La felicità sociale: l'importanza dell'apparire e dell'essere accettati dagli altri.

Ugly Betty

Scimmia ballerina
"L'intima soddisfazione di piacere agli altri, rispondere ai loro desideri. E riceverne in cambio il plauso, la lode. Il dono dell'altrui approvazione... che meraviglia! Era una particolare forma di felicità, che secondo lei si poteva dire sociale, per distinguerla da quella estemporanea e balzana che era invece solo individuale, legata a momenti transitori e labili dell'esistenza, unicamente riferibile all'individuo e alle sue immotivate, e tutte personali, pulsioni. La felicità sociale prende avvio dagli altri, e poi dagli altri riverbera sull'individuo, e dall'individuo rimbalza ancora sugli altri: una specie di onda che, nel suo incessante andirivieni, infonde benefici tutt'intorno, contribuendo a quella reciproca soddisfazione tra esseri umani che poi consolida gruppi, crea appartenenze, insomma riempie di senso tutto un vivere che correrebbe il rischio di parere, altrimenti, vuoto. E insensato."
Paola Mastrocola, Non so niente di te

Leggendo questo frammento, ho dovuto constatare che effettivamente è proprio così: abbiamo bisogno dell'approvazione degli altri per essere felici, almeno un po'. E più o meno consapevolmente.

Che ne pensate?
 

malafi

Well-known member

Leggendo questo frammento, ho dovuto constatare che effettivamente è proprio così: abbiamo bisogno dell'approvazione degli altri per essere felici, almeno un po'. E più o meno consapevolmente.

Che ne pensate?


Non sono d'accordo.
Si può essere pienamente felici anche senza l'approvazione degli altri.
La ricerca della gratificazione che deriva dall'accettazione da parte di altri è cosa diversa dalla felicità. O meglio: per qualcuno può essere una forma di felicità.

Non ne nego l'importanza: in fondo tutti noi animali da social network ricerchiamo anche la popolarità come fonte di gratificazione personale. E la cosa può anche rendere felici.

Ma che non ci sia felicità senza l'approvazione degli altri lo nego con tutte le mie forze.
Forse la disapprovazione degli altri impedisce di essere davvero felici. Ma è un altro concetto ancora.
 

zanblue

Active member
"L'intima soddisfazione di piacere agli altri, rispondere ai loro desideri. E riceverne in cambio il plauso, la lode. Il dono dell'altrui approvazione...



Sono d'accordo con Malafi. La nostra felicità non deve dipendere dagli altri, tantomeno rispondere ai loro desideri.Sono del parere, che solo le persone deboli e insicure sentano la necessità di apparire e di sentirsi accettati dagli altri.IL nostro benessere sociale, deve solo e necessariamente dipendere, da un'armonia interiore che ci siamo piano piano conquistati. O no?
 

ila78

Well-known member
Sono d'accordo con Malafi. La nostra felicità non deve dipendere dagli altri, tantomeno rispondere ai loro desideri.Sono del parere, che solo le persone deboli e insicure sentano la necessità di apparire e di sentirsi accettati dagli altri.IL nostro benessere sociale, deve solo e necessariamente dipendere, da un'armonia interiore che ci siamo piano piano conquistati. O no?

Io invece sono convinta che tutti, chi più chi meno, quando entriamo a far pare di un gruppo, qualunque gruppo di persone che ci attira per affinità di interessi, oppure perchè siamo costretti a viverci per ragioni di lavoro, oppure semplicemente perchè ci passiamo del tempo, cerchiamo l'approvazione degli altri, vogliamo essere accettati e se non lo siamo scattano le paranoie, non dico che l'accettazione da parte del "branco" sia il solo motivo della nostra felicità ma di sicuro aumenta la nostra autostima e questo contribuisce la nostro benessere.
 

zanblue

Active member
Io invece sono convinta che tutti, chi più chi meno, quando entriamo a far pare di un gruppo, qualunque gruppo di persone che ci attira per affinità di interessi, oppure perchè siamo costretti a viverci per ragioni di lavoro, oppure semplicemente perchè ci passiamo del tempo, cerchiamo l'approvazione degli altri, vogliamo essere accettati e se non lo siamo scattano le paranoie, non dico che l'accettazione da parte del "branco" sia il solo motivo della nostra felicità ma di sicuro aumenta la nostra autostima e questo contribuisce la nostro benessere.

