Díaz, Junot - E' così che la perdi

alessandra

Lunatic Mod
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E' stata definita una raccolta di racconti, ma io, che non lo sapevo, non me ne sono accorta :mrgreen: e continuavo a scervellarmi chiedendomi che c'entrasse il capitolo "Otra vida, otra vez", i cui personaggi non compaiono negli altri capitoli (la risposta è "niente", o almeno credo, se non la comunanza degli argomenti). In realtà tutti gli altri racconti sono strettamente collegati tra loro, poiché hanno come protagonista Yunior, già presente nel precedente romanzo dell'autore: dominicano immigrato negli States - e non certo nei quartieri residenziali - con la sua famiglia quando era piccolo; la sua vita, le sue ragazze, la sua famiglia. Il titolo fa riferimento allo sfarfalleggiare continuo del nostro amico - ebbene sì, malgrado sia proprio il classico "stronzo" ci si affeziona a lui - da una donna all'altra e al suo continuo raccontare bugie incredibili alla fidanzata di turno, soprattutto a una, Magdalena, alla quale Yunior sembra tenere particolarmente. E' così che perderà più o meno tutte le donne con cui parrebbe aver intrapreso una storia seria. Le riconquisterà?
Nei primi capitoli (o meglio, nei primi racconti) Junot/Yunior ci narra episodi della sua vita con Magdalena e altre ragazze. Nonostante il suo modo di scrivere a mio parere strepitoso, così toccante e diretto, non ero soddisfatta. Il concetto legato al titolo era chiaro, ma mi è sembrato che restasse molto in superficie. Poi finalmente sono arrivata alla prima metà, e il mio approccio con il libro è stato stravolto. Ritorna l'autore di "Oscar Wao", lo scrittore che sembra di conoscere da una vita, i cui personaggi sembrano tutti suoi alter ego, tanto li descrive bene. Lo squallore e la tristezza della vita degli immigrati emergono improvvisamente e crudamente, senza mezze misure o edulcorazioni, ma con un sottofondo un po' rassegnato e un po' (quasi) allegro, come a dire "La vita mi ha dato in sorte questo, prendiamocelo, non posso fare altro". Episodi dell'infanzia, dell'adolescenza, dell'età giovane e adulta di Yunior si alternano senza una vera successione temporale. Persino le più tremende disgrazie familiari vengono raccontate con una sorta di humour tragico e graffiante, o meglio lacerante, che non solo coinvolge, ma trascina senza pietà chi legge nei sobborghi di una città poco accogliente, nel dramma di una famiglia nata sotto una cattiva stella e di una mente, seppure già adulta, confusa. Perché, volenti o nolenti, ciascuno di noi ha una propria indole ma è anche il risultato di un percorso di vita.
La parte finale dà un senso a quella iniziale e chiude il cerchio.
Caro Junot, nella prima parte hai rischiato di perdere anche me, tua affezionata lettrice, ma ti sei decisamente riscattato :D
 
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