Durrenmatt, Friedrich - La panne. Una storia ancora possibile

bouvard

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Trama: Un viaggiatore di commercio resta in panne con la sua macchina, in un piccolo paesino, la cosa non gli dispiace affatto, immaginando una galante avventura extra-coniugale, si ritrova, invece, a passare la serata con 4 vecchietti che hanno un passatempo davvero inconsueto e sorprendente ...


L'autore nella premessa di questo libricino (in effetti un racconto di sessanta pagine) si pone la domanda se sia ancora possibile, per un autore che non voglia scrivere niente di autobiografico, o porre se stesso al centro della scena, trovare ancora una storia da raccontare. Per nostra fortuna Durrenmatt ne ha trovato ancora una e ha scritto questo libro ironico e divertente.
Un gruppo di vecchietti si diverte a ricostruire dei processi storici (Socrate, Gesù ecc.) o ad intavolarne uno, nel corso di una davvero appetitosa cena, ad un proprio ospite, con tanto di pubblico ministero, giudice, avvocato difensore e persino ... boia. Quello che all'inizio sembrava solo un gioco divertente per passare il tempo, finisce con il mischiare e confondere realtà e finzione, fino ad un epilogo inaspettato ...
Il libro si legge facilmente per la scrittura scorrevole e per l'argomento appassionante, eppure dietro tanta ironia c'è una critica spietata verso la giustizia e la manipolazione che in suo nome si commette. Libro senz'altro da leggere.
 
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SALLY

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L'ho visto in versione teatrale con Gian Marco Tognazzi "Die panne - ovvero la notte più bella della mia vita" esilerante.....
 

ayuthaya

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É curioso che Dürrenmatt, nel titolo e all’interno di una brevissima premessa che da sola vale l’apertura di questo libro, abbia definito il suo racconto “una storia ancora possibile”: perché a ben vedere, dopo averlo letto, si ha l'impressione di aver assistito a qualcosa di completamente assurdo. Eppure quante cose assurde effettivamente accadono nella realtà?
L'autore è bravissimo nel mantenersi in perfetto equilibrio fra surrealismo e verosimiglianza, al punto che, pagina dopo pagina, il lettore oscilla fra la convinzione che “il processo” messo in scena dai quattro simpatici vecchietti sia uno scherzo un po' macabro, e l’orrendo sospetto che si tratti di qualcosa di più serio... Ma a rassicurarci – o, al contrario, a metterci in guardia? – è proprio l’estrema fiducia del protagonista, che, più passa il tempo, più si sente circondato non da persone conosciute solo da poche ore, bensì dai più “cari amici” che abbia mai avuto, fino a convincersi e a declamare di stare vivendo “la più bella serata della sua vita” (da qui il titolo del celebre film che né stato tratto).
Il clima conviviale, quasi goliardico, è sottolineato in modo insistente dal susseguirsi di portate succulente e vini pregiati: l'entusiasmo del gioco si mescola all'ebbrezza dell'alcol, in un crescendo inarrestabile. Non credo di essere stata la sola a temere il peggio, eppure – ripeto – l'autore è molto bravo nel non sbilanciarsi mai, nel lasciare aperte tutte le possibilità fino alla fine. Questo perché la componente psicologica è fondamentale.
In questo senso non ho potuto non pensare subito a uno dei capolavori della letteratura tedesca quale è Il processo di Kafka: ho la nettissima impressione che Dürrenmatt, se non ha proprio preso spunto da questa celebre opera, debba però averla tenuta ben presente. È vero, le differenze sono molte e in comune sembra esserci solo il tema del processo, ma in realtà è proprio l'interpretazione psicologica della giustizia, nonché il ruolo fondamentale della coscienza nel condannare o meno l'imputato, ad avvicinare molto, a mio avviso, le due opere.

Qualsiasi altro commento per un racconto che si finisce tranquillamente in una giornata sarebbe superfluo... fate prima (e meglio!) a leggere l'originale che non qualsiasi recensione! Buona lettura!
 
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G

giovaneholden

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Grandissimo racconto di quel genio di Durrenmatt,bellissimo anche il film di Scola La più bella serata della mia vita cui si ispira.
 
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