gianclaudio
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Buonasera a tutti voi!!
Sono Gianclaudio Perrucci, un avvocato di Taranto. Durante il tirocinio legale, ho iniziato a "sfogare" per iscritto la sofferenza ed il turbamento che caratterizza la figura del praticante e la profonda indecenza che vi gravita attorno. Un diario emotivamente pregno di sogni, speranze, illusioni e scoramenti... un collage di esperienze racchiuse in un ragazzo, Claudio, alle prese con "professionisti" che, nel rapporto con i propri collaboratori di studio, dimenticano di avere a che fare con "persone" e non con semplici oggetti da manovrare a proprio piacimento. Un calvario che, per moltissimi ragazzi, non termina con il conseguimento del titolo di "avvocato", perchè il blasone non costituisce una garanzia di serenità ma l'ennesimo dramma.. perchè gli oneri si rivelano ben più nutriti degli onori... e spesso l'unica via d'uscita è..cambiare strada dopo anni di sacrifici.
Claudio può essere considerato anche uno dei moltissimi ragazzi italiani che crede che lo studio e l'abnegazione porteranno ad una realizzazione futura.. ma rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano..
Inserisco il prologo:
"Le luci e le ombre di Taranto fanno da sfondo alla vita di Claudio, un ragazzo timido e sensibile che condensa nella sua esperienza le afflizioni di molti giovani alla ricerca di una identità troppo spesso screditata da una realtà indegna.
Taranto, splendida ancella dai vestiti laceri e consunti, opaco specchio di un’Italia sull’orlo del fallimento, dove buona parte degli oltre duecentomila abitanti ha dimenticato che cosa sia il futuro perché troppo impegnata ad aggrapparsi ad un presente in declino.
Taranto,
dolce e cristallina emozione
ebbra d’accidia e confusione
degli ionici flutti superba gloria
ruvida gemma carezzata da mitezza e boria
candida sposa dell’errore
docile schiava delle nebbie del dolore
evanescente incanto dalla tormentata pelle
sognatrice molle ed incapace di guardar le stelle.
In questa culla di orrori, tutto è più complicato e maledettamente immobile, scialbo, stagnante soprattutto per chi ha il desiderio di crescere e volersi bene.
Claudio è un praticante avvocato, una figura troppo spesso dequalificata e svilita nella sua dignità, soprattutto in una realtà, quella del capoluogo ionico, dove il numero degli avvocati ha un’incidenza superiore rispetto al resto della penisola.
La pratica forense diventa una sorta di Minotauro dal volto delicato e splendente della speranza ed il corpo ripugnante e sconvolgente dell’inganno.
Un’esperienza fatta di tessere gelide e mordaci che si accumulano a formare un drammatico puzzle.
Un’avventura che ricorda al giovane quanto siano lontani i sacrifici e le soddisfazioni che lo hanno portato al suo cospetto. La laurea, infatti, è soltanto il mezzo fondamentale per poter rinunciare al proprio sorriso e rimirare la propria ombra.
Due anni di tormenti, di bocconi amari, di lacrime imbarazzate lontano da tutti coloro che non possono né, a volte, vogliono comprendere la vera essenza dell’ingiustizia.
Quattro semestri di dolorosa solitudine, un incubo graffiante dal quale Claudio cerca protezione nel suo cantuccio interiore.
Una psiche violentata che si aggrappa a segni e sensazioni ed un cuore mesto che si lascia consolare dall’esigenza di credere all’esistenza di una luce celeste.
La paura di sprofondare nell’autodistruzione che si converte in un’arte, poetica e figurativa, che desidera salvare la propria creatività ed il proprio creatore.
Quando il mondo avvolge in una pletora di stracci
e la disperazione risucchia in un mulinello d’impacci
è utile chiudere gli occhi alla caotica sostanza
e lasciarsi viziare da una placida baldanza.
Il silenzio offre il lucente delirio dell’essenza
ed allontana dal cuore le lucide pantomime dell’esistenza.
La pratica forense costituisce l’autentica esaltazione dell’iniquità più perversa e vigliacca che continua a germogliare nell’indifferenza e nel finto buonismo.
Un’offesa ai diritti più elementari che permane anche dopo il perseguimento del tanto agognato titolo di avvocato.
