremovibile. Il ricordo di quella conversazione era ancora vivo nella sua mente. Erano in macchina. Fuori pioveva forte.
– Cosa! Non vuoi venire? Ma perché?
Silenzio. Perché? Perché non voleva andare? Per una stupidissima sensazione?
– Ho molto da fare… lo studio si sta ingrandendo ehm… sai… l’avvocato pensava di affidarmi cause di maggior responsabilità. Non posso lasciarli ora...
Falsa. La sua voce era spudoratamente falsa. Aveva parlato senza un briciolo di convinzione. Se in aula avesse discusso un caso in quel modo persino lei non si sarebbe creduta.
– Ma tu sei già un avvocato di successo!
– Una praticante, devo ancora sostenere l’orale dell’esame di stato.
– Ma tu sei preparatissima! E lo sai!
Vero. Stava studiando come una pazza da due anni.
– Ma non posso mollare ora.
– Cosa devi mollare? Hai appena fatto gli scritti e gli esami ci sono fra sei mesi. Quale momento è più buono per prendersi una piccolissima vacanza? Pensa: gli ultimi sei mesi di libertà prima di entrare definitivamente nel mondo del lavoro! Non puoi rifiutarti!
Era tutto vero. Eppure non era ancora convinta.
– Ma come mai tutto così in fretta? La partenza è fissata tra appena tre giorni. Perché non me l’hai detto prima?
Borbottio di sottofondo.
– Come perché? Ti ho già spiegato che lo chalet non è mio; dovevano andare un paio di persone che, all’ultimo momento, sono venute meno. Un amico, ricordandosi di me, mi ha invitato – dichiarò soddisfatta, mostrandole un’originale busta rossa su cui, pur gettando attentamente l’occhio, non vide nessun mittente – ed io ho colto al volo l’occasione. Tu sai che non spreco le occasioni. Mai.
Katia non se ne meravigliò: sapeva bene quanto Ylaria potesse essere testarda quando voleva una cosa.
– E dov’è questo posto stupendo? – esclamò debolmente a un passo dalla resa.
– In Svizzera.
Almeno la nazione le piaceva. Non era mai stata in Svizzera.
– Dove di preciso?– aveva chiesto svogliatamente, aprendo la sua agenda per controllare eventuali impegni.
– Non te lo posso dire.
Quasi le era caduto il libro di mano per lo stupore.
– E perché no?
– C’è scritto nell’invito. Non posso rivelare il posto ad altri – le aveva annunciato chetamente come se quella prassi fosse la più normale del mondo.
A conferma di quanto detto le aveva poi sventolato un foglio rosso sotto il naso indicandole spavaldamente un rigo.
– E’ qui, vedi? – aveva ribadito, avvicinandole la lettera.
In effetti, nero su bianco (o su rosso per l’esattezza), c’era quella strana imposizione. Katia non riuscì a mascherare il proprio sconcerto.
– Non ti sembra… insolito? – aveva ribattuto lei, restando decisamente perplessa.
Ylaria aveva fatto spallucce prima di sorprenderla sul serio.
– Non più della regola successiva – l’aveva informata enigmaticamente, iniziando a leggere ad alta voce: “Puoi estendere l’invito a qualcuno ricordando però che è indispensabile che la persona che ti accompagnerà non sia in stretta confidenza con te (fratelli/sorelle, compagni di uscita, migliore amico, fidanzati). La violazione di questo avvertimento comporterà l’esclusione dallo chalet.”
– Ma tutto ciò è assurdo! – aveva esclamato sbigottita. Poi, un’improvvisa consapevolezza, era balenata sul suo viso.
– Ma, allora, io non posso venire! Noi ci conosciamo dai tempi della scuola, oltre ad essere migliori amiche.
– Non potresti venire.
Qualcosa nel tono della compagna l’aveva allarmata. Si era girata giusto in tempo per vedere un sorriso malizioso increspare quelle labbra spavalde, subito coperte dai lunghi, splendenti capelli ricci.
– Gli hai mentito?
Gli occhi le si erano fatti grandi quasi come due piattini da tè.
Ylaria si era portata un dito alle labbra ridenti, sussurrando: – Solo un pochino. Ci tenevo davvero tanto che tu ti distraessi un po’. Quindi ora non puoi abbandonarmi!!
