Siamo vicini al Grande Fratello di Orwell?

Dallolio

New member
Nel romanzo 1984 di Orwell la società era sottoposta al rigido controllo di un'oligarchia in grado di monitorare ogni singolo aspetto dell'esistenza, senza lasciare nulla senza controllo, nè il sonno, nè il sesso, nè il tempo libero.
A una prima lettura questo romanzo potrebbe apparire solo una visione paranoica, ossessionante e inverosimile, ma i progressi tecnologici degli ultimi 25 anni ci hanno mostrato che, almeno dal punto di vista tecnico, tutto ciò è fattibile.... attualmente ci sono tutti gli elementi che possono esercitare un controllo assoluto su ogni aspetto dell'esistenza... ad esempio il controllo "visivo" che il Grande Fratello esercita nelle case è identico a una webcam (che nel romanzo non poteva essere "spenta" ma questo è solo un dettaglio), il controllo dei luoghi pubblici è già garantito dalle telecamere che nelle nostre città abbondano per ragioni di sicurezza e infine la propaganda totalizzante del romanzo potrebbe essere facilmente garantita dai mezzi televisivi e informatici;
se tutto ciò infine non dovesse bastare il potere ha attualmente a sua disposizioni mezzi e dispositivi sempre più potenti per spiare il singolo, come ad esempio droni e satelliti.

La domanda passa a voi, forumlibrosi: la tecnologia di oggi porterà a un Grande Fratello?
 

Reid

Member
Dallolio, io sono di un altra tipologia di pensiero; il Grande Fratello esista già, si sta solo perfezionando giorno per giorno.

Ad oggi siamo visibili e rintracciabili ovunque, in ufficio, in casa, per strada....ovunque.
Putroppo non è una visione paranoica la mia, ma è solo una costatazione.
Basti pensare a quello che facciamo quotidianamente... al lavoro siamo controllati per la tutela aziendale, per strada siamo controllati per la tutela civile, e in casa ci autocontrolliamo per la nostra tutela; mi sembra quasi di vedere che l'essere umano si vede una minaccia contro se stesso e contro altro, non facciamo altro che controllarci e controllore qualsiasi cosa.
Parlo di perfezione perchè, quotidianamente assisto masticando un po di informatica, a un perfezionamento strumentale delle metodologie usate per vivere che usa la persona, tali perfezionamenti però comportano anche il depauperamento dei nostri sensi e della nostra attività cerebrale.
Basti guardare il navigatore satellitare, uno strumento ingenuo che però ti permette di far vedere dove sei con una precisione di 10 metri e nello stesso tempo, negli anni, il navigatore ha rovinato il senso d'orientamento di tutti noi...ormai chi viaggia senza ? pensateci...prima come si faceva ?
Successivamente il controllo della persona avviene sotto molteplici aspetti, dopo quello della localizzazione (usato principalmente con il telefonino), anche quello visivo; siamo circondati da telecamere, usate a detta del sistema, per tutelare noi stessi.
Un altra, che mi fa pensare, è la new technology usata da Apple per lo sblocco del nuovo Ipone 5S, un sistema improntato sull'impronta digitale; un sistema attuato per far avere nei database della Nsa milioni di impronte date volontariamente dagli utenti a Apple, e che successivamente Apple per politiche sia economiche e sia legale al patriot act, è obbliagata a dare alla Nsa.
Dopo questi esempi, mi viene solo da pensare, come già anticipato prima, che il sitema c'è già... è solo in fase di perfezionamento al minimo detaglio.
C'è una filosofia di pensiero tale per cui, usato anche nella vecchia Germania post II mondiale, dove l'individuo non è innocente fino al compimento del fatto, ma l'individuo è sempre colpevole fino al compimento, bisogna solo aspettare che commetta il fatto e registrarlo.