E' giusto che tu la pensi a modo tuo Ila,siamo diverse infatti.Sai che noia, se tutti la pensassimo allo stesso modo :wink:
Tu hai scritto " ..cerchiamo l'approvazione degli altri ", non credo che tutti la cerchino,io no per esempio.Penso comunque, che la nostra autostima dovrebbe rimanere inalterata,ma é solo la mia opinione naturalmente.
 

malafi

Well-known member
Io la cerco l'approvazione degli altri, alla grande: ma trovarla accresce la mi autostima e, solo in piccola parte, anche la mia felicità (anche se più che felicità la chiamarei soddisfazione e gratificazione).

Ma riesco ad essere felice alla grandissima anche senza l'accettazione degli altri.

D'altronde, ci sono mille occasioni di essere felici ... anche in piena solitudine o comunque senza alcuna interazione con il prossimo: pensate a quando ve ne state seduti su uno scoglio di fronte al mare azzurro, o sulla cima di una montagna o a volte anche solo rintanati sotto una coperta calda.

Io, certe volte in occasioni simili, provo felicità o comunque un sentimento che più si avvicina alla mia idea di felicità.
E non me ne potrebbe fregare di meno se uno pensa: ma guarda quel disperato li dà solo in cima ad uno scoglio :)
 

Dallolio

New member
Per rispondere voglio estremizzare il problema: potrebbe essere felice il bruto, cioè la persona senza legami con il resto dell'umanità? A mio avviso sì, potrebbe essere felice, trovando tale felicità nell'appagamento dei bisogni primari (sfinteri, sesso, alimentazione, scontro fisico).
Questo è comunque un caso estremo, che si è effettivamente verificato (non ricordo bene, ma c'è un caso di un bambino allevato dai lupi) tuttavia è ovvio che nella maggioranza dei casi la felicità risiede in gran parte dell'approvazione sociale, anche se da sola non basta... conosco una donna che è tormentata dalla ricerca dell'approvazione altrui e prova la felicità solo in rari istanti, tra arcipelaghi di ansia e tormento.
 

malafi

Well-known member
Un altro esempio di felicità che non necessita dell'approvazione sociale è quella che deriva dall'amore.

Ma non mi fate l'esempio estremo dell'amore osteggiato dalle famiglie o della coppia gay che non riesce a vivere con serenità il proprio amore causa disapprovazione sociale.
Tra l'altro, anche se non ho esperienze personali nè dell'uno nè dell'altro caso, credo proprio che la felicità che deriva dal vivere insieme l'amore ne possa addirittura essere accresciuta.

O si parla di felicità globale, intesa come felicità a 360°che riguarda l'esistenza intera 24 ore al giorno?
Perchè in quel caso è evidente che devono incastrarsi talmente tanti pezzi del puzzle
- amore
- approvazione sociale
- benessere economico
- SALUTE
- soddisfazione nel lavoro
- ecc....
che l'approvazione sociale è una goccia nell'oceano.

E dunque confermo la mia tesi iniziale :mrgreen:
 

