Perdonare si o no?

kati

New member
Amici del forum,leggendo 'Il perdono e la memoria' (interviste a superstiti dell'olocausto,stragi di mafia e altri crimini) mi sono chiesta :qualcuno di voi si e' mai trovato nella situazione di dover scegliere se perdonare per avere subito qualcosa di grave o vivere nel rancore? E' vero che il rancore toglie il sonno mentre il perdono rende liberi?
 

Dallolio

New member
Lo sosteneva anche Fabrizio De Andrà rispetto riferendosi al suo rapimento di Monte Lerno, tuttavia io non sono d'accordo... perdonare chi ha fatto del male equivale a non valutare equamente chi ti ha fatto del bene... potrei mai perdonare un ipotetico assassino di mia madre? Non farei forse torto a mia madre appunto?
 

SALLY

New member
Sono d'accordo con Dallolio...forse il perdono renderà liberi ma penso sia difficilissimo, forse bisogna avere una grande fede, una grande compassione per chi fa del male, forse De Andrè, avendo subito in prima persona è stato in grado di valutare il male avuto e probabilmente ha parlato con i rapitori ed ha instaurato un rapporto con loro, ma l'olocausto...ed i crimini di mafia e le violenze gratuite, che si sentono ogni giorno,su esseri incapaci di difendersi, per me assolutamente no, niente perdono.
 

Jessamine

Well-known member
Io credo che il perdono sia una cosa talmente intima e personale, e soprattutto legata al caso specifico e alle circostanze, che è difficile parlarne in astratto.
Forse il perdono si lega tantissimo anche alla comprensione, perché, credo, se non si capiscono i motivi profondi che hanno portato a un determinato comportamento, è impossibile perdonare. Eppure, la comprensione non credo sia sufficiente: posso capire i motivi che stanno dietro all'olocausto, ma non certo per questo perdonare il gesto. Ed è qui che entra forse in gioco la propeia sensibilità, un qualche elemento che permetta di andare oltre e perdonare.
Personalmente, per fortuna non mi sono mai dovuta trovare nella situazione di dover perdonare qualcosa di grave, perché non so come potrei reagire, sinceramente.
Credo anche che il perdono, in qualche modo, includa l'accettazione: ad esempio, non posso sopportare le coppie dove, dopo un tradimento, il partner perdona, sì, ma trova ogni scusa per rivangare ed insistere sul tradimento. Non dico che si possa dimenticare, le responsabilità vanno assunte, ma se si decide di perdonare, bisogna farlo sinceramente, e quindi in qualche modo andare oltre.
E, ecco, su alcune cose non credo ne sarei capace. Di fronte ad un campo di concentramento, o a un pedofilo che abbia toccato mio figlio, in casi così, non credo troverei la forza di perdonare. E non credo nemmeno la vorrei, questa forza, a costo di restare schiava di sentimenti negativi.
 

Dory

Reef Member
Non perdonare non vuol dire necessariamente portare rancore.
Si può non perdonare e allo stesso non portare rancore.

Io dormo benissimo. :mrgreen:




PS. Però concordo con quanto detto da Jessamine
 

Holly Golightly

New member
Per le grandi cose, secondo me, la componente emotiva gioca un ruolo molto più forte. E allora, sarà anche vero che il rancore toglie il sonno, ma siamo umani e molte cose umane tolgono il sonno. Il punto secondo me non sta tanto con il rancore in sé, quanto nella gestione del rancore. C'è chi prende il lato distruttivo della rabbia, chi invece ne prende il lato creativo, la spinta a reagire. Per fortuna, in ogni caso, non mi sono mai trovata nella situazione di perdonare qualcosa di grande.

E, per quanto riguarda le piccole cose, io mi sono resa conto di essere diventata una persona rancorosa a mio modo, crescendo. Finché avevo diciotto o diciannove anni riuscivo veramente a perdonare tutto e a dare seconde occasioni. Ora, invece, sono giunta alla conclusione banale ma vera che alcune persone sono semplicemente cattive. Alcuni sono insicuri-cattivi e altri sono cattivi per il gusto di essere cattivi. Ecco, allora non riesco a perdonare. Lungi da me rivoltarmi nel rancore: trovo che la cattiveria sia una cosa troppo meschina per interessarmi, e trovo che i "cattivi" siano generalmente "anime piccole". Alcune volte mi è capitato di perdonare - ma non a dimenticare - torti a loro modo gravi fatti da persone che erano semplicemente insicure e non cose più piccole fatte da chi voleva semplicemente ferire, senza doppi fini. Ma, d'altro canto, la cattiveria è forse una delle cose che in un uomo possono avere più sfaccettature, ma io, sul serio, le persone che fanno il male per il male non riesco a perdonarle. Anzi, appena scopro che come sono fatte, non permetto più che mi si avvicinino, ho un carattere molto diffidente.
Credo anche che il perdono sia una cosa grande,o riservata ad anime grandi... o è una cosa da incoscienti, com'ero io da ragazzina :D