Potrei andare avanti ore su questa tematica (che personalmente trovo davvero piacevole) parlando di Nsa, Edward Snowden, julian assange, Datagate, Apple, Google, Tim, Facebook ecc ecc
 

isola74

Lonely member
Sostanzialmente concordo con Reid... senza essere precisa come lui nelle spiegazioni, già i semplici cookie che inviano le pagine web a cui accediamo danno notizie di noi, dei nostri gusti...

un esempio su tutti: una volta (e sottolineo UNA) sono entrata sil sito di zalando con una mia amica, da allora mi escono sempre banner di zalando o comunque di abbigliamento, dovunque io vada, anche qui nel forum

lo sapevate che la webmail di google ha anche un programma di lettura delle e-mail, sempre finalizzata a carpire i gusti e le opinini personali?
Qualche settimana fa ho seguito un corso su privacy e tecnologia e mi è venuta la pelle d'oca!:OO
 

Reid

Member
Sostanzialmente concordo con Reid... senza essere precisa come lui nelle spiegazioni, già i semplici cookie che inviano le pagine web a cui accediamo danno notizie di noi, dei nostri gusti...

un esempio su tutti: una volta (e sottolineo UNA) sono entrata sil sito di zalando con una mia amica, da allora mi escono sempre banner di zalando o comunque di abbigliamento, dovunque io vada, anche qui nel forum

lo sapevate che la webmail di google ha anche un programma di lettura delle e-mail, sempre finalizzata a carpire i gusti e le opinini personali?
Qualche settimana fa ho seguito un corso su privacy e tecnologia e mi è venuta la pelle d'oca!:OO

Esatto, tutto il sistema della rete è controllato!!!
Forse non tutti lo sanno, ma ci sono due tipologie di internet, c'è l'internet in chiaro e l'internet in scuro; l'internet in chiaro è quello che usiamo quotidianamente tutti noi per fare qualsiasi cosa...il tipico Http:// ecc ecc; tutto quello che succede in questo internet è registrato sia in localizzazione, tipologia di uso, tempo e metodologia.
E poi c'è l'internet in scuro, detto anche deepweb, che se non siete abbastanza cinici, non emozionali ecc ecc non vi consiglio!
Un altro esempio che mi viene in mente, leggendo il post di isola74, è il sistema delle mail di Spam.
Tutti siamo convinti che le mail di spam sono delle mail che riceviamo perchè magari un giorno ci siamo iscritti a qualcosa che rimanda a qualcos'altro e cosi via; di conseguenza ci arrivano le news relative alle varie iscrizioni, ma ci sbagliamo.
Nei datebase della rete internet in chiaro, abbiamo tutti dei profili virtuali, in base a quello che cerchiamo e facciamo sul nostro internet, il sistema registra e traccia un profilo della persona, successivamente le aziende informatiche VENDONO a prezzi esorbintanti i nostri dati per far in modo che le aziende del consumismo ci facciano vedere i loro prodotti.
Se non siete convinti di quello che dico, possiamo fare un esperimento, per un paio di giorni o anche una settimana digitiamo su google qualcosa che non ci è mai interessato fino ad oggi (es: per i maschietti, digitate come sconfiggere la iaculazione precoce); e nelle settimane successsive, verrete inondati di mail riguardante proprio quell'argomento....non è un pò strano????
 

Reid

Member
Una citazione che ricordo spesso è detta da un famoso hacker: " Il telefonino è un sistema di localizzazione e controllo che fa anche le telefonate" :mrgreen:
 

malafi

Well-known member
La tecnologia forse lo permetterebbe anche.
Ma fino a che questo si traduce in un (pur) fastidioso spam o in una pubblicità google, si sopporta.

Credo però che il livello di consapevolezza generale, i movimenti di opinione, l'informazione "libera" su internet ecc... non permetterebbero mai una deriva del tipo di quella paventata. Mi sembrano quasi preoccupazioni ideologiche, più che pratiche.
Personalmente in una lista di 100 problemi dell'umanità, forse starebbe tra il 99° ed il 100° posto.

Come consideriamo poi l'invadenza delle autorità di controllo (Guardia di Finanza) sulla verifica dei nostri conti correnti e relativi movimenti?
Una deriva o un atto dovuto?
Forse un atto dovuto, ma col livello di corruzione che c'è in giro, si fa presto ad andare alla deriva. Questo forse un po' mi preoccupa.
 

zanblue

Active member
Io ci vivo dentro al Grande Fratello, chi sa da dove scrivo capirà.

Un esempio? Volevo dare un like a Reid, per la citazione sul telefonino.
Mi é stato impedito.Ho reso l'idea ?
 