Jessamine

Well-known member
Secondo me si dovrebbe prima fare chiarezza su cosa si intenda per "felicità".
Io credo (magari sbaglio, eh) che tutti, chi più chi meno, chi più consapevolmente e chi invece solo a livello incoscio, cerchiamo l'approvazione degli altri. E non per forza della società intera, ma anche solo di un gruppo ristretto di persone, amici che ammiriamo e dai quali vorremmo sentirci accettati. Forse più che approvazione, quello che vorremmo è sentirci, appunto inconsciamente o meno, accettati da una cerchia più o meno ampia di persone. E questo credo sia parte della natura umana.
E non intendo casi eclatanti (come appunto un omosessuale discriminato, o, dall'altra parte, una donna ossessionata dall'approvazione altrui), ma di piccole cose quotidiane. Di potersi riconoscere nei gesti altrui, e nel sentirsi riconosciuti per i propri gesti, per il proprio comportamento.
E, naturalmente, a seconda della propria personalità, ognuno vivrà questo in maniera più o meno intensa, sentendo più forte questo desiderio, o riuscendo ad essere più "indipendente".
Il fatto è che, appunto, da questo può dipendere una nostra certa serenità, una sicurezza di noi stessi, ma non credo proprio la felicità
 

SALLY

New member
Piccola perla sull'approvazione altrui. :wink:


Il contadino, il figlio e l'asino



Un vecchio faceva il cammino con il figlio giovinetto. Il padre e il figlio avevano un unico piccolo asinello: a turno venivano portati dall'asino ed alleviavano la fatica del percorso.

Mentre il padre veniva portato e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti li schernivano: "Ecco, - dicevano - un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto".

Il vecchio saltò giù e fece salire al suo posto il figlio suo malgrado. La folla dei viandanti borbottò: "Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito".

Egli, vinto dalla vergogna, costringe il padre a salire sull'asino. Così sono portati entrambi dall'unico quadrupede: il borbottio dei passanti e l'indignazione si accresce, perché un unico piccolo animale era montato da due persone.

Allora parimenti padre e figlio scendono e procedono a piedi con l'asinello libero. Allora sì che si sente lo scherno e il riso di tutti: "Due asini, mentre risparmiano uno, non risparmiano se stessi".

Allora il padre disse: "Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci".

ESOPO
 

kati

New member
Io ho imparato a distinguere LA FELICITA' dalle BRICIOLE DI PIACERE :la prima e' data dalle piccole cose,dai rapporti umani empatici,dalla bellezza della natura,da una pizza fumante quando hai fame:)...il resto invece e' tutta la spazzatura che la societa'ci spaccia per tale
 
M

maredentro78

Guest
Io credo che utopicamente la felicità non debba dipendere dagli altri,ma nessuno è fatto per star solo e non condividere.Perdonatemi ma non credo a nessuno quando dice che non si aspetta l'accettazione degli altri perché tutti ce l'auspichiamo,non deve essere una limitazione e un vincolo alla nostra libertà altrimenti ci rende schiavi ma concordo con Ila un pò tutti la cerchiamo,solo grandi personaggi "finiti e conclusi" la trovano in se stessi,come Gandhi e pochi altri.:wink:Altrimenti non si avrebbe tanta paura di star soli.Non mentiamoci!:wink::mrgreen:
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
secondo me la questione è "essere"
anche inteso come "non essere", why not ...
(azz. sarò mica un discendente del buon shakespeare :? )
che in buona sostanza è una forma dell'essere.

quando si ha questa percezione del sè
allora si può parlare di una cosa definibile, al limite,
come l'avere un senso. quindi felicità nell'accezione filosofica ...

sei il centro della società, il capo trainante
sei quello al seguito
sei quello che sta in disparte e rifiuta ...

sei il capo branco
sei il servo ...

sei il giustiziere o il reo assassino
sei il dottore o il paziente
sei il folle o lo psicanalista

sei il leone o la gazzella

sei hitler o il diverso nel campo di sterminio

sei dio o satana ...

ruolo ruolo ruolo !!!

se sei il vuoto dai senso al pieno

il dramma è quando non percepisci il ruolo che ricopri:
allora, semplicemente,

NON SEI
 

ila78

Well-known member
Io credo che utopicamente la felicità non debba dipendere dagli altri,ma nessuno è fatto per star solo e non condividere.Perdonatemi ma non credo a nessuno quando dice che non si aspetta l'accettazione degli altri perché tutti ce l'auspichiamo,non deve essere una limitazione e un vincolo alla nostra libertà altrimenti ci rende schiavi ma concordo con Ila un pò tutti la cerchiamo,solo grandi personaggi "finiti e conclusi" la trovano in se stessi,come Gandhi e pochi altri.:wink:Altrimenti non si avrebbe tanta paura di star soli.Non mentiamoci!:wink::mrgreen:

