Scarpino, Salvatore - Il brigantaggio dopo l'unità d'Italia

Ho trovato questo libro a Firenze in un grande negozio di libri usati. E' un piccolo compendio di ciò che fu il fenomeno denominato ufficialmente: Brigantaggio.
Costringerei tutte le scuole della repubblica ad usarlo come libro di testo.
Analizza in maniera sintetica, ma veritiera, ciò che è stata la resistenza contro l'invasione non dichiarata da parte del piccolo e pezzente regno sabaudo al grande e ricco regno delle due sicilie. Svela una rete di corruttele, di indecenze, di criminalità. L'eroismo di Maria Sofia regina di Napoli e delle Sicilie sulla fortezza di Gaeta sfidando le bombe del macellaio Cialdini. Narra di come dopo essersi arresi dignitosamente i reali delle due sicilie portarono solo il bagaglio a mano in esilio, mentre i delinquenti savoia dopo il referendum spoliarono la repubblica italiana con due treni pieni di ricchezze. Francesco II re del più ricco regno europeo dopo l'Inghilterra e la Francia visse gli ultimi anni della sua vita ospite umiliato dello zio di sua moglie l'Imperatore d'Austria.
I soldati borbonici che si erano arresi a Gaeta, e ai quali fu promesso l'onore delle armi, furono invece umiliati da Cialdini e nel 1961 a Gaeta fu ritrovata una fossa comune con circa duemila scheletri.
Il libro analizza il brigantaggio prettamente politico dei primi anni da quello delinquenziale degli ultimi. Affronta con onestà intellettuale l'incapacità delle bande di organizzarsi in rete, mettendo in evidenza l'ancestrale individualismo meridionale. Racconta senza peli sulla lingua della ferocia di Ninco Nanco, ma non tace l'eguale repressione delinquenziale dei savoia.
La repressione fu così indiscriminata da colpire violentemente interi paesi, civili inermi, contadini inoffensivi. La parola d'ordine era: terrorizzate quelle popolazioni.

Ci sono riusciti benissimo, con giudizi sommari (bambini di 4, 5, 12 anni, fucilati senza un perché), stragi, decapitazioni. Pallavicini diceva che se ammazzi un brigante e lo seppellisci non incuterai terrore alle popolazioni, ma se lo ammazzi e gli tagli la testa lascinadoli marcire nelle piazze allora capiranno chi comanda.
Per anni impedirono fiere, impedirono la pastorizia, impedirono la libera circolazione dei foraggi. Distrussero una economia che bene o male permetteva un piatto di lenticchie a tutti, anche ai più cenciosi del regno. I più cenciosi di Napoli erano accolti nell'albergo dei poveri, 8000 posti letto. Palazzo abbandonato attualmente desolato. A Madrid il suo gemello è uno spazio espositivo internazionale, a Napoli è un ricettacolo di sorci.
Senza piangersi addosso, ma l'amara conclusione del libro è questa:
"Ma il prezzo più alto forse è stato quello sul piano morale e civile. A lungo, a torto o a ragione, gli strati più deboli e umili della popolazione meridionale, hanno considerato lo Stato unitario, come un soggetto lontano e ostile e le libere istituzioni come entità dalle quali diffidare".
 
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