Reid

Member
La tecnologia forse lo permetterebbe anche.
Ma fino a che questo si traduce in un (pur) fastidioso spam o in una pubblicità google, si sopporta.

Lo spam è solo il prodotto di marketing del controlllo, al sistema importa l'1% dello spam, è solo un ulteriore uso di un sistema più ampio.

Credo però che il livello di consapevolezza generale, i movimenti di opinione, l'informazione "libera" su internet ecc... non permetterebbero mai una deriva del tipo di quella paventata. Mi sembrano quasi preoccupazioni ideologiche, più che pratiche.
Personalmente in una lista di 100 problemi dell'umanità, forse starebbe tra il 99° ed il 100° posto.

Vai a chiedere a Snowden se si tratta di ideologie...

Come consideriamo poi l'invadenza delle autorità di controllo (Guardia di Finanza) sulla verifica dei nostri conti correnti e relativi movimenti?
Una deriva o un atto dovuto?
Forse un atto dovuto, ma col livello di corruzione che c'è in giro, si fa presto ad andare alla deriva. Questo forse un po' mi preoccupa.

Quello del controllo dei movimenti finanziari NON è il risultato ma è solo un altro piccolo pezzo di un sistema più ampio.
 

Nerst

enjoy member
Che siamo controllati, questo è fuori discussione, ma personalmente la lettura di 1984 mi ha fatto capire un' altra cosa: è la società a dettare i canoni della vita di ognuno.

Essa ci dice come vivere, che piatto dobbiamo mangiare, di che colore dobbiamo comperare la macchina, come vestire....succedeva la stessa cosa al protagonista che doveva mangiare 20 grammi di cioccolata, perchè il grande fratello diceva che era giusto così , ma perchè?

Per quel che mi riguarda cerco di stare fuori da tutto ciò e mantenere la mia personalità, ma inevitabilmente mi scontro con la realtà ed allora mi ritrovo proprio come il protagonista del libro, con un grande disagio ed una gran voglia di evadere.
 

Adanos

New member
Ma x me non si deve aspettare il futuro per dirlo. Oggi giorno noi viviamo in grandissimo Grande Fratello. La tecnologia ha solo diffuso gli stumenti e accellerato il processo niente di più. Solo i social network sono la punta dell'iceberg. Io lo vedo appena torno a casa prendendo il treno. Fra tutti i giovani di età compresa tra i 14 fino a quelli della mia età stanno sempre incollati al cellulare oppure lo guardano cronicamente ogni 2-3 minuti. Tra mandare sms,sparlare di una novità su facebook o compagnia bella. Si è persa quella che io definisco un contatto con la realtà. Ad esempio io non ce riesco a passare tutto il tempo sul telefonino o su internet mentre torno a casa. Preferisco leggermi un libro o farmi una sana e onesta chiacchierata con gli amici o con i passeggeri occasionali ( e gli argomenti spaziano dalla politica all'attualità. )

Il vero Problema è che ormai stiamo cosi dentro il sistema che la maggioranza non gli importa più di tanto,tanto le loro vite so sempre le stesse o cambiano poco.
Internet è il Grande Fratello numero 1. Dalle infinite facce.
Ditemi un sito che tu appena lo apri non ti invasano di pubblicità,spam o compagnia bella. Youtube ad esempio che dopo un certo tempo ti si inchioda il video per mostrarti una pubblicità di una macchina e tu devi aspettare i 30 secondi della pubblicità prima di poter tornare a vedere il tuo video). :W
 

malafi

Well-known member
Ditemi un sito che tu appena lo apri non ti invasano di pubblicità,spam o compagnia bella. Youtube ad esempio che dopo un certo tempo ti si inchioda il video per mostrarti una pubblicità di una macchina e tu devi aspettare i 30 secondi della pubblicità prima di poter tornare a vedere il tuo video). :W

ma che c'entra questo, scusa?
non è che possono essere tutti benefattori e fare le cose gratis.

tu sei disposto a pagare 20 centesimi per vedere il video? e allora ti guarderai la pubblicità .....
Se di pubblicità è invasa la TV a pagamento (RAI e SKY), perchè non ci deve essere su internet?
 

