Di Fiore, Gigi - 1861 Pontelandolfo e Casalduni Un massacro dimenticato

"Frattanto, o signori, noi sappiamo che si fucilano, si arrestano famiglie intere, che vi sono de' detenuti in massa. E' una guerra da barbari, se il vostro senso morale non vi dice che voi camminate nel sangue, io più non vi comprendo. E ciò che ho detto del regno di Napoli io lo dico altresì della Sicilia. Anche colà arresti, esecuzioni, fucilazioni senza processi. E' un sistema di sangue, co' fiumi non si rimedia al male. Nel mezzogiorno d'Italia non si vuole abbandonare questo sistema e tutti coloro che portano un cappotto si credono autorizzati ad uccidere quelli che non lo portano".
Giuseppe Ferrari, deputato nel primo parlamento dell'Italia unita.

E mentre questo illuminato parlamentare settentrionale teneva questo discorso, dai banchi del parlamento arrivavano bordate di fischi, lazzi e insulti ed i più scalmanati erano i deputati meridionali "desiderosi di mostrare un blasone immacolato di italiani puri". Gente che era viceré quando c'erano gli spagnoli, possidenti con i Borbone e deputati al parlamento nazionale con i savoia.
I poveri invece erano poveri con gli spagnoli, poveri ma dignitosi con i Borbone (vedi l'albergo dei poveri di Napoli) e "pidocchiosi" con i savoia.

Tornando al libro, l'opera di Gigi Di Fiore è la storia romanzata del più grande massacro di civili perpetrato in Italia dall'autorità. Il popolo d'Italia giornale governativo parlò di 164 morti, Pier Eleonoro Negri autore del massacro in una sua missiva al padre ne aggiunge molti di più. Un po' come i partecipanti ad una manifestazione 100000 per gli organizzatori 1000 per la questura.
Probabilmente dovevano essere oltre due migliaia, se non tremila morti. La descrizione dell'uccisione di Santobono e del figlioletto è straziante, la violenza bestiale patita da Maria Izzo, legata a cosce divaricate vicino ad un albero e violentata a turno dai piemontesi è da vomito, la violenza su Concettina Biondi 16 anni è reale. Queste le storie accertate.

Lo consiglio a tutti. Celebriamo giustamente la strage sul Sand Creek, ma sarebbe quasi ora di ricordare cosa fecero i fratelli d'Italia ad altri fratelli.
 
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