Quoto Mare e aggiungo se tutti bastiamo a noi stessi e non abbiamo bisogno dell'accettazione, o approvazione, degli altri perché il meccanismo dei social network più comuni è basato proprio su questo concetto? C se abbiamo un sacco di amici su facebook ci sentiamo gratificati se abbiamo 1000 mila follower su twitter (non essendo un personaggio famoso, se no è troppo facile) ci sentiamo fighi?:wink: So che qualcuno risponderà "A me non me ne frega niente di avere 1000 amici su facebook o 10.000 follower" ma è lo stesso discorso del Grande Fratello, tutti lo schifano ma ogni hanno fa cifre a due zeri di auditel....mistero! :boh:
 

malafi

Well-known member
Io credo che utopicamente la felicità non debba dipendere dagli altri,ma nessuno è fatto per star solo e non condividere.Perdonatemi ma non credo a nessuno quando dice che non si aspetta l'accettazione degli altri perché tutti ce l'auspichiamo,non deve essere una limitazione e un vincolo alla nostra libertà altrimenti ci rende schiavi ma concordo con Ila un pò tutti la cerchiamo,solo grandi personaggi "finiti e conclusi" la trovano in se stessi,come Gandhi e pochi altri.:wink:Altrimenti non si avrebbe tanta paura di star soli.Non mentiamoci!:wink::mrgreen:

Nessuno ha detto, credo, che non ci aspettiamo e non auspichiamo l'accettazione sociale e che il raggiungerle non dia grande soddisfazione.
E che il non raggiungerle sia fonte, per alcuni più per altri meno, di disagio e persino infelicità.

Io, ed altri, sostenevamo solo che ci pare falso che senza l'accettazione sociale non si possa essere felici, solo perchè ci sono moltissime forme di felicità e di realizzazione che non necessitano in nessun modo di accettazione sociale. E ce ne sono altre che sono così forti da andare oltre alla mancata accettazione sociale. In altri casi ancora, la mancata accettazione sociale può solo scalfire e dunque diminuire la felicità e lo stare bene.
 

kati

New member
Quoto Mare e aggiungo se tutti bastiamo a noi stessi e non abbiamo bisogno dell'accettazione, o approvazione, degli altri perché il meccanismo dei social network più comuni è basato proprio su questo concetto? C se abbiamo un sacco di amici su facebook ci sentiamo gratificati se abbiamo 1000 mila follower su twitter (non essendo un personaggio famoso, se no è troppo facile) ci sentiamo fighi?:wink: So che qualcuno risponderà "A me non me ne frega niente di avere 1000 amici su facebook o 10.000 follower" ma è lo stesso discorso del Grande Fratello, tutti lo schifano ma ogni hanno fa cifre a due zeri di auditel....mistero! :boh:

E' prorio per questo mi sono sempre rifiutata di entrare in quei meccanismi,ovvio che come tutti cerco anch'io un minimo di accettazione sociale ma questa non puo' e non deve passare attraverso la stupidita'digitale...mi sono iscritta a questo forum perche'i pensieri e le idee la fanno da padrone e le amicizie,seppur virtuali,si basano su una reale condivisione di essi. Io adoro le foto e amo farmi fotografare ma da qui a mettermi in pasto a cani e porci sul web ne passa...poi ovviamente ciascuno e' libero di pensarla come meglio crede,pero' non stupiamoci se poi scatta la competizione 'quella e' piu' gnocca,ma tu guarda dove va'in vacanza tizio,ma perche'quello e'mio amico poi al lavoro manco mi saluta'
 

ila78

Well-known member
E' prorio per questo mi sono sempre rifiutata di entrare in quei meccanismi,ovvio che come tutti cerco anch'io un minimo di accettazione sociale ma questa non puo' e non deve passare attraverso la stupidita'digitale...mi sono iscritta a questo forum perche'i pensieri e le idee la fanno da padrone e le amicizie,seppur virtuali,si basano su una reale condivisione di essi. Io adoro le foto e amo farmi fotografare ma da qui a mettermi in pasto a cani e porci sul web ne passa...poi ovviamente ciascuno e' libero di pensarla come meglio crede,pero' non stupiamoci se poi scatta la competizione 'quella e' piu' gnocca,ma tu guarda dove va'in vacanza tizio,ma perche'quello e'mio amico poi al lavoro manco mi saluta'