Reid

Member
ma che c'entra questo, scusa?
non è che possono essere tutti benefattori e fare le cose gratis.

tu sei disposto a pagare 20 centesimi per vedere il video? e allora ti guarderai la pubblicità .....
Se di pubblicità è invasa la TV a pagamento (RAI e SKY), perchè non ci deve essere su internet?

Esatto, su questo sono d'accordo con Malafi.
I costi di gestione di un canale come youtube sono esorbitanti, se non ci fosse la pubblicità sarebbe divantato con gli anni, un servizio a pagamento.
Sono comunque dell'idea che la metodologia usata, inserendo la pubblicità pre video, è una modalità forzosa, però d'altro canto nessuno altrimenti la guarderebbe.
 

kati

New member
Spesso possiamo scegliere. Non sono su facebook,non ho uno smartphone (troppo invadente e strumentalizzante),internet e' relegato al pc di casa e mi sento libera di non essere raggiunta quando non voglio. Non mi illudo che la mia privacy non venga violata in altri modi,questo sicuro,pero' cerco di non farmi alienare. Smettiamola di fare i polli di allevamento per non sentirci esclusi,guardiamo le facce da zombie che si vedono in giro davanti a piccoli schermi e facciamo le nostre scelte di conseguenza.
 

Reid

Member
é qui che ci sbagliamo, la scelta è relativa.

Vi C/I un articolo davvero interessante...

Vi siete mai domandati qual è, in termini pubblicitari, il vostro valore come utenti di Internet? O, detto in altro modo, quanto fate guadagnare in un anno ai signori della pubblicità online? Stiamo parlando di tutte quelle aziende che analizzano meticolosamente il nostro comportamento online, quali siti abbiamo visitato, dopo quanto tempo ci siamo tornati, i banner sui quali abbiamo cliccato, i Like che abbiamo dato e molto altro ancora, e che grazie a tutte queste informazioni sono in grado di proporci il banner perfetto, quello sul quale non possiamo fare a meno di cliccare.
Spie allo scoperto
Ci stanno spiando? No anzi, i protagonisti di questo Grande Carosello non fanno assolutamente nulla per nascondersi, tanto che basta cliccare qui per avere l’elenco di chi vi sta osservando in questo preciso istante. Chi vi scrive è tenuto d’occhio da ben 83 diverse realtà.
Abbiamo svenduto i nostri dati
Ma chi sono? E cosa possono sapere di noi? Chi li ha autorizzati a entrare nella privacy del nostro computer e del nostro smartphone?
Benvenuti nel mondo della pubblicità comportamentale (o behavioural advertising), l’ultima frontiera della pubblicità online, un mondo nel quale la moneta ufficiale sono i nostri gusti, le nostre preferenze, il nostro stile di vita, ma anche il nostro stato di salute e i nomi dei nostri amici. Hanno violato la nostra privacy? No, l’abbiamo (s)venduta noi, in cambio di notizie, video, accesso ai social network, e-mail e app gratuite. Ma non ce ne eravamo accorti.
Spot su misura
Avete notato che dopo esservi interessati sulla Rete a qualche prodotto specifico, per esempio perché volete cambiare auto o acquistare un nuovo paio di scarpe, nei giorni successivi vedrete sul web quasi esclusivamente banner in tema con queste vostre esigenze? Evidentemente qualcuno sa a cosa siete interessati in quel momento ed è in grado di veicolare sul vostro computer una precisa réclame.

Il behavioural advertising è insomma una forma di pubblicità online che prevede l’erogazione di messaggi pubblicitari personalizzati sulle esigenze specifiche di chi è seduto davanti al monitor. I banner che vedete in questo momento su un certo sito potrebbero non essere gli stessi che vede il vostro vicino di casa sulla stessa pagina web.

Stiamo parlando di un business colossale, che secondo eMarketer nel 2014 potrebbe valere qualcosa come 10 miliardi di euro e che sta crescendo a tassi a tre cifre.
Ma come funziona questa forma di pubblicità apparentemente così invadente? E soprattutto, dobbiamo considerarci sotto controllo?
Privacy (quasi) in salvo
I dati raccolti dalle società di behavioural advertising sono trattati in modo aggregato, non sono cioè riconducibili a uno specifica persona (utente per queste aziende) ma solo a un profilo di consumo, per esempio “maschio italiano 40enne, appassionato di moto e sport” o “donna trentenne con figli piccoli”.

