Lowry, Malcom - Sotto il Vulcano

Bianca

The mysterious lady
Fonte:Hoepli.it
Trama:
Dal 1947, anno della prima edizione, la fama di "Sotto il vulcano" è andata crescendo, al punto che oggi viene universalmente giudicato uno dei massimi romanzi del nostro secolo. Scrittore denso e seducente, non a caso circondato da un'aura mitica, Lowry volle scrivere, per sua stessa ammissione, una Divina Commedia ubriaca. La definizione resta calzante, perché "Sotto il vulcano" se da una parte è la storia, ambientata in Messico, di un alcolizzato perseguitato da un oscuro complesso di colpa e incapace di ristabilire un rapporto con la moglie, dall'altra si configura, grazie anche a una fitta rete di riferimenti e paralleli culturali, come una grandiosa allegoria moderna della redenzione, o meglio come "un'opera faustiana" (Max-Poi Fouchet).
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Un libro interessante,molto triste e angoscioso, ben fatte le descrizioni dei vari personaggi, dei paesaggi e culture del Messico. :)
 
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MonicaSo

Well-known member
Ho faticato moltissimo a portare a termine questa lettura, che pure mi incuriosiva per gli elogi che avevo letto in alcune recensioni... l'ho trovata una lettura incomprensibile, angosciante, piena d'alcool, frustrazione e disperazione...
Ben contenta di aver finito e poter dirigermi ad altro più rilassante (e in questo periodo ne ho bisogno).
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Ho faticato moltissimo a portare a termine questa lettura, che pure mi incuriosiva per gli elogi che avevo letto in alcune recensioni... l'ho trovata una lettura incomprensibile, angosciante, piena d'alcool, frustrazione e disperazione...
Ben contenta di aver finito e poter dirigermi ad altro più rilassante (e in questo periodo ne ho bisogno).
Sei più coraggiosa di me. L'ho cominciato mille volte, ma sempre dopo un po' è come se scottasse e lo lascio andare.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Sono oltre metà e devo dire che ne sono ammaliata. Vero che non è una lettura facile, ma nemmeno così impossibile come temevo...
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Una persona speciale mi ha consigliato questo libro perché ha pensato che potesse piacermi, e già questo ha reso speciale anche il libro.
Questa persona, poi, non si è sbagliata: Sotto il vulcano mi è piaciuto moltissimo e per questo mi sento immensamente grata. Per quanto, infatti, sia considerato dalla critica un'opera miliare, paragonata persino all'Ulisse di Joyce, io non l'avevo mai nemmeno sentito nominare e di sicuro avrei perso molto.
Ho letto alcuni bellissimi articoli scritti in occasione della nuova traduzione per la Feltrinelli a opera di Marco Rossari nel 2018, ai quali il mio commento non si può nemmeno avvicinare e che vi consiglio caldamente, se siete intenzionati ad affrontare questo libro (vi metto i link alla fine). Per quanto mi riguarda, posso dire che, se è vero che alcune parti sono state molto difficili per lo stile erudito e complesso, per i flussi di coscienza e l'intersecarsi di differenti piani temporali, ce ne sono state altre (molte altre) di una bellezza incomparabile, quella che solo i Capolavori possono offrire.

La trama è poca cosa, come accade spesso nei grandi romanzi del '900: nel primo capitolo, con funzione introduttiva, due europei residenti in un'immaginaria cittadina del Messico ricordano un amico comune, ex console britannico di stanza nella medesima città, e rievocano la sua morte avvenuta esattamente un anno prima, nel Giorno dei Morti del 1938. A partire dal successivo, per altri 11 capitoli (e un totale di 12, quindi, come le ore del giorno), riviviamo in terza persona l'ultima giornata di vita di quest'uomo, dalla mattina fino alla sera. Geoffrey Firmin – ex console a causa della rottura delle relazioni diplomatiche fra Inghilterra e Messico alle soglie dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale – era stato abbandonato un anno prima dalla moglie Yvonne ed era sprofondato sempre più in un baratro di perdizione e di dipendenza dall'alcol, al punto che, quando la mattina del giorno narrato nel romanzo Yvonne riappare, desiderosa di ricominciare una nuova vita, ormai è troppo tardi. Scopriremo comunque che la donna non ha mai smesso di amarlo e che, a separarli, oltre all'infedeltà di lei, è stato l'alcolismo di Firmin e, in generale, la loro incapacità di realizzare il sogno di una vita felice.

"E se non mi ami più e non vuoi che io torni da te, non puoi scrivermi e dirmelo? è il silenzio che mi uccide, la tensione che emana da quel silenzio e annienta la mia forza di volontà e il mio spirito. Scrivimi e dimmi che la tua vita è cosi come la vuoi, che sei felice, oppure che sei disperato, o che sei appagato o inquieto. Se non mi senti più vicina, allora scrivi del tempo, o delle persone che conosciamo, delle strade dove cammini, dell'altitudine. .. Dove sei, Geoffrey? Non so nemmeno dove sei. Oh, è tutto troppo crudele. Dove siamo finiti, mi chiedo? In quale luogo remoto camminiamo ancora insieme, mano nella mano?"