Tutti si rifiutano di entrare in questo meccanismi ma l'80% degli italiani ha un profilo su facebook o su twitter...questo fa parte dei misteri del nostro paese....:mrgreen:
Comunque secondo me, e forse qualcuno l'ha già detto più sopra, occorre definire bene cosa intendiamo qui con "felicità", è ovvio che la felicità in senso "lato" non viene SOLO dall'approvazione degli altri, ma non è neanche giusto dire che di questa approvazione non ce ne frega assolutamente niente e se convivo quotidianamente con delle persone che non mi accettano, che contestano tutto quello che dico, che mi sbeffeggiano in continuazione, o semplicemente mi ignorano (questo potrebbe fare ancora più male) io vado avanti a vivere sereno....qualche problema a questo punto te lo porrai o no?
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Lancio uno spunto brevissimo, visto che sto per partire, ma sarò lieto di approfondire lungo la discussione se vi sarà interesse.

Come la state mettendo voi secondo me non prende il nocciolo della situazione, perchè è messa come un aut aut, un blocco monolitico. Per cui l'accettazione superficiale (basata sulle forme e, molto spesso, fonte di conformismo) è messa sullo stesso livello di una conoscenza profonda.

L'ambito relazionale è senza dubbio fra i fondamentali dell'esistenza, sia per fare le cose nel mondo che per conoscere sè stessi. Tuttavia ci sono relazioni e relazioni, possono essere soffocanti o espansive.
Oggi quella che si chiama "accettazione sociale" e di cui si portano ad esempio i social network, è semplicemente una forma di conformismo spinto, basato sul narcisismo e non sull'apertura al prossimo. Questo perchè strutturalmente questi mezzi sono inadatti a un confronto diretto fra le persone, in quanto fanno della rapidità assoluta il loro credo e al posto di usare gli oggetti e le cose per arrivare alle persone, rendono le persone oggetti e cose, identificandole con i loro simboli etc. Questo è tutto sbagliato, e infatti è anche impossibile avere una discussione "aperta" come su un forum. Se sono così fighi e sociali i social network perchè si discute su posti come questo e non lì? :)
Una volta che uno capisce queste cose dentro di sè se ne strafrega di queste dimensioni e passa avanti. Al limite le usa come strumento ma non dà loro nessun valore umano o sociale.

Quello che invece c'è bisogno è di un ritornare alla conoscenza autentica e diretta, e quella si che è fondamentale per una vita sana. Ma a volte per avere una singola gemma bisogna sacrificare molte monetine da dieci centesimi. Quindi quella che si chiama "accettazione sociale" oggi non solo è inadatta a capire l'interiorità di una persona ma nemmeno può cogliere la sua dimensione sociale autentica nè tantomeno ha alcun peso per sondarne la profondità dello spirito. E' un termine vuoto e ingannatore.
 

kati

New member
Concordo completamente con Yamanaca ma per rispondere a Ila voglio aggiungere che ovviamente mi metterei in discussione se la gente non mi accettasse e ovviamente ne soffrrei,ma parlo di persone che mi conoscono o con cui ho a che fare,gente quindi che mi conosce nella mia integrita'...ovvimente on line si mostrano solo le vittorie e non le sconfitte,per questo non mi piace l'idea di essere giudicata in modo cosi' superficiale.Mi basta vedere nell'azienda dove lavoro i casini che ha creato Facebook per tenermi volentieri alla larga:MUCCA
 
Alto