Questi profili vengono raccolti durante la navigazione degli utenti, registrando quali siti visitano, cosa comprano online, su quali banner cliccano, dove fanno check-in sui social network, chi sono i loro amici, ecc. Possono farlo? Sembra proprio di sì.
Dati sensibili o no?
«La navigazione non può essere considerata un dato sensibile», conferma l’avvocato Marco Tullio Giordano, esperto di diritto delle nuove tecnologie presso R&P Legal, «tuttavia determinate attività che svolgiamo in Rete e collegate al nostro profilo possono rivelare dati sensibili: per esempio un cookie che registri le nostre visite precedenti ad una discussione sul tumore al seno su un forum di salute, piuttosto che sul blog di una associazione politica o sindacale.
Ricordo però che per essere considerati sensibili, i dati devono essere anche personali, e quindi devono sempre essere accompagnati da informazioni identificative. Solitamente i cookie veicolano informazioni anonime e statistiche e non dati effettivamente identificativi. Un’eccezione è Facebook, perché siamo iscritti con i nostri dati anagrafici».
E secondo uno studio condotto all’Università di Princeton da Arvind Narayanan, la quantità di informazioni su di noi disponibile online sarebbe così vasta da rendere la privacy algoritmicamente impossibile da tutelare).

Per amore del risparmio
Queste informazioni, opportunamente rielaborate, vengono poi vendute alle aziende che fanno pubblicità online, in modo che i loro messaggi vadano a colpire solo le persone potenzialmente interessate, risparmiando così un sacco di soldi. Quanti? Tanti: secondo dati diffusi da Nielsen, società di rilevazione dati tra le più grandi al mondo, erogando casualmente la pubblicità su un network di siti web più del 40% dei messaggi va sprecato perché non interessante per chi lo visualizza.
L'albergo perfetto per le tue vacanze
Una compagnia aerea specializzata in voli verso il Sud America potrebbe quindi mostrare le sue offerte solo a utenti che negli ultimi 7 giorni hanno cercato informazioni su questa zona del mondo e che hanno visitato forum di viaggi, siti di hotel e informazioni turistiche, piuttosto che mostrarli a pioggia su tutti i i lettori di un grande quotidiano online. A voler vedere la questione da un punto di vista positivo, la pubblicità comportamentale potrebbe quindi avere il pregio di permettere agli utenti di fare affari o trovare prodotti che altrimenti rimarrebbero nascosti nel grande oceano di Internet.
Biscottini avvelenati
Il pedinamento virtuale, ma dagli effetti molto reali, viene effettuato inserendo nelle pagine web che visitiamo delle stringhe di codice (invisibili) che ci rendono riconoscibili nel passaggio tra una pagina e l’altra e tra un sito e l’altro: sono i cookie, piccoli marcatori software che si installano nel nostro browser quando visitiamo un sito web e che lo rendono identificabile.
Guardoni elettronici
Per farsi un’idea di quello che succede mentre navighiamo sulla Rete basta dare un occhiata ai grafici di Lightbeam, un plug-in per Firefox e Chrome (dove si chiama Collusion) che mostra in tempo reale tutti i server che vengono contattati ogni volta che visitiamo una pagina web. Lo schema che si vede nell’immagine qui a fianco (ingrandisci) mostra la “cronaca” di una mezzora di navigazione sul web. I circoli con l’alone intorno indicano i siti effettivamente visitati, gli altri sono invece i server che sono stati contattati, senza che ce ne rendessimo conto, dal nostro browser e che hanno registrato il nostro passaggio.
Pedinatori elettronici
Sono di proprietà di Acxiom, Case Breakers, Exact Data ConsumerBase, CrimCheck.com, PeopleSearchNow.com e molte altre aziende che collezionano dati da rivendere. Come si vede dallo schema, queste aziende collegano diversi siti: ciò che significa che il loro server ci ha “seguito” nella nostra passeggiata sul web.