Altro personaggio fondamentale di questo romanzo è il fratellastro di Geoffrey, Hugh, giovane scrittore dagli ideali rivoluzionari; la sua presenza è tanto più importante in quanto è proprio con lui (ma non solo) che Yvonne ha tradito il marito.
In ogni caso, come dicevo prima, la trama è poca cosa in confronto alla possibilità, che ci viene offerta, di penetrare i pensieri di Geoffrey, Yvonne e Hugh, quelli razionali ma soprattutto quelli irrazionali: i desideri, le paure, le ansie, le speranze, le disillusioni. Ci sono molti flussi di coscienza in questo romanzo (uno dei motivi di paragone con l'Ulisse) e, come sappiamo, la nostra coscienza non è sempre lineare: la realtà si confonde con l'immaginazione, i sogni, così come gli incubi, acquistano consistenza e diventano materia viva. Geoffrey si sente fisicamente perseguitato da figure immaginarie che incarnano i suoi sensi di colpa e i suoi inutili tentativi di risollevarsi dell'abisso nel quale è precipitato. La sua dipendenza dall'alcol, descritta in modo sublime: l'apparente controllo della situazione (magari dopo l'ennesimo bicchierino, che gli fa passare il tremito alle mani), le menzogne nei confronti di se stesso, i momenti di esaltazione e le ricadute sempre più dolorose, fino a momenti di puro delirio. In fin dei conti è l'intero romanzo a essere delirante; Lowry stesso l'ha definito una "Divina Commedia ubriaca". Non dobbiamo dimenticare che l'opera è fortemente autobiografica: io credo che non sia nemmeno possibile concepire romanzi del genere senza che l'autore abbia vissuto sulla propria pelle la disperazione che poi riesce a riversare nelle pagine.

"Quando lui aveva cercato di risollevarsi, come all'inizio della storia con Yvonne, non sembrava forse che la "fisionomia" della vita diventasse più chiara, più animata, amici e nemici più identificabili, certi problemi, i luoghi stessi, e con questi il senso della sua stessa realtà, più separati da lui? E non era saltato fuori che più lui sprofondava in basso, più quella fisionomia tendeva a sfaldarsi, a nauseare e a confondere, per diventare alla fine poco meglio di agghiaccianti caricature del suo io interiore ed esteriore, sempre pronti a dissimulare, o della sua lotta, ammesso che fosse ancora in corso? Già, ma se lui l'avesse desiderato, voluto, allora quel mondo materiale, per quanto illusorio, avrebbe potuto agire da complice e indicargli la via più saggia. A quel punto non ci sarebbe stata alcuna degenerazione attraverso vocine irreali ed evanescenti e forme di dissoluzione che assomigliavano sempre di più a un richiamo verso una morte più morta della morte stessa, ma anzi un infinito ampliamento, un'infinita evoluzione ed estensione dei confini in cui lo spirito era un'entità, perfetta e compiuta: ah, chissà perché all'uomo, fregato in partenza dalle menzogne, è stato dato l'amore? Eppure bisognava guardare in faccia la realtà, giù, era sprofondato sempre più in basso, giù giù fino... Ma no, nemmeno ora aveva toccato il fondo, si rese conto. Non era ancora finita."

Eppure non è solo la mente e l'anima del protagonista che indaghiamo, ma anche quella di Yvonne e Hugh, entrambi con le loro debolezze e le loro illusioni, entrambi fondamentalmente degli idealisti costretti a scontrarsi con la realtà.
Oltre al stream of consciousness, in questo romanzo c'è anche tanta poesia, e la poesia non è sempre di immediata comprensione. I luoghi e il tempo atmosferico partecipano del dramma umano: le descrizioni degli assolati e desolati paesaggi messicani – dominati da due vulcani che di volta in volta incombono o si allontanano, si nascondono dietro le nubi o si stagliano minacciosi – così come la descrizione del temporale imminente, con i suoi giochi di luci e suoni, sono pura lirica.

"Le foglie dei cactus portavano una frescura gradevole; gli alberi verdeggianti, trafitti dagli ultimi raggi del sole, sembravano salici piangenti agitati dal vento impetuoso che si era levato da poco; un lago di luce gialla s'intravedeva in lontananza a piedi delle dolci colline a forma di pagnotte. Ma quella serata aveva preso una piega minacciosa. A sud montavano dei nuvoloni nerastri. Il sole rovesciava vetro fuso sui campi. In quel tramonto sconvolto i vulcani avevano preso un che di terrificante."

E poi ci sono i mille riferimenti culturali, storici, politici, filosofici, etici, che rendono Sotto il vulcano un'opera totalizzante, un' "opera mondo" che vale la pena leggere se si è pronti ad affrontare il piccolo sforzo che richiede.

"(Sì, adesso Yvonne restò colpita dal fatto che tutta la faccenda del toro assomigliasse alla vita: la nascita eclatante, le chance che ti venivano date, un giretto incerto per ľarena, poi più sicuro di sé, poi mezzo disperato, quindi un ostacolo da superare – un'impresa poco degna di nota – quindi noia, rassegnazione, crollo; poi un'altra nascita, più convulsa, un nuovo inizio; gli sforzi circospetti di orientarti in un mondo ormai palesemente ostile, l'apparente ma ingannevole incoraggiamento dei tuoi giudici, metà dei quali dormivano, le sterzate che già presagivano il disastro per colpa di quello stesso trascurabile ostacolo che già una volta avevi superato di slancio, l'impegolamento finale nella trappola tesa dai nemici che forse erano solo amici maldestri, più che volutamente maligni, e poi catastrofe, capitolazione, disintegrazione.)"


Come anticipato, siete interessati a commenti più autorevoli del mio, vi consiglio questi articoli:
 
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