L’ennesimo volo verso un sogno che si rivela un miserabile e precario nido di spine."
https://www.facebook.com/pages/Gocc...atica-forense/1427416984147144?ref=ts&fref=ts
Sono Gianclaudio Perrucci, un avvocato di Taranto. Durante il tirocinio legale, ho iniziato a "sfogare" per iscritto la sofferenza ed il turbamento che caratterizza la figura del praticante e la profonda indecenza che vi gravita attorno. Un diario emotivamente pregno di sogni, speranze, illusioni e scoramenti... un collage di esperienze racchiuse in un ragazzo, Claudio, alle prese con "professionisti" che, nel rapporto con i propri collaboratori di studio, dimenticano di avere a che fare con "persone" e non con semplici oggetti da manovrare a proprio piacimento. Un calvario che, per moltissimi ragazzi, non termina con il conseguimento del titolo di "avvocato", perchè il blasone non costituisce una garanzia di serenità ma l'ennesimo dramma.. perchè gli oneri si rivelano ben più nutriti degli onori... e spesso l'unica via d'uscita è..cambiare strada dopo anni di sacrifici.
Claudio può essere considerato anche uno dei moltissimi ragazzi italiani che crede che lo studio e l'abnegazione porteranno ad una realizzazione futura.. ma rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano..
Inserisco il prologo:
"Le luci e le ombre di Taranto fanno da sfondo alla vita di Claudio, un ragazzo timido e sensibile che condensa nella sua esperienza le afflizioni di molti giovani alla ricerca di una identità troppo spesso screditata da una realtà indegna.
Taranto, splendida ancella dai vestiti laceri e consunti, opaco specchio di un’Italia sull’orlo del fallimento, dove buona parte degli oltre duecentomila abitanti ha dimenticato che cosa sia il futuro perché troppo impegnata ad aggrapparsi ad un presente in declino.
Taranto,
dolce e cristallina emozione
ebbra d’accidia e confusione
degli ionici flutti superba gloria
ruvida gemma carezzata da mitezza e boria
candida sposa dell’errore
docile schiava delle nebbie del dolore
evanescente incanto dalla tormentata pelle
sognatrice molle ed incapace di guardar le stelle.
In questa culla di orrori, tutto è più complicato e maledettamente immobile, scialbo, stagnante soprattutto per chi ha il desiderio di crescere e volersi bene.
Claudio è un praticante avvocato, una figura troppo spesso dequalificata e svilita nella sua dignità, soprattutto in una realtà, quella del capoluogo ionico, dove il numero degli avvocati ha un’incidenza superiore rispetto al resto della penisola.
La pratica forense diventa una sorta di Minotauro dal volto delicato e splendente della speranza ed il corpo ripugnante e sconvolgente dell’inganno.
Un’esperienza fatta di tessere gelide e mordaci che si accumulano a formare un drammatico puzzle.
Un’avventura che ricorda al giovane quanto siano lontani i sacrifici e le soddisfazioni che lo hanno portato al suo cospetto. La laurea, infatti, è soltanto il mezzo fondamentale per poter rinunciare al proprio sorriso e rimirare la propria ombra.
Due anni di tormenti, di bocconi amari, di lacrime imbarazzate lontano da tutti coloro che non possono né, a volte, vogliono comprendere la vera essenza dell’ingiustizia.
Quattro semestri di dolorosa solitudine, un incubo graffiante dal quale Claudio cerca protezione nel suo cantuccio interiore.
Una psiche violentata che si aggrappa a segni e sensazioni ed un cuore mesto che si lascia consolare dall’esigenza di credere all’esistenza di una luce celeste.
La paura di sprofondare nell’autodistruzione che si converte in un’arte, poetica e figurativa, che desidera salvare la propria creatività ed il proprio creatore.
Quando il mondo avvolge in una pletora di stracci
e la disperazione risucchia in un mulinello d’impacci
è utile chiudere gli occhi alla caotica sostanza
e lasciarsi viziare da una placida baldanza.
Il silenzio offre il lucente delirio dell’essenza
ed allontana dal cuore le lucide pantomime dell’esistenza.
La pratica forense costituisce l’autentica esaltazione dell’iniquità più perversa e vigliacca che continua a germogliare nell’indifferenza e nel finto buonismo.
Un’offesa ai diritti più elementari che permane anche dopo il perseguimento del tanto agognato titolo di avvocato.
L’ennesimo volo verso un sogno che si rivela un miserabile e precario nido di spine."
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