Queste società hanno accordi commerciali con siti editoriali, di shopping e di ogni altro tipo, grazie ai quali sono in grado di seguire l’utente durante le sue passeggiate su Internet e di desumerne, grazie ad algoritmi analitici particolarmente evoluti, il profilo sociodemografico.
Verso la psicopubblicità
Queste aziende sono insomma in grado di scoprire cosa facciamo nel tempo libero, dove andiamo in vacanza, se abbiamo bambini e di che età, che auto guidiamo, dove abitiamo e molto altro ancora. Si tratta dello stesso tipo di analisi che viene effettuata ormai da anni dalle grandi catene di supermercati con le tessere fedeltà: in cambio di sconti e promozioni raccolgono i dati sulla nostra spesa e ci propongono offerte “irrinunciabili”.

«I consumatori postano sulla Rete una grande quantità di informazioni su loro stessi, sulle loro attività e sul loro umore. Noi possiamo calibrare le nostre offerte in base al loro stile di vita e alla loro psicologia» ha spiegato a Forbes Shigeru Kakimaru, Marketing Manager di Nissen, azienda giapponese che vende online centinaia di migliaia di prodotti diversi. «E in un futuro molto vicino i sensori degli smartphone ci permetteranno di seguire l’utente anche nel mondo reale, fuori da Internet». Potranno per esempio accorgersi dalle nostre foto o dai commenti dei nostri amici su Facebook che abbiamo i capelli troppo lunghi, e quando passiamo vicino ad un parrucchiere farci arrivare sullo schermo il buono sconto per un taglio e uno shampoo.

Ma non è tutto.
Do you Like Facebook?
Queste tipo tecnologie sono in grado di entrare, spesso senza che noi ce ne rendiamo conto, nei nostri profili Facebook o Linkendin e raccogliere dati ancora più appetitosi, come il nostro indirizzo email, l’elenco dei nostri amici, i post che abbiamo pubblicato. Dati obiettivamente molto personali e collegabili - direttamente - alla nostra persona.

Come? Per esempio quando ci registriamo a un sito web utilizzando, per praticità o per pigrizia, uno dei nostri account social e autorizziamo il sito in questione a leggere e registrare tutta una serie di informazioni su di noi contenute nel nostro profilo.

Like a virgin
Un esempio? Quando utilizziamo Facebook per registrarci a una delle tante applicazioni per il fitness, autorizziamo chi la pubblica ad accedere al nostro nome, sesso, età, data di nascita, indirizzo email, lista di amici, status coniugale così come sono contenute nel nostro profilo e in base ai livelli di privacy che abbiamo impostato. Il tutto mixato con l’accesso alle nostre prestazioni sportive e quindi, anche se indirettamente, alla nostra condizione fisica a e dati come peso, altezza, ecc. Tutte informazioni che per un’azienda di integratori alimentari o prodotti dietetici potrebbero valere oro.
Siamo diventati senza segreti
Per incasellarci in un profilo di consumo potrebbe comunque essere sufficiente la sola analisi dei Like che abbiamo lasciato in giro per il Web: lo ha dimostrato un team di ricercatori dell’Università di Cambridge che all’inizio del 2013 ha realizzato un algoritmo sociodemografico in grado di profilare gli utenti di Facebook in base alla sola analisi dei loro like (ne avevamo parlato qui). Il software si è dimostrato così potente e preciso da essere addirittura riuscito a prevedere alcune scelte effettuate dai consumatori.

Calcola il tuo valore online
Il valore di queste informazioni su di noi dipende da quanto sono specifiche: da pochi centesimi di euro per un profilo generico di navigatore web, a diverse decine di dollari per gruppi con interessi e preferenze di consumo molto ben definite, come possono essere per esempio quelli degli utenti che si collegano frequentemente a siti di auto, che utilizzano app a tema “motori” e che, dalle informazioni disponibili, sono in procinto di cambiare vettura.