Katia aveva sospirato. C’era qualcosa che non la convinceva affatto. Generalmente s’invitavano le persone più care e fidate in vacanza, non le meno conosciute.
Le sembrava che ci fosse altro (e conoscendo Ylaria, chissà che altro!) che la fedele compagna non le avesse detto. Stava ancora rimuginando su come tirarsi indietro quando l’amica, inaspettatamente, le aveva detto una cosa che l’aveva colpita a fondo, facendola capitolare.
– Ultimamente sei troppo stressata. Come se qualcosa ti turbasse. Ma io ho la soluzione! – aveva esultato afferrandole con slancio le mani mentre, con voce supplice, le diceva: – Vieni con me. Se ti rilassi e rallenti un po’ vedrai che tutto tornerà a posto. Credimi!
Quel suo sorriso fiducioso l’aveva scossa come un terremoto.
Non era mai stata molto brava a nascondere le cose, anzi, generalmente veniva sempre scoperta subito ma, questa volta, si era davvero convinta di avercela fatta. Fino a quella sera avrebbe giurato che Ylaria non avesse sospettato nulla del suo silenzioso tormento.
Ma si era sbagliata, e di grosso. L’ansia dipinta su quel volto caro le aveva dimostrato che, in realtà, l’unica cieca era stata lei.
L’amica aveva intuito che era successo qualcosa mentre era via, qualcosa di terribile, di cui non riusciva a parlare.
La storia degli amici, si disse, doveva essere una balla per convincerla ad andare e il viaggio una ghiotta occasione per divertirsi un po’ insieme, come ai vecchi tempi.
Guardò quel viso speranzoso in attesa di una risposta e, d’improvviso, avvertì quanto fosse davvero preoccupata per lei. Non poteva tirarsi indietro.
– Ok. Accetto. Passo a prenderti martedì mattina. Sii puntuale.
E ora se ne stava già pentendo. Eccola lì la loro vacanza: una piccola casa sperduta tra le montagne da dividere con degli sconosciuti per quasi una settimana. Come le era saltato in mente?
*******
Katia e Ylaria si accomodarono sul grande, morbido sofà di pelle bianca. Non erano mai state in montagna e l’aria fredda del mattino le aveva elettrizzate più dei dieci caffè presi. Ora si guardavano intorno con occhi da cerbiatte, curiose di ogni particolare, avide di ogni dettaglio. In quel momento di perlustrazione fotografica una porta si spalancò di botto. Una lunga chioma bionda, semicoperta da un buffo berretto di lana, si materializzò davanti a loro.
– Benvenute nello chalet. Come vi chiamate?
– Io sono Katia e lei è la mia amica Ylaria.
Entrambe allungarono la mano, aspettando di conoscere il nome della ragazza ma la nuova venuta, sorprendendole, le cinse a sé, trascinandole in un affettuoso, stritolante abbraccio a tre.
Katia la guardò meglio; aveva un sorriso aperto e cordiale; due occhi azzurri cielo e una marea di piccole lentiggini.
– Questo posto è bellissimo, grazie di averci ospitato – mormorò staccandosi un po’ da lei.
– Oh, ma non è mio! – replicò l’altra sorridendo.
– Anch’io sono stata invitata. La casa è di un mio amico. Mi ha detto di venire un po’ prima a fare gli onori di casa poiché lui non potrà raggiungerci che all’ora di pranzo. Nel frattempo potete lavarvi, disfare i bagagli, sistemarvi – annunciò alla velocità della luce, senza mai smettere di sorridere.
Non avevano ancora sentito le sue ultime parole che la ragazza, altrettanto celermente, aveva afferrato un borsone da terra.
Un attimo dopo era già in cima a una lunga scala.
– Vi ho sistemate di sopra. Seguitemi! – ordinò allegramente, quasi saltellando sul posto.
Katia e Ylaria si fissarono per un secondo, indecise sul da farsi: c’era qualcosa nel modo di fare di quella ragazzina di… sconcertante, sembrava un po’… come dire…
– Fuori di testa? – sussurrò Ylaria, ridacchiando.
Katia annuì.
– Allora, che fate? Non venite? – ripeté la voce con maggior brio.
Beh, in fondo… avevano forse scelta?
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