Io credo che il perdono sia una cosa talmente intima e personale, e soprattutto legata al caso specifico e alle circostanze, che è difficile parlarne in astratto.
Forse il perdono si lega tantissimo anche alla comprensione, perché, credo, se non si capiscono i motivi profondi che hanno portato a un determinato comportamento, è impossibile perdonare. Eppure, la comprensione non credo sia sufficiente: posso capire i motivi che stanno dietro all'olocausto, ma non certo per questo perdonare il gesto. Ed è qui che entra forse in gioco la propeia sensibilità, un qualche elemento che permetta di andare oltre e perdonare.
Personalmente, per fortuna non mi sono mai dovuta trovare nella situazione di dover perdonare qualcosa di grave, perché non so come potrei reagire, sinceramente.
Credo anche che il perdono, in qualche modo, includa l'accettazione: ad esempio, non posso sopportare le coppie dove, dopo un tradimento, il partner perdona, sì, ma trova ogni scusa per rivangare ed insistere sul tradimento. Non dico che si possa dimenticare, le responsabilità vanno assunte, ma se si decide di perdonare, bisogna farlo sinceramente, e quindi in qualche modo andare oltre.
E, ecco, su alcune cose non credo ne sarei capace. Di fronte ad un campo di concentramento, o a un pedofilo che abbia toccato mio figlio, in casi così, non credo troverei la forza di perdonare. E non credo nemmeno la vorrei, questa forza, a costo di restare schiava di sentimenti negativi.