Per avere un‘idea, anche se approssimativa, di qual è il vostro valore sul mercato della pubblicità comportamentale potete scaricare AVG Privacy Fix, un plug-in per FireFox che ha il pregio di evidenziare in un’unica pagina tutte le impostazioni di riservatezza dei vostri account e, in base a queste, di dare un valore in dollari al vostro profilo.
Controllare? Sì, grazie
Anche se la pubblicità comportamentale sembra estremamente invasiva, nella quasi totalità dei casi siamo stati noi ad autorizzare le aziende del web a seguirci sulla Rete: lo facciamo ogni volta che ci registriamo a un social network o a un servizio online, o semplicemente vi accediamo, e accettiamo, spesso senza leggerle, le condizioni contrattuali.

«A parte qualche sito pirata, come quelli pornografici o per lo scambio illegale di file, i grandi player del mercato della pubblicità online forniscono tutti, all'atto della registrazione o in occasione della prima visita, la possibilità di esprimere il proprio consenso, che quindi si chiama preventivo ed informato, al trattamento dei dati personali e all'utilizzo dei cookie» ci spiega Giordano. «Avete notato che dallo scorso settembre tutti i grandi portali presentano un pop up sul quale siamo invitati a cliccare per sapere come veniamo profilati tramite i cookie e per autorizzarne esplicitamente l’installazione sul nostro browser?»

Gli strumenti per sapere chi ci controlla
La buona notizia è che i social network, Google e gli altri grandi nomi della Rete hanno politiche e sistemi che permettono all’utente il pieno controllo delle informazioni che li riguardano. Certo, non è sempre facile avere sempre tutto sott'occhio, e strumenti come Privacy Fix possono aiutare.

«La legge consente agli utenti di revocare in ogni momento il consenso al trattamento dei propri dati personali. Ma attenzione, gran parte dei servizi online, senza i cookie non può funzionare, quindi la revoca del nostro consenso avrebbe come conseguenza la cancellazione del servizio e l’impossibilità di accedere nuovamente ai servizi offerti» rammenta Giordano.
Basta mi cancello
Chi comunque decidesse di non volerne sapere più di cookie, profilazioni e pubblicità può sempre ricorrere alle soluzioni estreme: dalla web 2.0 suicide machine che in soli 52 minuti promette di cancellare ogni traccia di noi dai social network, a Google Takeout, che in pochi click ci cancella da tutti i servizi di Big G. Prima di usarla leggete però con attenzione le avvertenze: il rischio è quello di perdere, tutte le informazioni, anche quelle utili, affidate nel corso degli anni alla Rete.

Come tutelarsi
Ci sono poi alcuni accorgimenti che possono aiutare a ridurre sensibilmente la quantità di informazioni diffuse online.

1. Disabilitare la registrazione della cronologia web di Google: in questo modo Big G non memorizzerà le nostre ricerche sul suo motore;

2. Limitare il più possibile la diffusione delle informazioni, dei post, delle fotografie affidate a Facebook;

3. Se si vuole utilizzare una funzione di social login, loggarsi con Twitter, sul cui profilo ci sono meno dati.

Oppure potete provare a mettervi in proprio, come ha fatto Federico Zannier, giovane ingegnere italiano che con il suo esperimento “a bite of me” ha messo in vendita tutte le informazioni relative alle proprie attività online: dagli screenshot dei siti visitati alle coordinate GPS dei luoghi dove è stato.
E su Kickstarter ha già superato i 2700 dollari di finanziamento.


Pubblicità comportamentale: che cos'è, come funziona
 

kati

New member
Ottima analisi,grazie di averla postata visto che e' importante essere informati almeno...in effetti,come avevo accennato,non ci si puo'illudere di non essere spiati ma la scelta consiste nel limitare i danni. Purtoppo la magica parolina che alimenta tutto cio' e' questa :GRATIS
Vogliono alienarci e a noi va bene. Personalmente,non dovendo usare pc e telefono per lavoro,mi concedo il lusso di sparire dal web e di non farmi trovare spesso e volentieri,mi sento libera e moooolto meno influenzabile nelle scelte.
Non dimentichiamoci che sta (finalmente)esplodendo in tutta la sua drammaticita'quella che secondo gli esperti rientra a pieno titolo nelle patologie PSICHICHE;la dipendenza da Internet e relativa OVERDOSE DIGITALE...quanto e'influenzabile un soggetto in questo stato e quanto uno che usa web e media lo sretto necessario e non paga con la carta di credito?
 
Alto