Benni, Stefano - Comici spaventati guerrieri

Nel cortile di un ConDominio borghese di un quartiere residenziale viene trovato assassinato Leone, ragazzo di estrema periferia, reo di aver tentato di rubare dei fiori da regalare ad una ragazza.
Il caso sembrerebbe uno di quelli da insabbiare al più presto, se non fosse per la perseveranza di un anziano professore, che, insieme ad un suo giovane allievo, si metterà alla disperata ricerca di una verità inconfessabile, nascosta da un muro di omertà che affonda le sue fondamenta nello stesso stile di vita di una borghesia arricchita, cinica e senza morale.

Come in molti altri libri di Benni, è da notare l'accoppiata bambino-anziano, ingenuità e innocenza - saggezza e lungimiranza, che insieme riescono a dare vita ad un personaggio forte nei sentimenti, nella fantasia e nell'immaginazione, condannato purtroppo a scontrarsi inevitabilmente con le viscide regole formali delle convenzioni sociali accettate.
Metaforico in tal senso l'episodio (chi non lo ha vissuto in prima persona?) in cui il bambino e il professore vengono respinti da un bar del centro in cui volevano sedersi, con la rozza motivazione che "Qui non si può stare se non si consuma".
Esso simboleggia infatti la stessa filosofia dell'ambiente che Benni denuncia con finezza e ironia: gli unici ad avere cittadinanza in questo tipo di società sono coloro che fanno il gioco della produzione, consumando i prodotti che gli vengono apparentemente offerti, ma in realtà imposti di stagione in stagione.

Il nome del romanzo deriva dal monologo di Lee, personaggio simbolico che aveva creduto in maniera estrema negli ideali rivoluzionari degli anni '70, e si ritrova rinchiuso in un manicomio criminale, tenuto al guinzaglio da massicce dosi di psicofarmaci. Riuscirà a fuggire e ad entrare in uno dei ricchi appartamenti del ConDominio, e a scoprire un deposito di droga, salvo poi finire ucciso dalla polizia.

Comici spaventati guerrieri è probabilmente uno dei migliori, se non il migliore lavoro di Benni, nel quale egli dimostra in maniera evidente di non essere solo un raffinato umorista, ma di avere un marcato interesse anche per problematiche di carattere sociale ed esistenziale, in uno straordinario alternarsi di stili letterari, con un ritmo incalzante che mette la realtà sotto mille riflettori che ne rivelano le ipocrisie, lo squallore e la malcelata violenza, attraverso personaggi emblematici e reali.

Si ride quindi amaro su una realtà di squallida emarginazione di periferia, sullo stridente contrasto tra i sogni e le illusioni dei giovani di borgata e la dura realtà degli anni del rampantismo socialista, nella quale la via del successo passava per quella del compromesso e della rinuncia agli ideali.


Il mio preferito (ma si era capito!) malgrado mi piacciano tutti quelli letti finora. Adoro il suo stile e qui in particolare ho trovato geniali tantissime scelte (una fra tutti, i nomi dei personaggi).
Copio l'incipit:

Lucio Lucertola festeggiò il suo settantesimo compleanno svegliandosi. Riteneva questo un fondamentale segreto della vita: svegliarsi e addormentarsi un numero di volte esattamente uguale. Se ci si sveglia anche solo una volta in meno non si recupera più, si sputa la pallina, consummatum est, diceva Lucio che era stato professore di latino e italiano, ed era in oltre Curioso in altre scienze, le naturali le filosofiche le zoologiche (in particolare i batteri), la botanica urbana, i cinesi, il concentto di inizio finale. Lucio Lucertola sorge dal letto faticosamente, con una protesta rumorosa di tutte le ossa. Un canto melodioso e trionfale lo accompagna. Le stesse cellule senza scrupoli che riempiono di ghiaia arterie e articolazioni del vecchio Lucio, animano il risveglio entusiasta del suo giovane canarino. In un bicchiere sul comodino Lucio ritrova il sorriso da cui si è separato per una notte. Con un colpo di pettine lusinga i trenta capelli superstiti, quindi eroicamente piscia. Ci fu un tempo lontano in cui doveva prendere ogni precauzione perchè il dorato arcobaleno non imbizzarrisse e bagnasse ovunque nei dintorni. Ora, proteso sul bianco dell'abisso, sta attento che maligne gocce perpendicolari non gli condiscano le pantofole. Tam citus prosilit. nunc prolapsa prostata. Ama comporre versi, il mattino. Si infila gli occhiali. Si avvicina alla tenda della finestra, la squarcia. Appare al mondo, e il mondo gli appare.
 
scirvo x riportare su il topic, sperando in una maggiore attenzione.
è un peccato sottovalutare un libro del genere,davvero arguto, sottile e canzonatorio
 

Hoya

Duck Member
Non ho mai letto nulla di Benni! Ogni tanto quando vado in libreria sono tentata di prendere qualcosa, ma finisco sempre per prendere altro...la prossima volta cederò alla tentazione... con cosa mi consigliate di iniziare? :)
 
lo sto leggendo ora....molto molto molto carino!!!

se dovessi dare un giudizio ora direi che non è tra i suoi migliori, ma con tutta sincerità non mi sento ancora di dirlo perchè sono davvero all'inizio...
 

Lisistrata

New member
IMO è il Benni migliore

“La felicità forse è un'altra cosa ma quello che mi è passato sotto gli occhi, questi anni, non lo cambierei con niente”
(la storia della mia vita:rolleyes:)
 
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