Tornando alle cose serie, allora ha ragione chi sopra di me dice che il perdono per il carnefice è un torto per la vittima. Riabilitare, che so, i generali delle SS non sarebbe un torto per gli ebrei sterminati? Perdonare un Erich Priebke è forse giusto? O, dov'era il rispetto per il figlio di Giorgio Ambrosoli quando il consiglio regionale della Lombardia è rimasto in silenzio per Giulio Andreotti?
 

apeschi

Well-known member
Il perdono penso che sia un sentimento assolutamente soggettivo. Non ci sono delle regole. Ciascuno dentro di se' elabora nel tempo necessario un torto subito e liberamente puo' decidere di perdonare o no. Il perdono e' qualcosa di diretto tra chi ha subito il torto e chi ha inflitto il torto. Qualcosa di diretto legato alla singola persona o ai parenti, amici piu' stretti della persona che ha subito il torto. Una societa' non puo' perdonare nulla, uno stato non puo' sostituirsi ai singoli cittadini che hanno subito un torto e come non e' giusto che lo stato faccia vendetta, non ha alcun diritto a nessun perdono. Tornando all'esempio sopra relativo a Erich Priebke, nessuno puo' perdonare per conto terzi. Nessuno puo' perdonare pubblicamente. Semmai sono i parenti e gli amici piu' stretti di coloro che hanno subito gli omicidi che dentro di se' possono elaborare un perdono. Non e' certo uno stato, un partito, una societa' che puo' perdonare. La societa' al limite deve amministrare la giustizia. Riabilitare non lo vedo un torto ma un dovere dello stato, purche' riabilitare non sia un alibi per condonare, il che non e' giusto. Se uno e' stato un criminale e' giusto che sia punito, punto, ma non puo' nemmeno subire vendette.
A volte perdonando si sta meglio, a volte e' difficilissimo oppure impossibile, ma comunque ciascuno deve interiormente decidere senza alcun condizionamento. E' facile fare proclami o fingere di perdonare se non si e' tra coloro che hanno subito il torto. E' sbagliato anche volere vendicarsi ad ogni costo. Le persone possono perdonare o non perdonare, lo stato deve ricordare, amministrare la giustizia in modo equo evitando vendette e nulla piu', ma non puo' sostituirsi ai singoli individui.
 

ila78

Well-known member
Concordo sul fatto che non si possa parlare di "perdono" generalizzando, bisogna trovarsi nelle situazioni e valutare caso per caso.
Io personalmente ho serie difficoltà a perdonare anche perché, come dice giustamente Jess, posso perdonarti "a parole" ma sfortunatamente ho una memoria da elefante e non dimentico quello che di male mi hai fatto, ergo: non mi fido più ergo: non ti perdono che facciamo prima. :D
Non per questo comunque vivo male, mi hai fatto del male? Ti cancello, fine. Ovviamente non pretendo un trattamento diverso se io dovessi fare del male a qualcuno, ho sbagliato? Me ne assumo le responsabilità. E se vuoi cancellarmi, soffro, ma ti capisco.:)
 

malafi

Well-known member
Io credo che il perdono sia una cosa talmente intima e personale, e soprattutto legata al caso specifico e alle circostanze, che è difficile parlarne in astratto.
Forse il perdono si lega tantissimo anche alla comprensione, perché, credo, se non si capiscono i motivi profondi che hanno portato a un determinato comportamento, è impossibile perdonare. Eppure, la comprensione non credo sia sufficiente: posso capire i motivi che stanno dietro all'olocausto, ma non certo per questo perdonare il gesto. Ed è qui che entra forse in gioco la propeia sensibilità, un qualche elemento che permetta di andare oltre e perdonare.
Personalmente, per fortuna non mi sono mai dovuta trovare nella situazione di dover perdonare qualcosa di grave, perché non so come potrei reagire, sinceramente.
Credo anche che il perdono, in qualche modo, includa l'accettazione: ad esempio, non posso sopportare le coppie dove, dopo un tradimento, il partner perdona, sì, ma trova ogni scusa per rivangare ed insistere sul tradimento. Non dico che si possa dimenticare, le responsabilità vanno assunte, ma se si decide di perdonare, bisogna farlo sinceramente, e quindi in qualche modo andare oltre.
E, ecco, su alcune cose non credo ne sarei capace. Di fronte ad un campo di concentramento, o a un pedofilo che abbia toccato mio figlio, in casi così, non credo troverei la forza di perdonare. E non credo nemmeno la vorrei, questa forza, a costo di restare schiava di sentimenti negativi.

Sottoscrivo ogni singolo passaggio del tuo post, dalla prima all'ultima frase.

Aggiungo che la capacità/propensione al perdono non solo è soggettiva e legata alla singola situazione, ma cambia anche negli anni.
Forse da giovani si è più radicali e dunque la capacità di perdono è assai ridotta.
Crescendo, quanto più si capisce che la vita è fatta di debolezze, tanto più si fa strada la capacità di comprensione.
Ma l'esperienza di vita fa spazio anche ad un'altra cosa: il calcolo e l'opportunismo. Anche la necessità di scendere a compromessi a volte induce al perdono: forse è il falso perdono, forse è il perdono senza accettazione profonda, ma, a suo modo, è pur sempre un perdono.

