Mentre l'autore esplora ogni ambito dell'umano agire, dal sociale, alla natura, alla psicologia alla tecnica e il progresso tecnologico, egli ricostruisce la dimensione del sacro che nel corso della storia dell'Occidente, storia del Cristianesimo appunto, è andato perdendosi. Ben più dell'Ebraismo e dell'Islam, la teologia cristiana, avvalendosi della metafisica greca inaugurata da Platone, ha addomesticato l'indistinta, spaventosa, terribile e confusa sfera "separata" della follia del cosmo a ordine universale e ragionevolezza. Il dio, o dei, terribile a cui si offrivano sacrifici, giammai per invocarlo bensì per scongiurarne la venuta, che si concretizzava in nubifragi o cataclismi nella sfera della natura, in follia o malattia nella sfera dell'individuo, è stato scomposto e ridotto a un'entità benefica mentre il male relegato alla sua controparte diabolica. Così nasce la per noi occidentali intrinseca ascrizione di tutto quanto è buono e giusto a Dio, di quanto è perverso e malvagio al diavolo, diviso appunto. L'irragionevolezza dell'evento sacro, che ancora resiste nell'Islam e nell'Ebraismo, nel Cristianesimo è invece definitivamente sradicata dall'incarnazione del Dio in uomo, per cui Dio si è reso presenza e bellezza tra gli uomini (l'antitesi del mito greco per cui l'arrivo di Poseidone o di Dioniso, creava solo scompiglio nei mari e nelle città, costringendo gli uomini alle più perverse azioni), da cui il sottotitolo del libro "la religione dal cielo vuoto", giacché Dio è ora in terra. La rivoluzione del Cristianesimo (ma in minor misura anche dell'Ebraismo e dell'Islam) la si rileva ancora più concretamente nella cultura che questo ha inaugurato, non solo ha posto l'uomo sopra ogni cosa, autorizzando di fatto il dominio dell'uomo sulla natura, trasformata da entità perenne e immutabile come la voleva la dottrina greca, a strumento asservito alla tecnica per la salvezza degli uomini, così come chiaramente espresso da Bacone nel XVII sec. Per questa ragione appaiono quanto meno puerili le discussioni in materia di limiti della scienza sostenute dalla Chiesa, così come sono appaiono ipocriti gli atei nel dargli contro, e che si rivelano invece irrimediabilmente intrisi della stessa ansia di salvezza, che la cultura cristiana ha istillato in tutti, nessuno escluso.
Come ogni altra opera di Galimberti che ho avuto modo di leggere, questo saggio offre una possibilità inusitata di creare uno spaccato nella propria fede e spiritualità, riconsiderare da nuovi punti di vista i propri assunti, e verificare una volta di più i desideri più intimi e profondi che muovono tutta la nostra vita.
Come ogni altra opera di Galimberti che ho avuto modo di leggere, questo saggio offre una possibilità inusitata di creare uno spaccato nella propria fede e spiritualità, riconsiderare da nuovi punti di vista i propri assunti, e verificare una volta di più i desideri più intimi e profondi che muovono tutta la nostra vita.