Ti perdono, ma non mi fido più.
E' un falso perdono? Forse sì, o forse è solo un segnale di disagio: ti comprendo, ti perdono, cerco di dimenticare, ma dentro di me penso che potrebbe anche tornare a succedere. Vuol dire che non ho perdonato?
O forse è un perdono ancora più forte, visto che accetto la cosa, pur non essendo intimamente convinto che non potrà tornare a succedere?
 
M

maredentro78

Guest
Ecco il perdono reale, come ha accennato Jess con l'esempio del tradimento, è davvero raro perché difficilissimo.Io non sono brava a perdonare,se qualcuno mi ha ferita nel profondo e mi sento tradita,non riesco a fare quel lavoro su me stessa che mi permetta di accettare,questo chiaramente dipende dalla situazione,ma per cose gravi come hai scritto kati,non sono certo una mestra,ho chiuso porte e non le ho rimpiante.Per errori "comuni" perdono ci mancherebbe,io ne faccio a migliaia.....
Credo dipenda anche dai tempi e modi di metabolizzare i gravi torti subiti, i miei sono da bradipo e poi di fondo un pò di rancore rimane percui.....inutile perdonare a metà.
 

Reid

Member
mmmmm non è facile.

Come detto in precedenza, tutto dipende anche dalla gravità del torto (ricordo però che il senso di gravità è relativo e soggettivo).

io personalmente, sulle cose che ritengo di poco conto, perdono...mentre su quelle importanti, alcune volte riesco, alcune no.

Ma sinceramente in tutti i casi, sono dell'idea che ristabilire il rapporto pre-torto sia molto difficile; almeno per me ( un po' di rancore mi rimane sempre).
 

Nerst

enjoy member
L' entità del torto stabilisce il perdono o meno.
Le uccisioni e le violenze non hanno neppure il diritto di chiedere il perdono, perchè non lo si pùò dare assolutamente.
I piccoli gesti egoistici subiti possono essere perdonati, se non altro per dare un esempio di umanità alla persona che ce li ha fatti, in tal modo si sentirà ancora più imbarazzata e di fondo ci sarà una lezione.
Il tradimento nella coppia è del tutto soggettivo, perdonare significa avere un legame che trascende il sentimento d' amore, lo vedo più un caso: "non riesco a vivere senza di te, perchè non riesco a muovermi nel mondo senza te che mi fai da guida".
Comunque posso concedere il perdono solo dopo che la lezione sia stata ben capita da chi ha commesso il torto.
 

Valentina Bellucci

La Collezionista di Sogni
Credo che il perdono renda liberi, e credo anche che il rancore non serva a niente.
Però se il rancore non si chiama rancore, ma è piuttosto molto simile alla delusione e alla perdita totale di fiducia... allora perdonare diventa impossibile.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Io posso perdonare se colui che mi ha fatto un danno, come minimo aggiusta il danno recatomi, si pente e non lo fa mai più.
Diversamente no.
Anzi, a quel punto, piuttosto che perdonare preferisco la vendetta, che garantisco, può essere una goduria.
Comunque non trovo giusto perdonare il danno subito dagli altri, anzi, mi sembra offensivo verso le vittime.

Chi dice che bisogna perdonare i nazisti, i fascisti, i mafiosi... soprattutto se non ha mai subito danni, è un idiota oppure vuole vendere il suo libro sotto natale.

Primo Levi che era il più mite e riflessivo degli uomini, non parlò mai di perdono ma solo di conservare la memoria.
Tanto parlare di perdono mi sembra un voler far dimenticare.
 

maclaus

New member
il perdono non è degli uomini

Gli uomini non hanno facoltà di perdonare... solo Dio può farlo.
Tutto il resto... sono chiacchiere.
 

Monica

Active member
Dipende dall'importanza delle persone che ti hanno tradito...se sono familiari assolutamente no,(senza rancore,piuttosto con disgusto)tranne i "figli" perché sarebbe come rinnegare l'affetto grande che un mamma ha,per loro farei un eccezione,rimarrei fedele all'affetto che ho sempre avutoverso di loro.Se sono persone che hanno avuto un peso lieve si,il loro tradimento non lascerebbe traccia.
In un mondo pieno di opportunità,come il nostro,non starei ancorata al passato,ma andrei avanti velocemente e senza odio:wink:
nuovo compagno,nuovi conoscenti ecc:):)
 

Sopraesistito

Black Cat Member
Personalmente non porto rancore se non nei casi più gravi, che poi più che rancore è definibile con prudenza. Se qualcuno mi ha fatto un torto e non si è mai scusato è ben probabile che sarà in grado di rifarlo.
Detto questo sono invece sempre spiazzato dalla capacità delle persone di essere fredde e rancorose per motivi che spesso mi sembrano fini a se stessi. Forse ha a che fare con il sentirsi minacciati nel proprio ego o simili, fattostà che mi sento sempre un pò triste quando vedo la facilità con cui alcune persone riescono a cancellarci dalla loro vita.
 
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